Intervista al titolare di un growshop russo

Soft Secrets
28 Jan 2019

Qual è l’attuale andamento del commercio di cannabis nel paese più grande del mondo? Lo abbiamo chiesto a chi davvero se ne intende, Nikolai Gorshkoff, che più di dieci anni fa ha aperto il primissimo growshop a Mosca, dopo aver lasciato in gioventù la nativa Jacuzia per emigrare nella capitale russa


Soft Secrets: Come è stato il tuo primo approccio con la cannabis?

Studiavo all’università in una località vicino a Vladivostok, sei anni dopo la caduta dell’Unione Sovietica, in un periodo in cui molta gente se la passava davvero male. All’epoca vivevo in un piccolo appartamento preso in affitto, dove ben presto feci conoscenza con i miei nuovi vicini, che erano soliti fumare cannabis.

Quasi tutti eravamo convinti che una buona canna fosse molto più leggera e piacevole della vodka, visti i drammatici effetti che l’alcool può avere. La cannabis, invece, ci faceva guardare al mondo da una prospettiva diversa: eravamo in grado di concentrarci più sulle opportunità che sugli insuccessi; insomma non soccombevamo ai timori di un futuro incerto. Inoltre notai presto che, sotto l’effetto del THC; ero in grado di studiare, fare le mie ricerche o lavorare con maggior profitto, specialmente se ero interessato all’argomento.

Nella tua terra natale, la Jacuzia, la cannabis cresce anche spontaneamente?

Certamente, la nostra terra estremorientale è ricca di racconti e leggende in cui gli sciamani fumano vari tipi di erbe naturali. Questo ovviamente avveniva ben prima che arrivassero da noi i Bianchi e, con loro, il tabacco, giunto prima dall’America all’Europa e poi dall’Europa, tramite Mosca, fino alla Jacuzia, spopolando anche da noi. Vi sono molte sculture e dipinti antichi che raffigurano sciamani nell’atto esplicito di fumare cannabis. Quest’erba da noi cresce selvatica in molte località e, pur non essendo particolarmente potente per ovvie ragioni climatiche, è pur sempre psicoattiva.

In che misura la cannabis è considerata illegale oggi in Russia? O, per meglio dire, qual è l’attuale stato, di diritto e di fatto, della cannabis?

Qui bisogna fare un passo indietro e guardare alla situazione da una prospettiva storica: Nell’ex Unione Sovietica si coltivava canapa per uso industriale a basso contenuto di THC, su un totale di oltre un milione di ettari, destinata alla produzione di prodotti tessili e olio di canapa. Dopo il raccolto, i trattori e gli altri mezzi agricoli erano talmente sporchi della resina sprigionata dalle infiorescenze che dovevano essere puliti regolarmente. Ben presto si scoprì a quale uso destinare lo strato sottile di resina che veniva rimosso da questi mezzi.

Questo “hashish da trattore” veniva persino venduto sui mercati regionali senza alcuna restrizione, in quanto si trattava di merce di scarso interesse. Si sa inoltre che nelle prigioni sovietiche si fumava molta cannabis. – all’epoca almeno il 25% circa dei cittadini sovietici aveva scontato una pena in prigione, dove era possibile fare uso di cannabis. Ovviamente chi l’aveva provata in quel contesto, come chi consumava l’“hashish da trattore, non ne parlava apertamente. Nemmeno la risoluzione approvata dall’ONU nel 1961, su proposta degli USA, contribuì a cambiare lo stato delle cose. Solo la caduta dell’Unione Sovietica determinò una svolta radicale.

Ben presto i poliziotti cominciarono a chiedere bustarelle per coprire singoli episodi di spaccio di hashish, con la minaccia di condurre i responsabili davanti alla giustizia. Insomma la penalizzazione del consumo di cannabis cominciò in Russia solo negli anni Novanta del secolo scorso. Con lo smembramento dell’Unione Sovietica finì anche la produzione di massa di canapa industriale e si proibì a tutti i cittadini di coltivarla in qualsiasi forma.

