Vantaggi economici della legalizzazione della cannabis

Maria Novella De Luca
06 May 2023

Negli Stati Uniti, negli ultimi anni, gli stati hanno votato per depenalizzare la marijuana, rendendola legale sia per scopi medicinali che ricreativi, rendendola di fatto anche un grande business. 


Prendendo spunto dal Colorado, nel 2022 anche New Jersey, South Dakota, Montana e Arizona, hanno approvato misure per rendere legale il consumo di marijuana per scopi ricreativi. Anche il Mississippi ha votato per consentire la marijuana medica.

Sempre più stati, quindi, si stanno muovendo per legalizzare la marijuana (sia per uso medicinale che ricreativo, o entrambi) generando una fiorente industria di aziende legali di cannabis, comprese quelle che mirano alla ricerca e allo sviluppo di prodotti medici, quelle che stanno lavorando per distribuire e coltivare marijuana e molte altre. La marijuana legale, infatti, potrebbe significare una grande spinta per le economie statali e grandi guadagni sia per lo Stato che per i governi federali. Infatti, da subito, da quando i primi stati hanno iniziato a cambiare le loro posizioni legali, i vantaggi economici della legalizzazione si sono notati.

Vantaggi sicuramente nell’impatto sul gettito fiscale, sul reddito, sul lavoro e sulle diverse opportunità di investimento.

Anche in Italia la cannabis si conferma la sostanza più diffusa sul mercato. Un terzo degli studenti delle scuole superiori (870 mila) l’ha utilizzata almeno una volta nella vita. Un quarto degli studenti superiori (660 mila) riferisce l’uso di cannabis nel corso dell’anno 2018 e la quasi totalità di questi la consuma in modo esclusivo.

Già una ricerca del 2017, realizzata da Ferdinando Ofria, docente di Politica economica all’Università di Messina, e Piero David, ricercatore al Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), sottolineava come legalizzare la cannabis converrebbe allo Stato e ai cittadini italiani da molti punti di vista. La ricerca, infatti, stimava le entrate complessive che lo Stato avrebbe ottenuto legalizzando la cannabis, ricavabili dai risparmi dati dalla riduzione della spesa annua per i detenuti e per le operazioni di ordine pubblico e sicurezza, e dalle entrate legate alla vendita legale di cannabis. Secondo la ricerca, i risparmi si aggiravano intorno ai 770 milioni di euro, mentre le entrate sui 6,6 miliardi. In totale, quindi, lo Stato avrebbe potuto ricavare intorno ai 7,4 miliardi di euro all’anno. 

Quella ricerca, aggiornata nel 2021, venne presentata nello stesso anno dall’Università degli Studi di Messina durante il webinar “Cannabis? Meglio parlarne”, organizzato dal Dipartimento di Scienze cognitive, psicologiche, pedagogiche e degli studi culturali, in collaborazione con la campagna Meglio Legale. Gli economisti, analizzando i dati del consumo di cannabis nel nostro Paese e confrontandoli con i risultati della legalizzazione avvenuta in altri Stati, stimavano in circa 600 milioni di euro il risparmio che lo Stato avrebbe ottenuto tramite la riduzione delle spese relative alle forze dell’ordine, alla magistratura e al sistema carcerario se fosse stato cancellato il reato di produzione e vendita di sostanze stupefacenti.

“La regolamentazione del commercio della cannabis porta a una limitazione e una correzione del fenomeno” aveva spiegato durante la presentazione dei dati, il Professor Ferdinando Ofria, “In primo luogo si assicura un miglioramento qualitativo del prodotto che, attualmente, è in mano alla criminalità, quindi non vi è controllo e in molti casi può contenere sostanze dannose come il piombo, spesso aggiunto per aumentare il peso. Attraverso un processo di legalizzazione questo mercato può aumentare il gettito fiscale, come per le sigarette ci sarà un elevato ingresso di denaro attraverso le imposte. Il nostro studio evidenzia fino a 6 miliardi di gettito fiscale aggiuntivo per lo Stato sottratto alle criminalità organizzate”.
“Si potrebbe pensare a un’aliquota simile a quella adoperata per i tabacchi che si attesta sul 75% del prezzo di vendita, o simile a quella per l’alcol (35%) a seconda dell’effetto di spiazzamento che si vuole ottenere sul mercato illegale della cannabis. Con aliquota simile al tabacco, ci sarebbe un maggiore gettito fiscale ma sarebbe ancora alto il livello di criminalità, perché il prezzo della sostanza legale sarebbe più alto del prezzo del mercato nero” spiega nel documento Piero David.

Purtroppo sempre David fa anche notare che le stime sono approssimative perché in Italia "manca un’indagine seria sul consumo".

Questo è confermato anche dalla Relazione Annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia del Dipartimento Politiche Antidroga dove si legge che in Italia "non esistono indagini statistiche dirette utili ai fini della stima del valore degli aggregati economici associati al consumo di sostanze stupefacenti", e in generale "stimare la dimensione economica di un fenomeno non osservato è un’attività complessa", soprattutto perché i soggetti legati ad attività illegali, sia come produttori che come consumatori, hanno tutti gli interessi a "occultare il proprio coinvolgimento".

Secondo David, un metodo più efficace consiste nel guardare ai risultati ottenuti dagli Stati che hanno già legalizzato l’uso ricreativo della cannabis. Nel suo studio, infatti, cita come esempio il Colorado, negli Stati Uniti. Qui, nel 2021, le entrate fiscali relative al commercio legale di cannabis sono state più di 423 milioni di dollari. Considerando che il Colorado ha circa 6 milioni di abitanti, e l’Italia circa 60 milioni, moltiplicando per dieci il risultato si arriva a un gettito di 4,2 miliardi. La cifra non è troppo lontana dai 3,7 miliardi che l’Italia, secondo i calcoli di David, potrebbe ottenere applicando una tassazione del 32 per cento, vicina quella adottata dal Colorado.

Detto questo, gli studi del Professor Ferdinando Ofria e dell'economista Piero David evidenziano, sicuramente, come il proibizionismo non ha portato a una riduzione del consumo, mentre la regolamentazione del fenomeno potrebbe portare dei benefici diretti e indiretti, tra questi ultimi, da non sottovalutare, la segmentazione del mercato e il contrasto alle mafie che si sommerebbero a un maggior controllo del prodotto.

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Maria Novella De Luca