Cannabis e letteratura: un viaggio tra storia, temi e impatto culturale

Maria Novella De Luca
18 Mar 2025

La cannabis, che da sempre è avvolta in un alone di mistero e controversia, ha intessuto un dialogo silenzioso ma potente con la letteratura, lasciando un'impronta che risuona attraverso i secoli


È stata utilizzata per migliaia di anni come fonte di ispirazione, oltre che per uso medico e ricreativo. Sembra che già gli egiziani, i greci e i romani la conoscessero grazie ad antichi scritti e manufatti. È allo storico greco Erodoto, infatti, che viene attribuito il merito di aver descritto l'uso della cannabis nei riti sciti, facendo dei suoi scritti uno dei primi resoconti della droga in letteratura.

Era elencata come pianta medicinale in diverse farmacopee ed erboristeria durante il Medioevo. Tuttavia, durante l'era romantica, quando autori e pittori iniziarono a studiare gli stati alterati di coscienza come un modo per aumentare la creatività, la sua influenza sulla creazione letteraria e creativa divenne più evidente.

Dalle opere classiche a quelle contemporanee, molti autori hanno descritto l'uso della cannabis in vari modi, riflettendo atteggiamenti sociali, esperienze personali e cambiamenti culturali.

L' interesse per la natura, l'emozione e il sublime caratterizzarono il periodo romantico di fine XVIII e inizio XIX secolo. Fu durante questo periodo, infatti, che la cannabis iniziò a ottenere riconoscimenti, sia per le sue qualità terapeutiche che inebrianti. Era uno dei farmaci che scrittori come Thomas De Quincey e Samuel Taylor Coleridge provarono per sfuggire alla vita di tutti i giorni e raggiungere uno stato di ispirazione più profondo.

Il Kubla Khan di Coleridge è talvolta usato come illustrazione della letteratura ispirata alla droga, ma non è ancora chiaro quanto la cannabis abbia effettivamente influenzato questa poesia. Tuttavia, successive indagini creative sulla cannabis sono state rese possibili dall'interesse romantico per gli stati alterati di coscienza.

La cannabis tornò ad essere popolare a metà del XX secolo come catalizzatore creativo e letterario, soprattutto tra la Beat Generation. Fu sostenuta da autori come Allen Ginsberg, Jack Kerouac e William S. Burroughs come un modo per mettere in discussione le convenzioni sociali e sperimentare nuove forme di espressione. I loro scritti, che si distinguevano per il rifiuto delle forme letterarie tradizionali e un esame aperto della condizione umana, dimostrarono il potere della cannabis di promuovere la creatività.

"On the road" di kerouac o l"Urlo" di Ginsberg divennero manifesti di una generazione che cercava l'estasi e la verità oltre i confini del convenzionale.

Durante il movimento della controcultura degli anni '60 e '70, ci fu un notevole aumento nella rappresentazione della cannabis e delle sue conseguenze nelle opere artistiche. Furono anni quelli, in cui la cannabis diventò una vera e propria icona della controcultura, un vessillo di pace e amore, ma anche di lotta contro l'oppressione.

Colori vivaci, motivi complessi e immagini fantastiche sono i tratti distintivi dell'arte psichedelica, che spesso raffigura gli stati alterati di coscienza connessi all'uso di cannabis. Ad esempio, le opere di artisti come Peter Max e Victor Moscoso miravano a imitare o trasmettere l'esperienza sensoriale di essere sballati da cannabis e altri psichedelici.

Ma la cannabis non è solo ribellione. È anche introspezione, un viaggio interiore verso le profondità dell'anima come dimostrano molti scrittori che l'hanno utilizzata come lente per esplorare la spiritualità, per cercare risposte nei meandri della coscienza. E poi c'è la critica sociale, l'uso della cannabis come arma contro l'ipocrisia e l'ingiustizia, un modo per denunciare le contraddizioni di una società che criminalizza ciò che non comprende.

Oggi, la cannabis continua a ispirare, a provocare, a sfidare.

Nella letteratura contemporanea, assume un ruolo poliedrico, riflettendo atteggiamenti e percezioni mutevoli nei confronti della pianta. La troviamo come un personaggio sfaccettato, capace di incarnare speranze e paure, di riflettere le contraddizioni del nostro tempo. Mentre il dibattito sulla sua legalizzazione infuria, la sua presenza nella letteratura ci ricorda che la cannabis è molto più di una pianta: è un simbolo, un'idea, un viaggio senza fine attraverso le lande dell'immaginario umano.

Autori come Michael Pollan e Cheryl Strayed esplorano le complessità dell'uso della cannabis nella società moderna, toccando questioni di legalizzazione, benefici medicinali e potenziamento personale. "The Botany of Desire" di Pollan approfondisce la storia culturale della cannabis, evidenziandone il ruolo nel plasmare i desideri e le aspirazioni umane.

Dalle fumerie d'oppio della letteratura del XIX secolo ai dispensari dell'era moderna, la cannabis continua ad affascinare l'immaginario letterario e si sta evolvendo man mano che gli atteggiamenti nei suoi confronti cambiano. La legalizzazione, infatti, ha permesso una discussione più aperta e meno stigmatizzata, facilitando una rappresentazione più variegata e complessa nei testi letterari. Questo cambio di percezione legale ha anche modificato l’immagine della cannabis, da simbolo di controcultura a elemento di mainstream culturale e commerciale. 

Sicuramente continuerà a fungere da lente attraverso cui gli autori continueranno a esplorare temi di identità, società e condizione umana. 

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Maria Novella De Luca