USA sì alla legalizzazione totale, ora tocca al Senato

Marco Ribechi
04 Apr 2022

La Camera ha approvato la legge federale pro Cannabis che vuole eliminare i divieti imposti da Nixon negli anni '70usati per sostenere la "war on drugs"


Stati Uniti mai così vicini alla legalizzazione federale, ora si attende l’esito in Senato. È passato alla Camera con 220 voti favorevoli, 204 contrari e 6 astenuti il Marijuana Opportunity, Reinvestment and Expungement Act (MORE Act), il disegno di legge per uniformare la legalizzazione della marijuana per qualsiasi scopo in tutti i singoli Stati della federazione nordamericana. 

Il disegno di legge, approvato venerdì primo aprile, ha guadagnato per la seconda volta il sostegno della Camera dopo che lo stesso iter era stato avviato per la prima volta in assoluto nel 2020, arenandosi però proprio durante il suo passaggio in Senato. Oggi, a quasi tre anni di distanza, la situazione appare decisamente differente considerando anche il cambiamento di orientamento politico della presidenza. Mentre con Trump a fine mandato l’atto sembrava più un elemento ideologico, oggi con i democratici al comando si può realmente pensare ad una svolta nel paese in cui la guerra alla droga ha rappresentato una battaglia sempre fortemente sostenuta.

Con una maggioranza allineata ai numeri dei partiti infatti la Camera ha votato per porre fine al divieto federale di Cannabis e per promuovere l’equità di trattamento nel settore. Il voto è caduto in gran parte lungo le linee di partito con solo tre repubblicani che hanno sostenuto la misura e due democratici che si sono opposti. 

L’atto, se dovesse trovare approvazione anche in Senato, metterebbe la parola fine a decenni di politiche federali fallite basate sulla criminalizzazione della marijuana. Il deputato Jerrold Nadler ha affermato: «Ci vorrebbero anche misure per affrontare il pesante fardello con cui queste politiche hanno gravato su tutto il paese, in particolare tra le comunità di colore. Per troppo tempo abbiamo trattato la marijuana come un problema di giustizia penale invece che come una questione di scelta personale e di salute pubblica. Qualunque sia l’opinione individuale sull'uso della marijuana per uso ricreativo o medicinale, la politica di arresto, procedimento giudiziario e carcerazione a livello federale si è rivelata sia imprudente che ingiusta».

Il disegno di legge appena approvato vuole quindi rimuovere la cannabis dalla tabella I del Controlled Substances Act, la base utilizzata da Nixon all’inizio degli anni ‘70 per lanciare la disastrosa "war on drugs" che tutt’oggi con i suoi pungenti pregiudizi contribuisce a negare un serio dibattito sulla pianta, non sono negli Stati Uniti. La decisione della Camera quindi potrebbe avere una valenza storica per la trasformazione delle politiche mondiali sulla Cannabis e forse potrebbe scuotere anche la politica italiana, incapace di pensare e legiferare su scelte decisamente molto meno coraggiose del MORE Act.

 

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Marco Ribechi