Il destino della legalizzazione italiana, lo sguardo sul futuro dell'associazione Luca Coscioni

Marco Ribechi
24 Jul 2021

Politici, coltivatori, avvocati ed esperti si confrontano per capire il futuro della legalizzazione in Italia. Quello che si chiede, a gran voce, è che il Parlamento crei gli strumenti per mettere ordine nel sistema italiano e per andare incontro alla necessità di chiuderla definitivamente con la proibizione di una pianta che persino l’OMS ha eliminato dal pannello delle sostanze pericolose


E’ stato un dibattito pieno di spunti interessanti quello lanciato dall’associazione Luca Coscioni e promosso sotto forma di webinair. Il tema caldo, all’alba della proposta di legge presentata da Mario Perantoni in Parlamento, è proprio quello di cercare di capire se il nuovo approccio possa essere risolutivo nel panorama di incertezze che riguardano i consumatori italiani di Cannabis. Sia terapeutica che ricreativa. 

In estrema sintesi, come spiegato più volte da Riccardo Magi (Radicali/ +Europa) si tratta di un  testo di compromesso che, seppur incompleto, costituisce un ottimo punto di partenza da integrare con emendamenti per avviare un reale dibattito sulla legalizzazione. Ma incompleto sotto quali punti di vista?

In primis appare contraddittorio l’aumento delle pene per i casi di cessione di una sostanza che si sta cercando di depenalizzare. Come hanno mostrato Sabrina Molinaro (Ricercatrice Cnr-Ifc) e Maria Pia Scarciglia (Avvocato, delegata Antigone politiche sulle droghe e Presidente Antigone Puglia) sono ancora troppi i segnalati alle forze dell’ordine e le persone arrestate a causa del possesso di Cannabis. Ciò sta ad indicare che le galere sono piene soprattutto di consumatori che non costituiscono assolutamente l’ultimo tassello della criminalità. “Siamo favorevolissimi alla depenalizzazione della coltivazione - spiega Scarciglia - siamo però contrari all’innalzamento delle pene, anche perché, in questo momento in Italia, sono già previste sanzioni molto severe che non serve inasprire”. 

Anche secondo Francesco Scopelliti, coltivatore del settore, depenalizzare la pianta è un ottimo inizio ma poi sarà necessario legiferare anche sul possesso e sullo scambio di sostanza. 

La contraddizione, che potrà (si spera) essere superata in fase emendativa, deriva dal fatto che, ad inizio legislatura, era la Lega a tenere le redini del dibattito, auspicando per un aumento delle pene. “Abbiamo fatto una gran fatica ad arrivare a questo punto soprattutto per l’ostruzionismo incontrato - spiega Eugenio Saitta M5S - per questo dobbiamo chiedere scusa al paese per il basso livello di dibattito all’interno delle istituzioni”.

“La coltivazione domestica non è solo un punto simbolico - aggiunge Magi - è un passo logico e politico che potrà avere ampie conseguenze. Se infatti si permette la coltivazione della pianta in seguito si dovranno creare nuovi interrogativi sul possesso e la cessione”. 

Punti di luce e alcune ombre insomma per quella che in ogni caso potrebbe essere una svolta molto importante nella Penisola. Infatti, si spera a settembre, si potrebbe già chiudere la fase in Commissione. 

(A questo link si può recuperare l’intera registrazione).

 

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Marco Ribechi