Cannabis in gravidanza: si può?

Maria Novella De Luca
23 Jul 2021

La gravidanza è un'esperienza emozionante ed emotiva, è il momento in cui tutto di una donna esprime la bellezza della sua femminilità. Certo, frequenti sensazioni di malessere sono una parte inevitabile di questa condizione fisiologica, è abbastanza normale, svegliarsi con nausea, dolori articolari, ansia, stress. Quindi, è normale anche pensare che una futura mamma voglia prendere la sua varietà di marijuana preferita e sperare che il Thc elimini tutti quei problemi. Tuttavia, così come alcol e tabacco non sono raccomandati, anche la marijuana è altamente sconsigliata.


La gravidanza è un’esperienza eccitante ed emotiva,  è il momento in cui tutto della donna esprime la bellezza della sua femminilità, è il momento in cui diventa più raggiante e più bella nonostante i grandi cambiamenti che subisce il suo corpo e che  spesso si faticano ad accettare. Diventare madre è un’esperienza che fa maturare un istinto che fino a quel momento era solo innato e che l’arrivo di un figlio fa uscire allo scoperto, lo trasforma in amore incondizionato, senso di protezione e senso di accudimento. Quel corpo che si trasforma quindi, sarà pronto ad accogliere, proteggere e nutrire il bambino, fino al momento della nascita con la consapevolezza che si sta passando dall’essere donna all’essere madre.

Certo, le frequenti sensazioni di malessere sono parte inevitabile di questa condizione fisiologica, è piuttosto normale, infatti, svegliarsi con nausea, dolori articolari, ansia, stress, tutti sintomi con cui la donna è costretta a convivere anche perché, è fortemente sconsigliata la somministrazione di farmaci salvo casi eccezionali. Detto questo, quindi,  è più che plausibile che una futura madre possa desiderare di prendere la sua varietà preferita di marijuana, far entrare un po’ di THC nel suo organismo e sperare che il fumo (o il vapore) spazzi via tutti quei problemi.

Tuttavia, come è sconsigliato assumere alcol e tabacco, anche la marijuana, sia quella legale che non legale, è altamente sconsigliata in quanto può intervenire nel processo di sviluppo del bambino. Sebbene ci siano una discreta quantità di studi che negano questi rischi,  vale comunque la pena considerare tutte le ricerche che, invece, ne confermano l’esistenza.

Numerosi studi scientifici, infatti, come quello realizzato nel 2019 dall’Università di Cagliari in collaborazione con l’Accademia delle scienze di Budapest e l’Università del Maryland e pubblicato sulla rivista Nature Neuroscience, hanno dimostrato che il THC (tetraidrocannabinolo) ha un impatto negativo sul feto.

La ricerca, condotta dal Dipartimento di Scienze Biomediche dell’ateneo cagliaritano sotto la guida della dottoressa Miriam Melis, ha evidenziato il legame fra l’esposizione al Thc, il principale componente attivo della cannabis, e l’alterazione del sistema neuronale dopaminergico a partire dall’osservazione di giovani ratti in laboratorio che dopo essere stati esposti anche per una sola volta alla molecola del Thc mostravano importanti modificazioni dei recettori della gratificazione, alla base di diversi disturbi.

Fumare cannabis in gravidanza, o assumerla in qualsiasi altra modalità, quindi, può comportare danni irreversibili al sistema nervoso centrale del bambino (modifiche della struttura cerebrale, alterazioni cognitive e comportamentali e alterazione della normale espressione del corredo genetico). I potenziali rischi dell’uso di cannabis in gravidanza, sono diversi,  ma i medici sono soliti allertare soprattutto della possibilità che il bambino abbia un basso peso alla nascita. Molti suggeriscono anche un possibile legame tra l’uso di THC e i parti prematuri e dicono che potrebbe persino portare ad una circonferenza cranica più piccola al momento della nascita.

Ci sono anche altri studi effettuati su roditori che hanno scoperto che l'uso di cannabis da parte della madre potrebbe causare problemi cognitivi ai figli nei successivi anni di sviluppo.

Inoltre, c’è da considerare anche quali sostanze chimiche potrebbero nascondersi in determinati lotti di cime o altri prodotti ricchi di Thc. Questa industria non è ancora del tutto regolamentata ed alcuni prodotti potrebbero contenere muffe, batteri o pesticidi usati per trattate le piante durante la crescita. L’assunzione di questo tipo di sostanze non solo nuoce alla salute della donna, ma anche a quella del bambino.

Se il Thc quindi è troppo aggressivo e non adatto allo sviluppo del feto, numerose ricerche ed esperimenti in laboratorio si stanno rivolgendo allo studio del cannabidiolo e hanno riportato che il CBD non comporterebbe alterazioni al normale sviluppo fisiologico dell’embrione ma, grazie alla sua azione di rilassamento dei muscoli, faciliterebbe il superamento della difficile fase di travaglio.

Le ricerche sul sistema endocannabinoide umano (ECS) sono ancora in corso e alcuni studi dell’ Academy of Breastfeeding Medicine (ABM), mettono in evidenza che ancora mancano analisi accurate che dimostrino gli effetti del CBD sul neonato e che attestino l’importanza dell’endocannabinoide CB1.

Ma al momento però si è notato anche che un altro endocannabinoide avrebbe un ruolo fondamentale nel neonato: il 2-AG, infatti, stimolerebbe la poppata e attiverebbe i muscoli della lingua, fondamentale durante l’allattamento.

Le ricerche attualmente si stanno occupando di scoprire i legami tra CBD e endocannabinoide 2-AG e CB1 nelle prime fasi di vita del bambino.

Ma come assumere il CBD? Sicuramente non attraverso la cannabis light, che seppur in basse quantità, contiene percentuali di THC.

Ciò che, invece, si può assumere è l’olio di CBD che si può tranquillamente assumere in capsule, in gocce o impiegato per massaggiare il corpo.

In conclusione per tutte quelle donne che stanno per avere un figlio e si stanno chiedendo se utilizzare o no marijuana o cbd in questo delicato momento della loro vita, possiamo dire che, mancando ancora molte certezze, il nostro consiglio è quello di evitare l’uso di cannabis durante la gravidanza e soprattutto di consultare un medico o un farmacista prima di prendere qualsiasi decisione. Considerato che le sostanze che una madre assume possono essere trasmesse al bambino attraverso l’allattamento al seno, sarebbe opportuno evitare l’uso di cannabis anche in questo periodo.

Ma tranquille mamme, questa non deve necessariamente essere un’interruzione definitiva, ma solo una pausa. Una volta svezzato vostro figlio, potrete tornare a godervi la cannabis che desiderate in maniera responsabile.

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Maria Novella De Luca