Le talee e la loro importanza

Exitable
26 Nov 2021

I cloni, o talee di cannabis, sono un metodo di propagazione molto pratico per i growers perché fare una talea significa potersi portare a casa un ramo di una pianta di un amico, farlo radicare ed ottenere una pianta madre da cui attingere numerosi altri cloni dalle stesse caratteristiche della pianta da cui provengono. Il principio è tagliare un rametto e porlo a radicare per circa due settimane in un ambiente umido, così che si otterrà una piantina identica alla pianta da cui è stata tagliata.


Molti growers di fuori suolo vogliono solo cloni per i loro impianti idroponici ad alta densità: prima di tutto perché sono piante provenienti da un unico esemplare del quale se ne conosce la fioritura, secondo, perché non si devono comprare semi evitando mancate germinazioni e freaks che in un impianto idroponico occupano spazio inutilmente. Conoscere la fioritura di uno strain è un indiscutibile vantaggio per evitare errori di fertilizzazione e raccogliere un prodotto superiore con una alta resa.  

È inoltre grazie ai cloni che si sono affermati numerosi strains altrimenti destinati a sparire nelle fumate. I famosi clone-only strains sono delle varietà conosciute tra i growers solo come cloni perché hanno cominciato a girare e si sono affermati nelle comunità cannabiche. Molti di questi clone-only strains sono disponibili solo femminizzati in quanto non si conoscono i genitori e non si possono riprodurre «regolari». Altri ancora sono fenotipi di strain famosi e sono ben diffusi tra i growers in forma di clone. Ad esempio la Amnesia è presente nella maggioranza delle coppe cannabiche in Spagna coi diversi cloni conosciuti: quella da otto settimane, quella più produttiva, quella da nove ma che produce molto... ognuna col suo nome che la identifica. 

Quando si decide di introdurre un nuovo clone (radicato) nella growroom é bene trattarlo con un prodotto antimicotico (contro l'oidio ad esempio) e un insetticida (un acaricida contro i ragnetti rossi). La praticità di trattare i cloni appena radicati è poterli sommergere a testa in giù non dovendo spruzzare nell'ambiente prodotti potenzialmente tossici. Nei growshop e nei consorzi agrari sono disponibili soluzioni di sintesi e soluzioni biologiche per prevenire e curare ogni infermità.

A seconda della destinazione d'uso si devono produrre cloni differenti, se ad esempio si dovrà riempire un sistema di coltivazione idroponico a radice nuda bisognerà utilizzare dei supporti di dimensioni contenute di materiale inerte come lo sono i cubetti di lana di roccia (rockwool). Un substrato inerte non è materia organica quindi non biodegrada con l'utilizzo, andando a sporcare i sistemi di irrigazione, e non favorisce marciumi. Addirittura si può clonare direttamente in un contenitore d'acqua con una pompa ossigenatrice sul fondo ed avere in una settimana e mezzo dei cloni sani e radicati. Se invece si coltiva in terriccio si possono utilizzare i famosi Jiffy, i cubetti di fibra di cocco legati da una retina biodegradabile, comodi per via della grande ritenzione d'acqua che ne semplifica la gestione.

Per clonare sono necessari: 

  • una lametta o una forbicina affilata
  • un vaso di soluzione radicante
  • un vassoio di cubetti di fibra di cocco
  • una serretta per talee o un contenitore di plastica trasparente e richiudibile
  • una plafoniera neon da 110 Watt
  • uno spruzzino con acqua
  • un timer elettrico

Per prima cosa bisogna predisporre su un tavolo spazioso la serretta con il vassoio di Jiffy ben idratati ma non sgocciolanti e un bicchierino di Clonex o equivalente. I Jiffy sono dei dischetti pressati che possono essere idratati con acqua pura o con una soluzione di micorrize o batteri nitrificanti. Dopo di che, con le forbicine e un bicchierino d'acqua, si prende la madre scelta e se ne prelevano tanti cloni quanti dischetti abbiamo disponibili nella serretta. I rami laterali, l'apicale, ogni meristema può facilmente diventare un clone. Una volta scelto il rametto lungo almeno 10 centimetri si pratica un taglio netto a 45 gradi e lo si lascia nel bicchierino d'acqua. Possono rimanere in acqua dopo il taglio fino a 1 giorno senza accusare gravi perdite. 

ll clone appena tagliato deve venir potato lasciando poche foglie al fine di sfavorire un'eccessiva evapotraspirazione. Di norma si tagliano le foglie più grandi e si riducono di grandezza le foglioline piccole, io preferivo rimuovere totalmente le foglie piuttosto che aprire ferite nelle piante anche se tagliando le foglie non ebbi mai problemi di agenti patogeni. I rametti a bagno nell'acqua possono esser bagnati rapidamente di Clonex e inseriti nei Jiffy, oppure – e lo consiglio – si passa la zona del taglio con la forbice per favorire ancora di più la radicazione e poi si passano nel Clonex e nel Jiffy. Inserendo i cloni nel Jiffy si deve avere cura di stringere attentamente il dischetto contro il rametto per assicurarne la stabilità, fondamentale per non rompere le giovani radici in formazione. Una volta riempito il vassoio di Jiffy con in nuovi cloni bisogna nebulizzarli con acqua non fertilizzata e coprirli col coperchio della serretta per mantenere l'umidità a livelli altissimi così da dar la possibilità ai rametti di radicare correttamente senza patire stress idrici.

