Cannabis in Parlamento rinviata: vince l'ostruzionismo (VIDEO)
L'uomo del monte ha detto no e il Parlamento decide di rinviare alla settimana prossima il disegno di legge sulla depenalizzazione della Cannabis. Dibattito fortemente politicizzato e anacronistico con all'opposizione le solite motivazioni vecchie di 40 anni. C'è anche chi dice che "una pianta geneticamente modificata vale sessanta piante normali e resta anche più piccola"
Questione Cannabis in Parlamento, tutto rinviato di una settimana ma il timore è che si traduca in un nulla di fatto. La tanto attesa giornata del 30 giugno per la depenalizzazione dei reati legati alla cannabis si è conclusa con l'ennesimo buco nell'acqua. I partiti di destra, in particolare Lega e Fratelli d'Italia, hanno praticato ancora una volta il loro sistematico ostruzionismo (che riguarda anche lo Ius Scholae, ovvero il diritto alla cittadinanza per i ragazzi che frequentano le scuole in Italia) applicando la vecchia retorica che contrappone la solita battaglia tra poveri. Secondo l'opposizione la discussione su cittadinanza e depenalizzazione è fuori luogo in un momento in cui il paese sta soffrendo una crisi idrica ed economica. Matteo Salvini ha dichiarato: «Bloccare il Parlamento per votare queste cose è contro gli interessi del Paese, perché legalizzare le droghe sarebbe una follia che non riduce la criminalità».
La proposta sulla cannabis, differente dalla legalizzazione delle droghe tanto sbandierata da chi vuole buttare fumo negli occhi ai cittadini, interviene invece con una serie di modifiche al Testo unico sugli stupefacenti e prevede la legalizzazione della coltivazione e detenzione, da parte di maggiorenni e per uso personale, di massimo quattro piante femmine di cannabis. Oltre il limite di quattro l'utilizzo potrà essere considerato personale e sanzionato sul solo piano amministrativo quando la coltivazione domestica di cannabis ha queste caratteristiche: minima dimensione, rudimentalità delle tecniche utilizzate, scarso numero di piante anche se superiore a 4, assenza di indici di inserimento nel mercato degli stupefacenti.
Se da un lato si è cercato di spiegare le motivazioni che vanno nella direzione di una depenalizzazione e di una libera autoproduzione dall'altro lato si è risposto con le solite argomentazioni superate da decenni come l'induzione ad usare sostanze più pesanti, la pericolosità sociale di un provvedimento del genere e il rischio per le nuove generazioni.
Riportiamo alcuni stralci della discussione in Parlamento.
«Legalizzare la Cannabis significherebbe dare un colpo serrato alle mafie - dice Michele Sodano Deputato Gruppo Misto - avere un gettito importante di nuovo fisco, di lavoro. Tante persone che potrebbero lavorare la terra e significherebbe anche svuotare le carceri dei reati minori».
«Ci sono migliaia di italiani che stanno aspettando una risposta - spiega Riccardo Magi, gruppo Misto - il rischio è che dopo questa discussione questo provvedimento sparisca dall'agenda e dal calendario dei lavori parlamentari. Questo rischio dobbiamo sventarlo, tutte le forze riformatrici e progressiste devono assumersi la responsabilità di portare questa discussione fino in fondo, fino al voto perché lo dobbiamo alla cittadinanza, alla democrazia e anche a quel referendum che la corte costituzionale ha impedito che si tenesse».
«Noi riteniamo la legalizzazione, depenalizzazione e detenzione sia uno strumento che incentiva una più facile diffusione nella cittadinanza di queste sostanze - spiega Ciro Maschio, Fratelli d'Italia - riteniamo che questa proposta sia pericolosa e diseducativa soprattutto per le nuove generazione».
«Ancorare la norma solo al numero di piante femmina - aggiunge Rodolfo Paolini, Lega - è un nonsense scientifico. Quello che conta non è il numero di piante ma il principio attivo. La Cannabis Ogm ha una capacità produttiva di 10, 15 volte superiore a una pianta normale. Tradotto in termini pratici se quattro piante naturali producono un tot di Thc quattro piante OGM possono produrre come 40 o 60 piante naturali».
«Non si legalizzano le droghe - spiega Walter Verini, Partito Democratico - non si sdogana la cultura dello sballo. Al contrario viene istituita una giornata di formazione su qualsiasi tipo di dipendenza da contrastare».
«Se il problema è quello della Cannabis a uso terapeutico non c'è bisogno di tante discussioni - afferma Roberto Bagnasco, Forza Italia - potenziamo l'istituto farmacologico di Firenze e il problema è risolto. Ma chiaramente questo non è vero, la motivazione quindi l'uso personale».
«Il collega Bagnasco ha detto che non si possono far distinzioni tra droghe leggere e pesanti - spiega Roberto Cataldi, Movimento 5 Stelle - oddio, esistono degli effetti che vanno valutati. Pensiamo al pericolo di morte, ci sono sostanze che sono realmente un pericolo, sulla Cannabis non c'è un pericolo così evidente».
«Si è fatto intendere nel sostenere questo disegno di legge - aggiunge Gianni Tonelli, Lega - che ora l'uso personale sia vietato. Ma l'uso personale non è sanzionato in nessun modo penalmente così come l'uso terapeutico. Pensiamo la morfina».
«Bisogna spiegare ai giovani che esistono differenti tipi di sostanze - dice Caterina Licatini, Insieme per il futuro - chiarire come agiscono, quale è la loro composizione, quali sono gli effetti sull'organismo. Questo è l'unico modo per distinguere anche i diversi indici di pericolosità. Alimentare la retorica delle droghe tutte uguali mettendo ogni sostanza allo stesso piano non aumenta l'allerta sulle droghe leggere e i dati sul consumo giovanile lo dimostrano. Al contrario innesca una psicologia inversa che induce a sottovalutare la pericolosità delle droghe pesanti».