Turismo della cannabis, un'industria da 17 miliardi

Soft Secrets
11 Aug 2022

Le chiamano Cannacations sono le vacanze fatte con lo scopo di fumare ottima marijuana. Dimenticate Amsterdam e sognate la California: dai tour delle fattorie di marijuana agli hotel "bud and breakfast", le destinazioni americane stanno rivoluzionando il turismo della cannabis


Secondo un sondaggio condotto a maggio negli Stati Uniti e pubblicato dalla rivista Forbes, la metà dei millennial afferma che l'accesso alla cannabis legale è importante nella scelta di una destinazione per le vacanze, mentre più di quattro millennial su dieci (43%) affermano di aver scelto specificamente una destinazione perché li la cannabis era legale. Per ora, i viaggi legati alla cannabis sono stati largamente ignorati dagli enti del turismo e dall'industria, lasciando sul tavolo milioni di dollari, dice Victor Pinho, cofondatore di Emerald Farm Tours. "Sono turisti e fanno acquisti: sono qui per spendere soldi nella mecca dell'erba", dice, spiegando che un turista arriva a spendere fino a 400 dollari al dispensario durante le sue visite, circa tre volte di più della spesa media di un cliente abituale.

Non è ancora chiaro quanto diventerà grande la nascente industria del turismo della cannabis, o quale sarà il suo potenziale impatto sull'economia turistica statunitense, ma i primi dati sono promettenti. Uno studio nazionale pre-pandemico della società di ricerche di mercato MMGY Travel Intelligence ha rilevato che quasi un viaggiatore americano su cinque (18%) è interessato a esperienze legate alla cannabis durante le vacanze. Questo numero sale al 62% quando il campione dell'indagine viene ristretto ai consumatori di cannabis di età superiore ai 21 anni con un reddito familiare annuale superiore a 50.000 dollari. Come ben sanno gli olandesi, la cannabis legale fa bene anche altre attività commerciali. Su 25 miliardi di dollari di vendite di cannabis legale nel 2021, Forbes stima che ben 4,5 miliardi di dollari siano stati trainati dai turisti, che hanno versato altri 12,6 miliardi di dollari in ristoranti, hotel, attrazioni e altri negozi, oltre che nelle casse dello Stato e dei comuni. Questo perché per ogni dollaro speso presso un rivenditore di cannabis, c'è un effetto moltiplicatore, con altri 2,80 dollari iniettati nell'economia locale. Per molte destinazioni, si tratta soprattutto di entrate passive, senza quasi alcuna promozione locale.

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Consideriamo il Colorado, dove la cannabis a scopo ricreativo è legale da un decennio e ha portato 423 milioni di dollari di tasse solo l'anno scorso. Il sito web dell'Ufficio del Turismo del Colorado offre poche indicazioni per i viaggiatori 420-friendly, oltre a consigli generici sulla sicurezza della cannabis, linee guida legali e altri consigli pratici. "La cannabis non è uno dei principali motori in termini di turismo nel nostro Stato, rispetto a categorie come le attività ricreative all'aperto", ha spiegato a Forbes un funzionario del turismo del Colorado, sottolineando che non esistono statistiche o rapporti sul volume dei viaggi o delle entrate. Anche se il Colorado non sta cercando di attrarre in modo proattivo i turisti che vogliono sperimentare la cultura della cannabis, gli imprenditori dello Stato pioniere della legalizzazione tout court lo stanno facendo.

Il Patterson Inn di Denver, un hotel boutique con 9 camere da letto situato, appropriatamente, al 420 di E. 11 Street, ospiterà presto la prima sala per il consumo di cannabis autorizzata in un hotel della città. Il proprietario Chris Chiari dice che il suo club di 1.000 metri quadrati - che si chiamerà 420 Suite - sarà aperto agli ospiti paganti dell'hotel entro la fine dell'anno.

Ma chi sono quelli che vanno in cannacation?

L'ultima ricerca dipinge un ritratto del viaggiatore tipico della cannabis che assomiglia meno allo stereotipo del fattone e più a qualsiasi altro vacanziere di alto livello: è probabile che sia un millennial o più giovane (63%), che abbia una laurea (59%), un lavoro (82%) e un reddito familiare medio di 87.000 dollari, secondo un rapporto della Cannabis Travel Association International (CTAI), un gruppo commerciale del settore. "Entro il 2025, il 50% dei viaggiatori negli Stati Uniti saranno millennial", afferma Brian Applegarth, fondatore dell'organizzazione. "E il loro rapporto con il consumo di cannabis è estremamente normalizzato rispetto ai leader del settore di oggi, che ancora sono legato a stereotipi stigmatizzanti".

Con la mappa della cannabis legalizzata negli Stati Uniti che assomiglia ancora a una trapunta patchwork, la California è emersa come il centro del turismo della cannabis per ora, con una manciata di altre destinazioni in tutto il Golden State che hanno recentemente lanciato i loro programmi: dal nuovo Oakland Cannabis Trail, che porta i visitatori in un viaggio immersivo attraverso l'eredità della marijuana nella città, alla Greater Palm Springs, il cui sito web turistico mette in evidenza il lato wellness della cannabis, attraverso i suoi rivenditori, hotel, spa e tour. Il Los Angeles Times ha poi recentemente definito il quartiere alla moda di West Hollywood come "l'Amsterdam del Far West", grazie all'alta concentrazione di dispensari, tra cui alcuni sostenuti da celebrità come Jay-Z e Woody Harrelson. Insomma, per quanti vogliono volare oltre oceano, ci sono un sacco di destinazioni 420-friendly ad attenderli: che sia la visita con degustazione in una marijuana farm o il soggiorno in un bud&breakfast, la nascente branca del turismo cannabico promette di offrire esperienze - se non indimenticabili - certamente uniche.

 

Questo articolo è tratto dal numero 4/2022 della Rivista cartacea Soft Secrets.

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