Cannabis terapeutica: si può coltivare in casa?

Maria Novella De Luca
28 Jan 2023

L'Italia ha uno dei più antichi sistemi di cannabis terapeutica in Europa, dopo la legalizzazione a fini terapeutici nel 2007.


Da quell’anno, infatti, è possibile importare Bedrocan, Bediol, Bedrobinol, Bedrolite, Bedica e Sativex mentre, in virtù di un accordo firmato tra i Ministeri di Salute e Difesa del settembre 2014, le infiorescenze per le preparazioni galeniche possono essere prodotte anche dallo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze. La produzione è stata avviata nel 2016. Si tratta del prodotto Cannabis FM-2 (contenente THC 5% – 8% e CBD 7,5% – 12%).

Nel 2017 è stato approvato un emendamento alla legge che consente di prescrivere la cannabis terapeutica al servizio sanitario nazionale, rendendo l'accesso, teoricamente, relativamente semplice per i pazienti.

Tuttavia, la cannabis terapeutica è regolamentata a livello regionale, portando a enormi discrepanze nell'accesso e spesso enormi difficoltà di reperimento per i pazienti.

Ogni regione ha le sue leggi e quindi l'accesso è diverso per ogni paziente.

La cannabis terapeutica può essere prescritta, infatti, con i costi di approvvigionamento a carico del paziente, da un qualsiasi medico per qualsiasi patologia per la quale esista letteratura scientifica accreditata. Il prezzo dipende dal tipo di farmaco o di preparato prescritto.

Per quanto riguarda la rimborsabilità dei farmaci a base di cannabinoidi, invece, la prescrizione di cannabis (DM 9/11/2015) è limitata al suo impegno nel «dolore cronico e quello associato a sclerosi multipla oltre che a lesioni del midollo spinale; alla nausea e vomito causati da chemioterapia, radioterapia, terapie per HIV; come stimolante dell’appetito nella cachessia, anoressia, perdita dell’appetito in pazienti oncologici o affetti da AIDS e nell’anoressia nervosa; l’effetto ipotensivo nel glaucoma; la riduzione dei movimenti involontari del corpo e facciali nella sindrome di Gilles de la Tourette».

La previsione della rimborsabilità dei farmaci a base di cannabis, è competenza dei singoli Sistemi Sanitari Regionali per questo si assiste a grandi disparità di accesso ai cannabinoidi medici tra pazienti di Regioni diverse.

Quindi, oltre alle complessità normative per i pazienti, anche l'offerta è un problema importante in Italia, che rappresenta un ostacolo alla crescente richiesta e alla crescita del mercato.

Di fronte alla mancanza, spesso del farmaco, al ritardo con cui arriva, alla conseguente interruzione del piano terapeutico e alla scelta di rivolgersi al mercato nero, il paziente non può però decidere di provvedere da solo, nel senso che non può far crescere una pianta di cannabis in casa, solo per il suo fabbisogno personale.

Coltivare piante di cannabis con THC superiore allo 0,6% è, infatti, un reato, anche se in presenza di prescrizione medica. È tuttavia possibile che tale condotta non assuma rilevanza penale, purché segua alcuni criteri definiti dalla sentenza delle Sezioni Unite penali della Cassazione n. 12348/20. La coltivazione domestica svolta in maniera rudimentale (cioè senza l'utilizzo di mezzi e strutture sofisticate), con un limitato numero di piante e finalizzata al solo consumo personale è ritenuta ammissibile dal punto di vista penale ma sanzionabile dal punto di vista amministrativo.
È bene sottolineare che, trattandosi di parametri fissati per via giurisprudenziale e non normativa, non si può escludere il rischio di un’indagine penale, una perquisizione con conseguente sequestro delle piante, o anche un vero e proprio processo. E va ricordato che anche la detenzione di cannabis, anche se deriva da un’attività di autocoltivazione, è considerata illecito amministrativo e risulta pertanto sanzionata dall’art. 75 d.P.R. 309/90. Si tratta della sospensione dei documenti per la guida, dei documenti per l’espatrio (carta di identità e passaporto) e dei documenti per il porto d’armi. Per chi non possiede questi documenti (ad esempio i minorenni), viene stabilito il divieto di conseguirli. La violazione dell’articolo 75 può essere contestata anche ai pazienti che, magari fuori di casa, non hanno con sé la prescrizione medica in caso di controllo. Le sanzioni hanno una durata limitata, che va da un minimo di un mese a un massimo di un anno (tre anni per la patente di guida). Per i cittadini extracomunitari, le sanzioni hanno anche conseguenze negative per il rinnovo dei documenti per il soggiorno.

Il 29 giugno 2022 un disegno di legge sulla depenalizzazione della cannabis, che era in un limbo legislativo con la Commissione Giustizia dal 2019, è finalmente arrivato alla Camera dei Deputati. Il disegno di legge, approvato dalla commissione nel settembre dello scorso anno, cercava essenzialmente di modificare il 'Testo Unico' sulle droghe, che ha ormai 30 anni. Se fosse stata approvata, la modifica legislativa avrebbe consentito a qualsiasi persona adulta di coltivare fino a quattro piante di cannabis per 'uso personale', inteso come la coltivazione di un piccolo numero di piante con strumenti e tecniche 'rudimentali'. 

Accanto all'auto-coltivazione, il disegno di legge proponeva di ridurre le pene detentive per la distribuzione di piccole quantità di cannabis e anche di richiedere sanzioni da decidere caso per caso. Ma poi il governo di allora è caduto e ora tutto è fermo, a data da destinarsi, la situazione dei malati non è cambiata e il silenzio sull'argomento è assordante. 

Curarsi con la cannabis è un diritto che purtroppo non viene rispettato a causa di norme e cavilli burocratici che non semplificano l'accesso alle terapie. Questo spesso pone il malato nella condizione di autoprodurre la propria medicina costringendolo a disobbedire e ad affrontare perquisizioni, sequestri, a volte lunghi processi che non dovrebbe subire. Il diritto del paziente ad un aiuto concreto dovrebbe essere la priorità della politica e della giurisprudenza, per alleviare il dolore e le sofferenze di chi soffre senza dover cercare soluzioni alternative e avere problemi con la legge. Conosciamo tanti casi di pazienti che hanno dovuto affrontare l'accanimento della giustizia, indagati pur avendo prescrizione medica, costretti a difendersi per la loro sofferenza. Tanti casi che dopo un lungo calvario si sono risolti con assoluzioni, certo, ma è giusto che un malato si trovi ad affrontare tutto questo?

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Maria Novella De Luca