La serretta chiusa garantirà una rapida radicazione se mantenuta intorno ai 23 gradi con una sorgente luminosa tenue, per queste andrà disposta sotto la plafoniera da 110 Watt e lasciata sei giorni senza aprirla. I Jiffy manterranno abbastanza acqua a disponibilità delle neoradici garantendo però un adeguata ossigenazione del substrato. Dopo sei o sette giorni si possono rimuovere i rametti in marcescenza e le foglie rovinate, avendo cura di eliminare ogni muffa o traccia di muffa visibile. I residui di pulitura andranno smaltiti in un sacco ben chiuso per non reinfettare nuovamente la stanza di coltivazione. 

Dal giorno 7 al giorno 10 si dovrà aprire la serretta per abituare i cloni all'umidità delle stanze di coltivazione. Sul mercato si trovano differenti modelli di serrette a seconda della grandezza del vassoio di propagazione, la maggior parte però hanno delle aperture per abbassare l'umidità interna. Dal giorno12 al giorno 18 si esaminano accuratamente i cloni e si trapiantano solo quelli con numerose radici, di colore bianco, dall'aspetto cotonoso. Tutti i cloni che al giorno 18 non sono sani, e quindi non trapiantabili, andranno eliminati. Proprio per questa fortissima selezione in corso si deve sempre tagliare un numero maggiore del numero di cloni necessario. Inoltre così facendo si arginano eventuali perdite, saranno comunque da considerarsi normali perdite attorno al 5-10% dei tagli. 

Una variante professionale è il propagatore automatico, una camera a temperatura, luce ed umidità controllate nella quale si mettono i vassoi di cloni senza serrette, ma anche un growbox con un potente umidificatore può assolvere al compito (prestando sempre attenzione alle lampade utilizzate ad altissima umidità ambientale).

In una serra da talee chiusa si hanno 23 gradi circa e oltre il 90% di umidità quindi se dovessero trovarsi dei focolai di infezione fungina si possono polverizzare i cloni a patto di rispettare le dosi del fabbricante e sempre provando su pochi esemplari per testarne la fitotossicità. In caso di attacco fungino è bene disinfettare vassoi e serrette con acqua ossigenata diluita oppure ipoclorito di sodio diluito in acqua.

Quando si sono trapiantati i cloni si può cominciare con la fase vegetativa. Uno stimolatore di radicazione biologico è l'ascophyllum nodosum, per chi sceglie il bio, mentre per gli aficionados del minerale si può usare una forte diluizione del prodotto per crescita. Volendo si può polverizzare le giovani piantine appena trapiantate con la medesima soluzione, in quanto la fertilizzazione fogliare risulta molto effettiva in tutti gli stadi. In commercio vi sono diversi prodotti per polverizzare le giovani piante e stimolarle, dal nitrato d'ammonio fortemente diluito a complessi fitostimolanti necessari quando servono tessuti carnosi e allungati.

Finora però abbiamo parlato di come clonare partendo da rami tagliati da piante madri, ma cos'è una pianta madre? Una pianta madre è una pianta mantenuta in stato vegetativo perenne dalla quale si possono attingere numerosi cloni. A diciotto ore di luce al giorno e con una fertilizzazione azotata si mantengono le piante in condizione di crescere continuamente senza entrare in fioritura e quindi senza andare incontro a morte sicura. A questo modo si mantengono e si conservano i differenti strain di cannabis nel mondo, presso gli appassionati e presso le seedbank. 

Non è difficile mantenere delle madri, la difficoltà è creare e mantenere degli esemplari vigorosi e produttivi: una pianta madre di un vivaio rimane viva circa due anni durante i quali viene regolarmente potata e trattata con spray fogliari al fine di prelevarne un altissimo numero di cloni ogni 15 giorni. Se non servono migliaia di cloni ogni mese, a livello amatoriale cioè, si coltivano potando regolarmente ma senza polverizzare nulla sulle foglie, sì da mantenere le piante compatte e ben sdoppiate con tanti rami pronti a diventare nuove piantine. Ogni foglia marcita o disseccata andrà rimossa dalle madri per evitare ogni possibile infezione che porta il materiale organico marcescente. 

Numerosi coltivatori applicano sempre un sistemico antifungino, cioè un prodotto killer dei funghi che agisce in tutta la pianta per diffusione interna. La garanzia che dà questa classe di prodotti è fondamentale nelle produzioni su larga scala, insieme a una corretta igiene dei locali e alle severe misure d'igiene che vanno applicate strettamente. In casa le talee si possono fare facilmente senza timore, ricordandosi sempre di tagliare un buon numero in più degli esemplari necessari.  

Riassumendo le talee sono importanti perché sono il mezzo di trasmissione e conservazione di moltissime genetiche, anche tra gli appassionati, e perché sono uno strumento indispensabile nella coltivazione professionale. Buone fioriture e non dimenticate di usare un filtro contro gli odori anche se avete solo dei cloni in radicazione.

 

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