In che modo la cannabis influisce sulle persone con ADHD?

Maria Novella De Luca
08 Jul 2023

La cannabis sta dando prova di poter essere un aiuto per un'ampia varietà di condizioni patologiche, soprattutto grazie alle sostanze che si trovano nella pianta ed interagiscono con degli specifici recettori presenti nel corpo umano, e che costituiscono il sistema endocannabinoide. Per quanto siano necessarie ulteriori e più approfondite ricerche prima di poter trarre alcune conclusioni definitive, sembrerebbe che questo sistema interno svolga un ruolo importante anche riguardo all’ ADHD.


Descritta per la prima volta nel 1845 dal medico Heinrich Hoffman in un libro intitolato "The Story of Fidgety Philip", un’accurata descrizione di un bambino iperattivo, ma riconosciuta come un problema medico solo nel 1902, la sindrome da iperattività/deficit di attenzione l’ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder ), appunto, è fra i problemi di salute mentale pediatrica. 

Secondo il DSM, l’ADHD è definita come “una situazione/stato persistente di disattenzione e/o iperattività e impulsività più frequente e grave di quanto tipicamente si osservi in bambini di pari livello di sviluppo”. Questi sintomi finiscono con il causare uno stato di disagio e di incapacità superiore a quello tipico di bambini della stessa età e livello di sviluppo.
I sintomi chiave di questa condizione sono la disattenzione, l'iperattività e l’impulsività, presenti per almeno 6 mesi e comparsi prima dei sette anni di età. Colpisce l'11% dei bambini in età scolare e circa il 4,4% degli adulti.

Gli studi su questa patologia non hanno dato risposte chiare e univoche sulle cause del disturbo, ma sono state individuate una serie di situazioni che potrebbero farlo emergere. Una delle prime è la genetica: sembra che in molti casi ci sia familiarità nei soggetti affetti da ADHD. Alcuni ricercatori stanno analizzando l’influenza di fumo e alcol sul feto e nell’età dello sviluppo e, per ora, si attendono gli esiti di queste ricerche. Nel frattempo, gli studi neurofisiologici hanno evidenziato che alcune delle aree del cervello dei pazienti con disturbi dell’attenzione e iperattività sono meno sviluppate rispetto ai soggetti privi di tali problematiche.

Tuttavia, sembra che il trattamento precoce possa alleviare i sintomi e il cervello tenda a normalizzarsi.

C'è un numero crescente di persone che ha iniziato a utilizzare la cannabis come auto-trattamento per alleviare i sintomi di questo disturbo. In proposito, esiste un vero e proprio forum dedicato all’argomento, in cui i pazienti si confrontano sul disturbo e sui benefici che ricavano dall’utilizzo della cannabis. Affermano che l'uso di cannabis è terapeutico e particolarmente utile per limitare le distrazioni, aiutare con la concentrazione, l'ansia e gli effetti collaterali dei farmaci per l'ADHD. Uno studio del 2016 ha analizzato proprio le discussioni nei forum online sul consumo di cannabis e l’ADHD, apportando evidenze da approfondire sicuramente.

Tuttavia, mentre può essere utile per alcune persone, gran parte della ricerca online ne sconsiglia l'uso come opzione terapeutica primaria. Questo perché la ricerca sulla sua utilità come sollievo a breve termine è mista e i ricercatori stanno ancora cercando di saperne di più sulla cannabis e l'ADHD. Sicuramente sono necessarie ulteriori ricerche per determinare se la cannabis può avere benefici per gli adulti con ADHD anche se purtroppo, in questo momento, la maggior parte dei programmi che prevedono l’utilizzo di cannabis medica non includono questa patologia come condizione qualificante per ottenere una licenza.

