L’intelligenza artificiale può prevedere l’impatto della cannabis sulla salute mentale?

Soft Secrets
29 Jul 2023

La cannabis viene descritta sempre più spesso come un valido strumento per ridurre i sintomi di ansia, insonnia e depressione. Tuttavia, poiché ogni persona reagisce ai prodotti in maniera diversa, capire se contribuiscano ad alleviare o a esacerbare i sintomi di una determinata persona può diventare difficile, quasi come indovinare.


In uno studio in corso, i ricercatori hanno esaminato se i metodi di apprendimento automatico, come l’intelligenza artificiale (AI), potessero prevedere come sarebbero cambiati i sintomi nei pazienti con problemi di salute mentale dopo l’uso di cannabis. Lo studio ha utilizzato i dati di oltre 1.300 pazienti con un’età compresa fra i 18 e i 71 anni. Il tutto è stato compilato mediante l’applicazione “Strainprint”. Strainprint consente alle persone di seguire la loro esperienza e i cambiamenti nei sintomi dopo l’uso di cannabis.

I sintomi più tipici a essere stati documentati sono ansia, insonnia e depressione. Tuttavia, l’elenco comprende anche altre emozioni, quali irritabilità, stress, PTSD, PMS e pensieri intrusivi. L’applicazione consente ai clienti di valutare la gravità dei sintomi prima e dopo il trattamento con cannabis. Inoltre, inseriscono la potenza e la forma del prodotto che stanno utilizzando, oltre al metodo d’ingestione, cioè fumo o svapo, hashish o fiori. Dopo la compilazione dei dati, è stato usato il software di apprendimento automatico XGBoost per generare una misura predittiva del cambiamento nei sintomi di salute mentale con l’uso di cannabis.

Le conclusioni hanno reso noto come la gravità dei sintomi prima del consumo di cannabis fosse il “fattore predittivo più forte” del cambiamento nei sintomi, seguita da età, sesso e rapporto CBD/THC. È emerso che sia i maschi che le femmine hanno vissuto esperienze contrastanti nel miglioramento dei sintomi, che sembravano essere condizionati dalla loro gravità di base

Sebbene lo studio abbia esaminato il genere autodichiarato piuttosto che il sesso, i ricercatori ritengono che le differenze possano essere attribuite agli effetti diversi della cannabis sugli ormoni maschili e femminili e alla preponderanza di ansia, depressione e insonnia nelle donne durante la fase riproduttiva della vita. I ricercatori hanno inoltre notato che, sebbene sia stato riferito un certo miglioramento in tutti i sintomi, gli effetti sono stati diversi.

Per esempio, per i partecipanti che hanno dichiarato meno sintomi estremi di depressione prima dell’uso di cannabis si è previsto un miglioramento dei sintomi in seguito, mentre chi ha registrato una depressione maggiore ha riferito un ‘aggravamento dei sintomi’ dopo il trattamento con la cannabis

Per quanto riguarda l’insonnia, per chi ha riscontrato sintomi più lievi prima di fare uso di cannabis è stato previsto un ‘miglioramento minimo o nullo’ dopo il consumo. Al contrario, chi soffriva di sintomi più gravi avrebbe dovuto trarre maggiori benefici.

“Questo studio offre ulteriori motivazioni per effettuare studi futuri che analizzino i profili di sintomi specifici nell’ambito dei disturbi mentali diagnosticati. Inoltre, i risultati di questo studio forniscono preziose indicazioni sugli attuali modelli di consumo della cannabis”. Naturalmente, il team di ricerca concorda sul fatto che i risultati di questo studio debbano essere interpretati con cautela a causa dei limiti inerenti. I sintomi, dopo tutto, sono stati autodichiarati e i dati raccolti tramite l’app sono stati limitati.

Questo è un fattore particolarmente importante se si considerano le tipologie di prodotti utilizzati e la loro reale potenza e dosaggio. Elementi aggiuntivi quali lo stile di vita, le comorbidità, i farmaci, le terapie e la frequenza d’uso possono aver influito sull’evoluzione dei sintomi riferiti, ma non sono stati documentati.

L’efficacia auto-percepita della cannabis di per sé non può precludere le argomentazioni contrarie a un uso più diffuso. Sebbene lo studio sia davvero estremamente promettente nel dimostrare alcuni possibili benefici terapeutici derivanti dall’uso di cannabis per il controllo della salute mentale, rimane ancora oscuro il modo in cui l’uso di cannabis prolungato o di routine possa incidere a lungo termine sulla sintomatologia.

Lo studio è anche molto valido per individuare il modo in cui viene fatto uso di cannabis e per riconoscere eventuali ambiti che meritano ulteriori indagini. Mette inoltre in evidenza il ruolo che potrebbe giocare il progresso tecnologico nel gettare le fondamenta delle evidenze per l’uso della cannabis nel tratamento dei disturbi mentali. Sono necessarie ulteriori ricerche per sondare le conseguenze a lungo termine del consumo di cannabis sulla salute mentale e affrontare le conclusioni in modo più dettagliato. Tuttavia, nonostante i suoi limiti, questo studio costituisce la base per offrire informazioni di vitale importanza su come i diversi aspetti legati all’uso di cannabis possano contribuire all’evoluzione dei sintomi percepiti in coloro che si trovano ad affrontare le sfide quotidiane della salute mentale.

“L’attuale studio evidenzia la necessità di ulteriori ricerche in quest’area, con risultati che rivelano un ruolo centrale dei profili dei consumatori e della gravità di base dei sintomi percepiti negli esiti del consumo acuto di cannabis per vari problemi di salute mentale”.

Questo articolo è tratto dal numero 3/2023 della Rivista cartacea Soft Secrets.

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