Cannabis e incidenti stradali: i dati smentiscono i timori

La legalizzazione della cannabis, in particolare negli Stati Uniti, ha spesso sollevato dubbi e preoccupazioni, soprattutto in merito alla sicurezza stradale. L’idea che un maggiore accesso alla marijuana possa comportare un aumento degli incidenti automobilistici è intuitiva, ma è davvero supportata dai numeri?
Uno studio pubblicato di recente sulla rivista accademica Variance ha analizzato in profondità questa correlazione. I ricercatori hanno esaminato i dati di diversi stati americani che, tra il 2014 e il 2020, hanno legalizzato la cannabis per uso ricreativo, confrontandoli con quelli di Stati che non hanno modificato le loro leggi in materia.
Nessun aumento significativo degli incidenti
Contrariamente alle aspettative più diffuse, i dati non mostrano un aumento significativo degli incidenti stradali nei territori dove la cannabis è stata legalizzata. I ricercatori hanno utilizzato indicatori assicurativi affidabili, come la frequenza e la gravità degli incidenti automobilistici registrati, per valutare l’impatto concreto della legalizzazione. I risultati sono sorprendenti: nella maggior parte degli stati analizzati, il numero di sinistri è rimasto stabile o ha seguito l’andamento generale già in atto prima della legalizzazione.
In altre parole, non si osserva alcuna impennata riconducibile direttamente alla nuova normativa. In alcuni casi, si è registrata addirittura una leggera diminuzione della frequenza degli incidenti.
Analisi oltre i pregiudizi
Lo studio ha anche voluto superare l’approccio ideologico che spesso domina il dibattito sulla cannabis. Troppo spesso, la percezione pubblica è influenzata da pregiudizi o da una visione morale del consumo, anziché da analisi basate su dati concreti. È interessante notare che nei mesi immediatamente successivi alla legalizzazione, in alcuni stati si è osservato un leggero incremento degli incidenti. Tuttavia, questa variazione è stata temporanea e si è rapidamente normalizzata. Gli autori ipotizzano che questo possa essere legato a una curiosità iniziale o a un effetto "novità", più che a un uso problematico della sostanza.
La complessità dei fattori in gioco
Va detto che misurare l’impatto della cannabis sulla guida non è semplice. A differenza dell’alcol, la presenza di THC (il principio attivo della marijuana) nel sangue non è sempre indicativa di un’effettiva compromissione delle capacità motorie, poiché può restare rilevabile anche giorni dopo il consumo. Inoltre, la guida sotto effetto di sostanze è solo uno dei tanti fattori che influenzano il rischio di incidenti: distrazione, velocità, condizioni della strada e del veicolo, uso del cellulare e stanchezza giocano un ruolo spesso più rilevante.
E in Europa?
Anche se lo studio si concentra sugli Stati Uniti, i suoi risultati offrono spunti interessanti per il contesto europeo, Italia compresa, dove il dibattito sulla legalizzazione è ancora acceso. Seppur con le dovute differenze culturali e legislative, l’esperienza americana mostra che la legalizzazione della cannabis non comporta automaticamente un rischio per la sicurezza stradale, almeno secondo le evidenze attuali.
La paura che la legalizzazione della cannabis possa trasformarsi in una minaccia per la circolazione stradale non sembra, allo stato dei fatti, giustificata.
I dati parlano chiaro: non ci sono prove evidenti di un aumento degli incidenti a seguito della legalizzazione.
Questo non significa che la guida sotto effetto di sostanze non debba essere monitorata o sanzionata, ma solo che è necessario affrontare il tema con serietà, equilibrio e basandosi sulle evidenze.
La sicurezza stradale è un obiettivo comune, ma non può essere perseguita alimentando falsi allarmi.