Canapa: un legame secolare tra arte e natura

Maria Novella De Luca
03 Oct 2024

La canapa, sempre più spesso associata a pregiudizi e stereotipi, cela un passato ricco di storia e di applicazioni sorprendenti. Ben prima di diventare protagonista di dibattiti sulla legalizzazione, infatti, questa pianta era un elemento fondamentale nella vita quotidiana, compresa quella degli artisti


I musei e le gallerie d’arte di tutto il mondo celebrano giornalmente artisti e pittori nelle loro esposizioni, eppure quasi nessuno sa che la canapa è, da secoli, fedele alleata dei pittori di tutta Europa. La scelta della canapa non era solo dettata da ragioni pratiche, ma anche dalla ricerca di una certa espressività e di una maggiore durata delle opere nel tempo.

Gli autoritratti di Leonardo da Vinci (1515), Rembrandt (1661) e Vincent Van Gogh (1889) sono dipinti su tela di canapa, Adriaen Van Onstade (1610-1685) e altri pittori fiamminghi si servirono di essa per le loro tele e persino Pablo Picasso (1881-1973) l'adoperò per le sue opere perché la texture particolare della tela di canapa, influenzava la pennellata e l'espressività dell'opera. Un esempio di questo utilizzo e risultato da parte di Picasso è l'opera "Due Ragazze di Lettura" caratterizzata appunto da una texture particolare che contribuisce all'espressività del dipinto.

Storia dei dipinti su tela

La pittura su tela era praticata fin dall’antichità, tuttavia si divulgò solo verso la fine del XV secolo, in particolare a Venezia. Qui, infatti, si diffuse l’uso di dipingere grandi tele (chiamate teleri), in  sostituzione agli affreschi, in quanto il clima lagunare non era adatto alla loro conservazione.

Le prime pitture da cavalletto su tela vennero eseguite su tele di lino molto sottili, come la cosiddetta “tela rensa”(o tela di Reims) usata dal Mantegna e dal Bellini. Questo tipo di tela venne poi sostituito dalla tela di canapa, tessuta a spina di pesce. La grossa e ruvida struttura di questa tela fu utilizzata dai pittori del 1500, che sostituirono la pittura a tempera (che necessitava di un fondo liscio e compatto) con la pittura ad olio.

Dal XIX secolo si cominciarono ad usare tele di tutti i tipi e si diffuse l’uso delle preparazioni industriali. Le fibre più utilizzate erano il lino e la canapa, due materiali molto simili dal punto di vista strutturale, fisico e chimico. Tuttavia la canapa risulta essere molto più resistente del lino e la troviamo in molti dipinti del 1600 e 1700.

A partire dal 1800, grazie alle nuove tecniche industriali, si ottennero tele molto più sottili e uniformi.

Anche Michelangelo utilizzò la canapa come base per dipingere la Cappella Sistina e il Giudizio Universale ed anche per i colori, che infatti risultano più brillanti e più resistenti allo scorrere inesorabile del tempo.

Il motivo principale per il quale gli artisti utilizzavano la canapa per le loro opere era per la sua estrema resistenza e duttilità. Una tela realizzata con fibra di canapa, infatti, non è attaccata da muffe e parassiti, è refrattaria all’umidità e non assorbe la luce, permettendo il mantenimento del colore dell’opera nel tempo.

Anche l’olio ricavato dai suoi semi era un legante prezioso per i colori, conferiva una luminosità e una profondità particolari ai dipinti, contribuendo a preservarne la bellezza nel tempo.

E poi, a differenza di oggi che dobbiamo quasi nominare la parola “canapa” sottovoce, impauriti dalla reazione che potrebbe scatenare, anni fa era una pianta diffusa e facilmente coltivabile, e questo la rendeva un materiale economico e accessibile per gli artisti.

Oggi, la canapa, da un lato sta vivendo una rinascita, grazie alla crescente consapevolezza dei suoi numerosi benefici e a Paesi che hanno iniziato a legiferare in suo favore. Si assiste a un rinnovato interesse per questo materiale naturale, anche nel mondo dell’arte, specialmente per la realizzazione di decorazioni per pareti o mobili, oltre che in diversi oggetti per illustrazioni o piccole costruzioni. Negli Stati Uniti è nata una galleria d’arte dedicata all’esposizione esclusiva di pitture realizzate su tela creata con questo materiale. Questo a dimostrazione del fatto che tutt’oggi la relazione tra canapa e arte continua, sebbene se ne parli poco.

Un'altra dimostrazione tutta italiana è l'opera dell'artista Daniela Gerini, che nel suo progetto “CanapaNera” della Regione Umbria presentato anni fa al Fuorisalone, ha trasformato la canapa in quadro. Undici tele di canapa che richiamavano i colori esplosivi della fioritura di Castelluccio. Un paesaggio di grande bellezza che grazie alle pennellate dell’artista, si è fissato sulla fibra neutra e resistente, simbolo di un’identità tra passato e futuro.

Dall’altra parte si assiste ancora, soprattutto nel nostro Paese, a una demonizzazione della pianta e dei suoi innumerevoli utilizzi, figlia di una continua ed enorme confusione tra la canapa industriale e la cannabis.

Così mentre Picasso e altri grandi artisti, hanno apprezzato e valorizzato le qualità della canapa, utilizzandola in opere di grande valore, noi siamo ancora qui a discutere della differenza tra canapa e cannabis, costretti a difendere il suo evidente valore, a dover ribadire le ottime qualità per l’uomo e per il pianeta che questa ricchezza della natura ci riserva.

Purtroppo, infatti, nel nostro Paese continua una battaglia tanto assurda quanto insensata, che oltre a mettere a rischio il lavoro di molti imprenditori, denota una grande ignoranza della cultura del nostro Paese. Come ha fatto  durante il G7 a Siracusa, il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, che dovrebbe favorire l’agricoltura in Italia e invece ha mostrato una scarsa conoscenza dell’aspetto botanico della pianta e della differenza che esiste proprio tra cannabis e canapa industriale, quella utilizzata appunto per i tessuti, per le costruzioni, per le tele e gli oli degli artisti.

A volte basterebbe prendere esempio dal passato, quel passato in cui l’uomo si era lasciato affascinare dalle proprietà della canapa traendone grandi insegnamenti e benefici.

Chi rifiuta il passato è condannato a sbagliare di nuovo e purtroppo gli errori che i politici continuano a fare nei confronti della canapa ricadono sulla vita di molti cittadini che contro di essa non hanno proprio nulla e vorrebbero solo apprezzarla come una magnifica opera d’arte.

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Maria Novella De Luca