Delusione Lollobrigida al G7 dell’Agricoltura
I membri dell’associazione Cannabis Cura Sicilia Social Club Aps hanno incontrato il Ministro che però si è dimostrato poco aggiornato e totalmente chiuso al dialogo con pazienti e operatori del settore che dovrebbe rappresentare. Differente l’atteggiamento dei suoi omologhi degli altri paesi
Leader mondiali dell’Agricoltura in Sicilia per discutere di problematiche alimentari e agricole, a mancare però è proprio la competenza del Governo italiano.
Continua il fioccare di pregiudizi sulla pianta da parte della politica italiana. A testimoniare l’atteggiamento di chiusura del Ministro Francesco Lollobrigida questa volta è l’associazione Cannabis Cura Sicilia che lo ha incontrato sull’isola di Ortigia, a Siracusa, per porre serie domande sul futuro della canapa e della cannabis in Italia, messo a rischio dalle scelte antiscientifiche proposte da Salvini e Meloni.
A colpire è stata l’affermazione: «No ai fiori di Cbd, no alle canne» emessa, in maniera assolutamente propagandistica da Lollobrigida, evidenziando le sue lacune culturali e botaniche.
«Abbiamo partecipato al G7 con l’obiettivo di sensibilizzare i leader mondiali sulla necessità di una regolamentazione chiara e inclusiva della cannabis - spiegano Alessandro Raudino e Florinda Vitale, rappresentanti dell’associazione siciliana - è fondamentale lavorare per una visione più sostenibile e innovativa del settore. Uno degli obiettivi del vertice era proprio questo. Abbiamo incontrato molte figure istituzionali, tra cui il nostro Ministro dell'Agricoltura. Purtroppo le sue dichiarazioni basate su pregiudizi piuttosto che su dati scientifici sono proprio quelle che denotano un atteggiamento più retrogrado».
A questo proposito, ridurre il tema in un "No alle canne" di stampo salviniano non si addice decisamente al Ministro del Paese che ha ospitato il G7.
«Vorremmo chiarire che non si parlava affatto di "canne", ma di argomenti ben più complessi e strategici per il futuro del settore - proseguono Raudino e Vitale - Nel corso del primo incontro, il dialogo si è rivelato piuttosto chiuso. Il Ministro ha ribadito la sua contrarietà all'uso dei fiori di cannabis, affermando che la produzione per i pazienti sarebbe garantita dallo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze».
In realtà la Cannabis viene importata dall’estero: «Lo abbiamo prontamente informato che da anni i militari non producono abbastanza cannabis terapeutica in Italia, ma la importano dall'Olanda e dall'Australia - dicono gli attivisti - una mancanza di aggiornamento che purtroppo evidenzia una confusione di fondo sull'argomento. Avremmo auspicato che questo G7 fosse un'occasione per comprendere come paesi all'avanguardia, ad esempio Canada e Germania, siano riusciti a realizzare una legalizzazione intelligente e regolamentata, invece di ostacolare un settore che potrebbe costituire una reale opportunità economica e sociale per l’Italia».
Cannabis Cura Sicilia Social Club Aps sta anche aspettando che la burocrazia sblocchi un progetto pilota per la creazione di una coltivazione di cannabis a 360°, ormai fermo dal 2021. «L'obiettivo è quello di dimostrare il potenziale agricolo ed economico di questa pianta - concludono i rappresentanti dell’associazione - Il progetto è fermo ma continuiamo a sollecitare un incontro trilaterale con i Ministri dell'Agricoltura, della Salute e degli Interni. Crediamo che la cannabis abbia il potenziale di trasformare il settore agricolo, favorendo nuovi modelli di bioeconomia circolare e sostenibile».
Punto di vista perfettamente sposato invece dalla Germania che rappresenta un vero e proprio modello di regolamentazione positiva. Il Ministro dell'Agricoltura tedesco ha condiviso l'esperienza positiva del suo Paese riguardo alla legalizzazione della cannabis, sottolineando che una regolamentazione ben gestita non porta a un aumento degli abusi, ma piuttosto a un controllo più sicuro e responsabile del mercato.
Ma anche in questo caso, le parole degli altri leader politici mondiali sembrano passare inavvertite dal momento che gli interlocutori, spinti dal pregiudizio, non vogliono ascoltare.