Chi non rispettava il divieto o veniva colto sul fatto era condannato a una pena detentiva, quale che fosse la quantità di stupefacente contestatagli, da qualche chilo a un solo grammo. Quando nel 2008 Dmitri Medvedev sostituì temporaneamente Putin alla guida del paese, diventando presidente della Russia, la legge fu riformata in senso più realistico introducendo quote, alquanto basse, sulle quantità coltivate, pari a sei grammi di infiorescenze essiccate o 19 piante autoprodotte. Questa norma è tuttora in vigore e, di conseguenza, nessuno può essere condannato per spaccio di cannabis quando si accerti che la quantità detenuta è inferiore a sei grammi, o comunque inferiore a 19 esemplari.

Sembra che in Russia sia ammesso il commercio di potenti semi di cannabis. Com’è possibile? A tale riguardo il tuo paese sembra essere ben più avanti rispetto, ad esempio, alla Germania o a molti altri paesi UE.

Il ragionamento è semplice: i semi di canapa da noi sono legali perché non contengono THC. In realtà nemmeno semi particolarmente potenti comportano problemi, purché non siano coltivati in grosse quantità. A livello precauzionale io ho scelto di non vendere semi nel nostro shop di Mosca e nemmeno online. Ma i Russi possono tranquillamente comprare semi di alta qualità su altri siti web, quelli delle grandi banche di semi internazionali.

Normalmente questi semi sono spediti tramite un servizio sicuro di corriere già da quattro anni a questa parte. Nel nostro paese è teoricamente possibile vendere anche talee: nemmeno queste, infatti, contengono THC, anche se finora nessuno si è mai azzardato a farlo. La mia ditta sta certamente prendendo in considerazione questa possibilità e ne ho già parlato con il nostro avvocato, ma dobbiamo ancora cominciare.

Esistono attualmente delle banche di semi o dei breeder russi che lavorano su genetiche originali autoprodotte?

Sì, sono già presenti in Russia sia banche di semi che breeder, anche se le loro vendite e gli stessi prodotti che offrono rientrano ancora in un’area grigia. I semi sono per lo più immessi sul mercato da società di vendita per corrispondenza, che si approvvigionano a loro volta da grandi banche dei semi – quali Dinafem e Sensi Seeds – e smerciano poi questi prodotti sul mercato nazionale già da alcuni anni. Per l’import, talvolta, possono sorgere difficoltà alla dogana – ma non è detto che questi controlli avvengano sempre.

Alcuni distributori rimuovono i semi dalla confezione originaria e li rimballano in confezioni che danno meno nell’occhio prima di rivenderli, senza sottostare così a ulteriori ispezioni. X Seeds e Ahh Seeds sono due banche di semi nazionali che producono in proprio specie ibride di genetica russa, in grado di resistere a forti gelate. Alcuni coltivatori preferiscono i semi olandesi, altri invece si orientano su prodotti spagnoli, americani o anche russi. Ma non si tratta di vendite ufficiali soggette ad imposte. Esiste semplicemente una domanda da soddisfare ed è possibile anche guadagnarci un bel po’ di soldi senza necessariamente far sapere nulla alle autorità. In Russia è così in diversi settori e non è certo una novità.

Esistono dei dati statistici? Quanti russi oggi consumano cannabis più o meno regolarmente?

È difficile fornire cifre esatte perché non sono disponibili né ricerche di mercato rappresentative né dati ufficiali. Dopo tutto, se si chiedesse ai fumatori russi di rispondere a un questionario statistico, molti di loro non sarebbero certo disposti a rivelare di fumare erba. Tuttavia, tenendo conto che in Russia ci sono oltre 200,000 detenuti finiti in prigione per reati connessi alla cannabis – e almeno il doppio per detenzione di altre droghe illegali, soprattutto oppioidi, suppongo che per lo meno il 10% della popolazione oggi consumi occasionalmente o regolarmente la cannabis.

In quali città russe la cannabis risulta più diffusa?

La maggior parte dei consumatori di cannabis vivono sicuramente a San Pietroburgo, dove la cannabis si può facilmente trovare sul mercato nero. Ciò è dovuto principalmente al fatto che molti prodotti a base di cannabis, ad es. l’hashish marocchino, raggiungono la Russia attraverso questo porto baltico.

