Viaggiare con la terapia

Soft Secrets
17 Jul 2019

Lo scorso maggio un paziente in cura con cannabis si è visto sequestrare il proprio medicamento presso l'Aeroporto di Treviso. Come se non bastasse, il paziente, in possesso di regolare prescrizione, è stato denunciato per detenzione a fine di spaccio. Considerata la gravità della situazione, abbiamo chiesto a due legali specializzati, l'Avvocato Claudio Miglio e l'Avvocato Lorenzo Simonetti di Tutela Legale Stupefacenti, cosa suggeriscono ai tanti pazienti del nostro paese.


Come viaggiare con la terapia? SSIT: Sapete che uno dei problemi dei pazienti in cura con cannabis è quello del trasporto del medicamento. Come si può tutelare un paziente in caso di controllo in aeroporto o stazione ferroviaria? Nonostante il paziente possieda legittimamente cannabis per uso medico, in quanto munito di regolare prescrizione, suggeriamo di segnalare il trasporto all'autorità di polizia della propria zona di residenza e all’ASL di riferimento. In caso di viaggio all'estero, invitiamo a contattare l'ambasciata del paese che vi accingete a visitare al fine di essere certi di non dover portare ulteriori documenti. SSIT: Quindi non è sufficiente la sola prescrizione medica? La ASL è obbligata a rilasciare qualche documentazione? Si tratta di valutazioni di opportunità. Per quel che riguarda l'ASL, si tratta di un semplice documento nel quale la stessa attesta la fornitura della sostanza e la dichiarazione che il paziente si assume la responsabilità di portare con sé ciò che viene attestato nel documento rilasciato. Non abbiamo mai avuto notizia di un rifiuto della ASL a rilasciare tale documento. SSIT: In caso di controllo il paziente come può evitare il sequestro della propria medicina? Il modo migliore è portare sempre con sé la prescrizione medica e gli scontrini di acquisto della sostanza ben conservati al fine di mostrarli prontamente. SSIT: Nel caso non si abbia il documento dell'ASL, sequestro e denuncia Art.73 vanno di pari passo? Non sarebbe più logico procedere al solo sequestro senza la denuncia per spaccio, essendo il farmaco prescritto da un medico? Il sequestro può essere sia amministrativo che penale: solo in quest'ultima ipotesi si assumerà la qualifica di indagato. Nell'ipotesi in cui l'agente ritenga, discrezionalmente, alla luce del dato quantitativo, di qualificare il sequestro come penale, la denuncia a piede libero è un atto dovuto. SSIT: Ma come è possibile che sia la discrezione dell'agente a qualificare il sequestro come penale? In presenza della prescrizione non dovrebbe essere quest'ultima che toglie ogni discrezionalità alla quantità trasportata? In materia di stupefacenti esiste la libera iniziativa dell'agente operante a controllare l'interessato e decidere come procedere (salvo che il controllo derivi da un decreto del pubblico ministero). La qualifica della detenzione per uso personale o per spaccio, nell'immediatezza del controllo, è tipica degli agenti operanti. Comunque è sempre possibile che la condotta di detenzione ai fini di spaccio, così all'inizio qualificata dagli agenti, venga archiviata dal pubblico ministero perché ritenuta per uso personale. SSIT: Perché il sequestro di cannabis ad un paziente che ha una prescrizione medica diventa penale se superata una certa soglia di quantitativo? La legge non distingue debitamente un paziente da uno spacciatore? Come si potrebbe migliorare la legge per tutelare i malati? Per quando riguarda la legge, bisognerebbe scrivere espressamente all'interno dell’Art.75, che la condotta costituisce uso personale nel momento in cui è presente una valida ricetta medica. Va anche detto che sarebbe comunque una sanzione amministrativa, quindi bisognerebbe fare proprio una legge apposita, che pure c'è, il Decreto Lorenzin, che da la possibilità di utilizzare cannabis, ma non è conosciuto. SSIT: È possibile e con quale tempistiche procedere al dissequestro una volta forniti i documenti idonei? In ambedue le ipotesi (sequestro amministrativo e penale), una volta effettuate le analisi sulla sostanza in sequestro, è possibile ottenere il dissequestro. Circa le tempistiche, ciò dipende dal carico di lavoro dei laboratori che procedono agli accertamenti. SSIT: Presentando in seguito i documenti idonei al trasporto si può revocare la denuncia o si arriva per forza al processo? È possibile far archiviare la posizione dimostrando, appunto, l'ipotesi della detenzione della sostanza per uso terapeutico. SSIT: Sembra che l'onore della prova spetti ai malati e non ai giudici. Perché vessiamo in tale maniera i nostri pazienti? Cosa c'è di sbagliato nella legge? È chiaro che l'onere della prova è a carico della Procura e per mezzo di essa degli agenti operanti, di fatto però, nella realtà, bisogna che la parte in causa si adoperi per portare all'attenzione del Tribunale tutta la documentazione necessaria per provare l'uso terapeutico. Quindi non è un problema di legge, ma di strategie difensive e di fatto c'è un'inversione dell'onere della prova che va assecondato. SSIT: È possibile prevedere una richiesta di risarcimento per danni fisici oltre che morali? È a conoscenza di casi di pazienti che hanno richiesto un rimborso? Si parla tanto di continuità terapeutica, ma come è possibile che un paziente con prescrizione debba subire quest'abuso e umiliazione, con un sequestro che può avere anche pesanti conseguenza a livello di salute? Cosa suggerisce? Sono assolutamente d'accordo sulla possibilità di richiedere risarcimento danni perché viene semplicemente sottratto un farmaco che non dovrebbe essere sottratto. Il problema è che se la domanda di un paziente singolo non è accompagnata da tante altre domande, si tratterebbe di un caso pionieristico che ci troverebbe comunque a disposizione per accoglierlo come difensori. di Fabrizio Dentini

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