Jimi Hendrix, più libri di fantascienza che Lsd
Il 18 settembre di 52 anni fa moriva la più grande superstar che avesse mai imbracciato una chitarra elettrica. Uno dei membri più illustri del Club 27, ovvero la lista dei tanti artisti che si sono spenti all’età di 27 anni spesso per abusi di sostanze, Jimi viene collegato agli psichedelici anche se, chi lo conosceva, giura che a sconvolgerlo furono i libri di fantascienza
La morte di Jimi Hendrix è ancora un mistero in cui realtà e mito si mescolano consegnando l’artista alla leggenda. Tra i tanti che hanno cercato di chiarire le vicende anche il padre di Jimi che ha tentato in più occasioni di spiegare le abitudini di suo figlio. «Mi ha sempre detto che la sua predisposizione era soprattutto per l’erba, non amava le droghe pesanti da iniettarsi con gli aghi, al massimo aveva provato l’Lsd, molto di moda tra la sua generazione. Io risposi “Spero che tu non sia sopraffatto dalle sostanze”».
Al Hendrix, padre della leggenda del rock, ha rivelato questi retroscena nel suo libro "Mio figlio Jimi” spiegando che una delle idee più comuni e allo stesso tempo errate su suo figlio è proprio quella legata all’abuso estremo di droghe. «È sempre stato esaltato come uno spirito libero, come un selvaggio che si drogava tutto il tempo… ma non era così. È un'esagerazione collegare Jimi all'abuso di droghe. Parlava contro la droga, così come mi aveva detto più volte». Ma, nonostante le dichiarazioni, i giornalisti non cambiarono mai la loro versione dei fatti. Si racconta addirittura che una volta si sarebbe iniettato acido liquido negli occhi o nel pene, a seconda della versione. La verità è che l'uso di sostanze da parte di Jimi non era diverso da quello delle altre rock star dei suoi tempi.
Gli psichedelici hanno influenzato il suo modo di scrivere le canzoni? Forse.
Ma anche questo è discutibile. Secondo lo scrittore Peter Relic, le canzoni di Jimi erano più influenzate dalla letteratura di fantascienza piuttosto che dalla droga o altro. La rockstar discuteva regolarmente di libri di fantascienza con il suo mentore e manager, Chas Chandler, nel suo appartamento londinese. «Avevo dozzine di libri di fantascienza a casa. Jimi iniziò a leggerli tutti. Ecco da dove provenivano Third Stone From the Sun e Up From The Skies» ha raccontato Chandler. Relic afferma anche che "Purple Haze", la canzone annunciata come "l'inno della droga" di Jimi Hendrix, è stata in parte ispirata dal romanzo di fantascienza di Philp Jose Farmer “Notte di luce”.
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Inoltre, il testo di Arthur C. Clark, Le sabbie di Marte, e in particolare la frase "The eastern sky was aglow with the first light of the rising sun", avrebbero ispirato il brano First Rays of the New Rising Sun. Brani come "Astro Man" o "South Saturn Delta" sono stati, a loro volta, influenzati da Earth Abides di George R. Stewart.
«Se dovessi prendere LSD, allora sarebbe solo per il mio divertimento personale, per divertimento o semplicemente perché mi fa piacere» disse Hendrix in un'intervista nel 1967. Tuttavia "Burning of the Midnight Lamp" potrebbe invece essere stata in effetti ispirata dall’uso degli psichedelici.
La morte di Jimi è tutt’oggi legata all’abuso di droghe, la spiegazione più accettata è quella di "overdose da barbiturici" tuttavia questa non è la spiegazione ufficiale. La fidanzata tedesca di Hendrix, Monika Dannemann, che era con lui la notte prima che morisse, ha affermato che sebbene le droghe possano aver avuto un ruolo nella morte di Jimi, non si trattava di un'overdose. È stata Dannemann a trovare il suo corpo nella loro stanza d'albergo al mattino. Un esame medico ha escluso lesioni esterne come segni di aghi sul corpo di Hendrix. Il referto medico ha concluso che la sua morte è avvenuta "a causa dell'inalazione di vomito a seguito di intossicazione da barbiturici". Tuttavia questo non consente di escludere l’incidenza delle droghe. I resoconti suggeriscono che Hendrix abbia esagerato un po’ alla festa a cui partecipò la sera prima di morire. Aveva fumato e bevuto parecchio. Al suo ritorno in albergo per calmarsi avrebbe assunto barbitone consumando, invece che la mezza compressa raccomandata, due compresse intere per poi ingerirne altre cinque. L'alcol e le pillole fecero vomitare Hendrix nel sonno che così morì soffocato. Quello che ancora non è chiaro è perché Jimi abbia preso così tanti sedativi pur conoscendone gli effetti. Nonostante questa fine poco gloriosa l’astro di Jimi Hendrix brillerà per sempre nel cielo dopo aver ispirato musicisti e di ogni epoca e stile grazie alla rivoluzione da lui apportata nel blues, nel jazz, nel rock e nel soul, il tutto effettuato in soli quattro anni di carriera.