In nessun’altra città russa è possibile vedere gente fumare cannabis per strada con tanto facilità come a San Pietroburgo. Per contro a Mosca, o in altre metropoli russe, è molto difficile approvvigionarsi d’erba o di hashish da fonti sicure e, quando questo avviene, bisogna conoscere le persone giuste e pagare un prezzo più alto rispetto a San Pietroburgo.

Quanto costa a Mosca un grammo di cannabis di buona qualità?

Premesso che io non ho mai né comprato né venduto cannabis sul mercato nero, presumo che il prezzo dipenda, in definitiva, dalla quantità che si acquista. Per dieci grammi il prezzo per grammo a Mosca va dai dieci ai quindici dollari, per un totale quindi di 100 - 150 dollari. Ovviamente maggiore è la quantità e minore sarà il prezzo per grammo.

Sul mercato nero russo si paga sempre in dollari o anche in rubli?

In rubli è possibile, ma dagli anni Novanta noi russi acquistiamo beni e servizi sempre in dollari, anche se la nostra valuta oggi è liberamente convertibile. Il rublo ha però perso molto del suo potere d’acquisto, mentre il dollaro americano si è rafforzato e per questo motivo rappresenta ancora oggi, per molti russi, la soluzione più praticabile quando si tratta di pagare in contanti. Ma anche in questo caso non sono disponibili dati affidabili o ufficiali a documentare questo fenomeno.

La cannabis può rappresentare un’alternativa valida alla vodka, così tanto diffusa in Russia? Se ne potrebbe cominciare a parlare...

Ma certo! Può rappresentare una valida alternativa sia alla vodka che all’alcol in genere, sono assolutamente d’accordo. In Russia, però, è raro incontrare medici pronti a raccomandare la cannabis come droga ricreativa alternativa. Gli studenti di medicina qui seguono un lungo corso di studi e specializzazione, che dura in tutto 12 anni, prima di cominciare a praticare la professione e se la vogliono tenere ben stretta.

Molti medici russi sono certamente convinti dei benefici della cannabis rispetto all’alcol, ma non vogliono esporsi dichiarandolo pubblicamente perché, così facendo, creerebbero precedenti per una "propaganda favorevole alle droghe" e rischierebbero così di perdere la loro abilitazione. Questa situazione, peraltro, impedisce qualsiasi dibattito pubblico sull’uso medico della cannabis.

Vuoi quindi dire che la cannabis medica non è ammessa in Russia?

Purtroppo no, il THC – come la cannabis – è ancora considerato del tutto illegale e quindi demonizzato come stupefacente privo di qualsiasi proprietà medica documentata. Del resto i tempi della giustizia – e della giurisprudenza – sono lenti in Russia, e la situazione resterà tale fin tanto che non ci sarà una riforma sostanziale della legge in favore della cannabis. Il processo legislativo marcerebbe a un passo più spedito se Putin dichiarasse in prima persona che la cannabis è una preziosa erba medicinale. Ma questa possibilità sembra ancora remota.

Quando prevedi che la cannabis diventerà legale anche in Russia?

Ehm credo che avrò raggiunto la sessantina quando questo avverrà. Fra 20 anni sarà difficile trovare russi ancora convinti che la cannabis rappresenti una droga dannosa da combattere su ogni fronte. Prima però dovremmo abolire il divieto sul CBD e permettere che la cannabis per uso medico sia ammessa. Per questo, ne sono certo, ci vorranno circa 10 anni.

Non sembri essere molto ottimista...

Cerco solo di essere realista. Tutto procederebbe più speditamente se solo si potesse convincere Putin a sposare la causa della legalizzazione della cannabis, perché il presidente ha il potere di implementare un vero processo di legalizzazione in tempi brevi. In effetti già in passato ha preso ed attuato decisioni anche impopolari, senza però scalfire di molto la buona reputazione di cui gode in Russia. In questo senso si può guardare alla situazione con un cauto ottimismo.

Testo: M-Dog / Foto: Konoplex growtrade

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