Cannabis indoor e bollette: come risparmiare energia
Il consumo di elettricità è sempre stato uno dei primi fattori presi in considerazione dai coltivatori indoor. Ora che i prezzi dell’energia stanno salendo alle stelle, stanno tutti letteralmente cercando un modo per ridurre la spesa per l’energia. In questo articolo vi darò alcuni consigli utili su come agire in questo senso mantenendo elevati gli standard qualitativi della vostra produzione. Creare e mantenere condizioni climatiche adeguate è estremamente energivoro, ma la qualità e la quantità del raccolto dipendono proprio da questo. L’illuminazione e i sistemi necessari per mantenere la temperatura e l’umidità a un livello ottimale costituiscono la fetta più consistente delle bollette elettriche. Diamo quindi un’occhiata a questi due aspetti, perché sono proprio quelli che offrono il maggior margine di risparmio potenziale
ILLUMINAZIONE
A prescindere che si coltivi in camera da letto o che si gestisca una grande impresa commerciale, in entrambi i casi è necessario utilizzare l’illuminazione artificiale, sempre che si voglia coltivare indoor. Ovviamente si può subito dire che più luce c’è, migliore sarà il raccolto. Tuttavia, questo è vero in condizioni di coltivazione ottimali.
Affinché le piante possano sfruttare l’elevata intensità luminosa, è necessario che ricevano anche sostanze nutritive sufficienti, oltre a CO2. Inoltre, l’intero ambiente deve avere una temperatura e un’umidità ottimali. Anche se tutte queste condizioni vengono soddisfatte, non conviene esagerare con l’intensità luminosa. Ho detto che più luce c’è, migliore sarà il raccolto, ma questo vale solo fino a un certo punto. Per essere più precisi, vale la pena parlare in termini di unità PPFD, vale a dire la densità di flusso dei fotoni fotosintetici che raggiunge una determinata area, come molti lettori di Soft Secrets già sapranno. Viene espressa in μmol/m2s e il valore consigliato per la coltivazione indoor è compreso fra le 250 e le 1.500 μmol/ m2s, a seconda della fase del ciclo di vita delle piante.
A titolo di esempio vi riporto questa indicazione: in una limpida giornata estiva tale valore è di circa 2.000 μmol/m2s. Molti esperimenti hanno dimostrato che maggiore è la PPFD, maggiore sarà la resa assoluta per area di coltivazione. Tuttavia, stiamo parlando di efficienza, a cui si arriva se si calcola la quantità di energia necessaria per far crescere un grammo di materia vegetale essiccata. In questo caso, la curva raggiunge un picco tra le 700 e le 1.000 μmol/m2s, dopodiché l’efficienza comincia a diminuire. In altre parole, aumentando l’intensità dell’illuminazione si può ottenere una resa maggiore per area di coltivazione, ma solo fino a un certo punto. A un determinato livello smette infatti di dare i suoi frutti in termini di uso efficiente dell’elettricità consumata.
Vi faccio un esempio pratico: quando abbiamo testato una nuova fonte illuminante a LED, l’intensità PPFD di cui disponevamo era di 900 μmol/m2s e la potenza installata era 490W per m2. La resa è stata di 850 g/m2, ossia 1,73 g/W. In totale, la luce è rimasta accesa 1.158 ore e abbiamo speso 113,48 euro per l’energia necessaria per l’illuminazione, vale a dire 0,141 euro/g. Il secondo gruppo di piante ha ricevuto una PPFD di soli 750 μmol/m2s con una potenza d’illuminazione di 420W per m2. La resa è stata di 780 grammi, vale a dire 70 grammi in meno rispetto al primo gruppo, ma l’efficienza è stata maggiore, perché abbiamo ottenuto 1,85 g/W e il costo dell’elettricità utilizzata per l’illuminazione è sceso a 97,27 euro, vale a dire 0,124 €/g. La differenza di costo ha rasentato il 14%, il che non è affatto trascurabile. Un ciclo di coltivazione per metro quadrato costava 16,24 euro in meno, e questo quando un kWh costava 0,25 euro; oggi il risparmio assoluto è ovviamente molto più elevato. Ciò significa che se si vuole incrementare l’efficienza e ridurre i costi e si è disposti ad accettare una minore resa in materia essiccata dell’area di coltivazione, è opportuno ridurre l’intensità luminosa a circa 750 μmol/m2s. Questo sembra essere il rapporto costo/resa più favorevole.
Il requisito fondamentale di una coltivazione efficiente è ovviamente l’utilizzo di fonti luminose di alta qualità, siano esse a LED o a scarica ad alta intensità (sodio o alogenuri metallici). Se non sapete come utilizzare il calore emesso dalla vostra fonte luminosa, optate per i LED. Se coltivate per esempio in una piccola stanza di coltivazione con una superficie di 1 m2, otterrete chiaramente un risultato migliore se usate un’illuminazione a LED di circa 400W rispetto a una lampada al sodio della stessa potenza.