Nel 2019 uno studio osservazionale condotto in Brasile ha riportato come per 15 pazienti pediatrici (tra i 6 e i 17 anni) presentanti sintomi di ADHD vi siano stati eccellenti risultati a seguito di somministrazione di capsule ad alta percentuale di CBD. Le dosi utilizzate nello studio sono state standardizzate e stabilite individualmente mediante un processo di titolazione in un intervallo basato sulle dosi di CBD precedentemente riportate per l’uso di CBD per il trattamento dell’epilessia refrattaria associata all’autismo regressivo.

Una recente revisione sistematica dell’argomento ha espresso moderata raccomandazione per il CBD e i composti contenenti CBD come il nabiximol per alleviare i sintomi di disturbi come la schizofrenia, il disturbo d’ansia sociale, del disturbo dello spettro autistico (ASD) e del disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD). La stessa revisione indica prove più deboli per insonnia, ansia, disturbo bipolare, disturbo da stress post-traumatico e sindrome di Tourette. 

Uno tra gli studi più recenti è “Cannabis per il trattamento del disturbo da deficit di attenzione e iperattività: una relazione di 3 casi”, pubblicato nel 2022 da Mansell H., Quinn D., Kelly LE e Alcorn J. sull’utilizzo della cannabis per il trattamento del disturbo da deficit di attenzione e iperattività. In questo studio vengono descritti tre case report, nei quali sono stati integrati prodotti a base di cannabis alla terapia convenzionale. I risultati sono stati estremamente incoraggianti, ma nel tempo saranno necessari ulteriori approfondimenti per validare le conclusioni. In tutti e tre i casi, indagati tramite interviste strutturate, le condizioni dei pazienti sono migliorate notevolmente dopo il trattamento con il cannabidiolo (CBD). 

Sebbene manchino prove scientifiche sul meccanismo di funzionamento, dai tantissimi post analizzati e da questi studi si evincerebbe che i pazienti si sentano effettivamente sollevati dall’assunzione di cannabis e soprattutto del CBD.

In effetti la cannabis è un rimedio naturale che provoca effetti collaterali di lieve entità rispetto ai medicinali tradizionali utilizzati per il trattamento dei disturbi psichiatrici.

Infatti i pazienti ai quali vengono somministrati farmaci base per l’ADHD possono avere fastidiosi tic, sensazione di nausea, insonnia a causa dell’anfetamina e fluttuazioni ormonali. Ciò significa che questi rimedi possono interferire con il sistema nervoso, il sistema endocrino e l’apparato digerente.

Una parte di questi effetti collaterali si può riscontrare anche nel consumo di cannabis, ma le conseguenze sono meno accentuate e si verificano con minor frequenza.

La cannabis tende a seccare le fauci e può provocare stordimento o vertigini, a seconda delle percentuali di CBD e THC e delle modalità di assunzione. In alcuni soggetti possono manifestarsi anche disturbi a livello gastrointestinale, come un minore appetito, difficoltà digestive, episodi di dissenteria dovuti alla distensione dei muscoli dell'apparato digerente. Sono stati riscontrati anche casi di accelerazione cardiaca. Nei soggetti predisposti si è verificato un aumento dell’asia, comunque ridotto rispetto a chi assume medicinali tradizionali.

Forse è proprio questo minor impatto della cannabis sull’organismo che la fa preferire spesso ai medicinali tradizionali. Inoltre, nella terapia per i disturbi di ADHD è possibile ricorrere al solo CBD, una delle componenti più apprezzate e benefiche della cannabis. Il cannabidiolo lenisce gli stati infiammatori, calma il nervosismo e tende a rilassare l’organismo, senza provocare effetti collaterali. Anche i suoi effetti sulla concentrazione sono ben noti, infatti il CBD può aiutare a migliorare l'attenzione senza provocare l’effetto sballo.

Ci auguriamo che le testimonianze di pazienti che hanno riscontrato effetti benefici possano dar voce alla necessità di approfondimento della ricerca in questo campo, e si possa arrivare presto a risposte più chiare e all’individuazione di una vera e propria valida terapia.

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Maria Novella De Luca