VENTILAZIONE, RISCALDAMENTO E RAFFRESCAMENTO DELL’ARIA
Mantenere la temperatura e l’umidità relativa a un livello ottimale è un altro compito che richiede un grosso investimento a causa del consumo di elettricità. Diversi coltivatori indoor riscontrano problemi legati alla forte escursione termica fra le temperature diurne e notturne. Logicamente, se si vuole risparmiare sull’energia, si dovrebbe prevedere un sistema di stoccaggio per il calore che va eliminato durante il giorno e, idealmente, utilizzarlo per riscaldare la stanza di coltivazione durante la notte. Esistono soluzioni diverse per raggiungere questo obiettivo, ma in genere vale la pena utilizzarle nelle imprese commerciali più grandi. Grazie ai distributori di sistemi HVAC professionali, queste soluzioni sono estremamente comuni.
Ma come ridurre i costi per la climatizzazione nelle piccole colture domestiche? La soluzione più semplice è quella di utilizzare il calore della stanza di coltivazione per riscaldare parti della casa o dell’appartamento. Suppongo che la maggior parte dei coltivatori lasci semplicemente uscire l’aria calda dalla propria stanza di coltivazione. Utilizzarla per riscaldare la propria abitazione non comporta ovviamente un risparmio diretto, ma può far risparmiare parte della bolletta per il riscaldamento domestico. Questo vale ovviamente solo per i mesi invernali. Esiste comunque un modo efficace e relativamente semplice per eliminare i costi di raffrescamento o di riscaldamento di una stanza di coltivazione, soprattutto quando si coltiva in casa: cercare di utilizzare aria più fresca proveniente dall’esterno. Le stanze di coltivazione a circuito chiuso presentano determinati vantaggi, ma comportano costi di gestione più elevati.
Bisogna integrare un maggior quantitativo di CO2 e utilizzare molta energia per il raffrescamento. In gran parte dell’Europa fa abbastanza freddo durante la maggior parte dell’anno, il che consente di raffrescare comodamente una stanza di coltivazione usando l’aria esterna. Non dimenticate di filtrare l’aria in ingresso per evitare di ricevere visite indesiderate sotto forma di parassiti nella vostra stanza di coltivazione. Nelle zone in cui le temperature diurne sono più elevate, tenere le luci accese durante la notte, quando fa più freddo, potrebbe essere una valida opzione. Tuttavia, se vivete in una località dove fa molto caldo, si presume che ci sia anche molto sole. Se così fosse, la soluzione ideale è quella d’installare un impianto fotovoltaico. Tale impianto consente di raffrescare tranquillamente e di utilizzare le luci a costo zero anche nelle calde giornate di sole. Avere la propria fonte di energia costituisce naturalmente un vantaggio enorme, a prescindere che si abbia una coltivazione domestica o commerciale. Si tratta solo di calcolare quanto tempo ci vorrà per rientrare dall’investimento. Tuttavia, per le attività commerciali, riuscire a coprire almeno una parte dei consumi utilizzando la propria energia è e sarà necessario. L’autosufficienza energetica è l’unico modo per affrontare l’impatto dei fattori esterni sul costo della produzione.
COLTIVARE VARIETÀ AUTOFIORENTI
Le varietà autofiorenti offrono anche la possibilità di risparmiare energia elettrica per l’illuminazione. Sì, a prima vista può sembrare che le autofiorenti richiedano più luce, e quindi più elettricità, ma la verità è che non hanno bisogno di una fonte luminosa così potente rispetto alle classiche varietà a fotoperiodo. Questo rende anche più facile mantenere la temperatura desiderata nella stanza di coltivazione. Il fattore fondamentale è la quantità totale di fotoni fotosinteticamente attivi che raggiungono le piante. Tale fattore viene chiamato DLI (Integrale di luce giornaliero). Per la cannabis, il DLI ottimale è compreso più o meno fra 30 e 45. Una fonte di luce più forte può fornire il DLI necessario alle piante in meno tempo, mentre una fonte più debole ne richiede un po’ di più. E poiché in genere, per le autofiorenti (o per chiamarle in modo più preciso, varietà a fotoperiodo neutro), si consiglia di somministrare fra le 18 e le 20 ore di luce al giorno durante l’intero ciclo di crescita, si disporrà anche di più tempo per raggiungere il DLI necessario e non servirà dunque una fonte di luce così forte. Ciò significa che quando si coltivano varietà autofiorenti si possono ridurre i costi dell’elettricità per l’illuminazione e l’aria condizionata. Devo comunque aggiungere che anche in questo caso occorre scendere a una sorta di compromesso. Bisogna essere il più efficienti possibile e ridurre le spese per la produzione. Se si somministra alle varietà autofiorenti più luce, e quindi un DLI più elevato, la resa assoluta per una determinata area di coltivazione sarà maggiore, ma lo sarà anche il costo della produzione per grammo, come ho già detto.
Le varietà autofiorenti non sono adatte a scopi commerciali, quindi questo mio ultimo consiglio è rivolto principalmente ai coltivatori domestici. Che siate piccoli o grandi coltivatori, vi auguro di riuscire nelle vostre avventure di coltivazione, soprattutto in tempi così difficili.
Questo articolo è tratto dal numero 6/2022 della Rivista cartacea Soft Secrets.
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