Autoproduzione: la legge proibisce e la Costituzione?
Essere attivista nel mondo contemporaneo significa selezionare una delle dimensioni del vivere quotidiano, nella quale si riscontra un certo grado d’ingiustizia, e dirigere su di essa le proprie energie fisiche e culturali. Spiegare, insomma, al resto della società che le condotte definite illecite in un determinato periodo storico possono essere serenamente rivalutate alla luce di informazioni più approfondite e che la storia dell’umanità è costellata di comportamenti considerati sino ad un certo momento nocivi che poi vengono invece pacificamente accettati e poi condivisi. Essere attivista significa trovarsi all’avanguardia di una minoranza che si indirizza alla maggioranza e cerca di cambiarne le opinioni.
Essere attivista nel mondo della cannabis significa esattamente lo stesso: lottare contro il pregiudizio e spendere il proprio tempo per bilanciare costantemente le annose bugie millantate attorno alla canapa, agire con l’unico obbiettivo di tornare a normalizzare la relazione di questa pianta con la società italiana, società che sino al secondo dopo guerra le attribuiva il ruolo tributatole nel corso dei secoli: una grande alleata allo sviluppo sociale ed industriale delle società che non la stigmatizzano. Svolgere queste attività con dedizione e forza di volontà può però comportare delle spiacevoli conseguenze di profilo penale ed è per questo che oggi vi presentiamo una figura ben conosciuta da chi si batte in primis per la depenalizzazione della coltivazione personale, per una cannabis terapeutica di qualità e facilmente accessibile ed in seconda istanza per la legalizzazione a 360 gradi di questa pianta meravigliosa. Markab Matossi rappresenta in pieno la figura dell’attivista cannabico ed il suo curriculum vitae ne è dimostrazione concreta: nel 2002 approfondisce le potenzialità di fitodepurazione della canapa in un esame di urbanistica, per 14 anni è amministratore di un forum italiano sulla cannabis, dal 2010 al 2018 forma parte del Direttivo dell’Associazione ASCIA (porta di comunicazione tra il mondo cannabico e la politica), fra il 2015 ed il 2018 è ideatore e parte del direttivo dell’Associazione Canapa info point, fra il 2016 e il 2018 si spende come consulente per le coltivazioni di canapa e si impegna nella creazione della rete di imprese “Rete Cannabis” per seguire gli agricoltori che volessero coltivare canapa, per il seme alimentare, per la fibra e il canapulo, per il fiore o per le estrazioni. Markab Matossi è ovviamente anche un grower (come la maggioranza dei nostri lettori) e a causa di questa passione lo scorso 24 maggio è stato arrestato perché trovato in possesso di cannabis presso il suo domicilio. Oggi Soft Secrets dedica questa intervista a lui e a chi come lui soffre sulla propria pelle le conseguenze di un proibizionismo nefasto ed antistorico, un’intervista per tutto coloro che con il loro esempio si sono ritagliati il ruolo di avanguardisti e precursori della società che vorremo lasciare ai nostri figli.
SSIT: Buongiorno caro Markab, allora ricordiamo come premessa che tu sei anche un paziente in cura con cannabis, esatto?
Certo, per emicrania e anoressia nervosa, entrambe patologie che avevo da piccolo. Nel corso degli anni grazie all’assunzione regolare di cannabis non ho ne avevo più sofferto, quando 3 anni fa però sospesi i cannabinoidi per un viaggio all’estero, dopo 3 giorni cominciarono i primi attacchi di emicrania e così ho provveduto quanto prima a fare il procedimento per la prescrizione. La mia terapia prevede 30 grammi mensili di Bedrocan che compravo per la spesa di circa 500/600 euro.
SSIT: Ok torniamo al passato recente, con quanto materiale sei stato arrestato?
271 grammi di cannabis contenuta in vasi, 3 panetti di hashish del peso di 164 grammi, 16 piante di marijuana (la mia terapia) e 163 piante di canapa industriale: Eletta campana, Carmagnola e Fibranuova.
SSIT: È già stata emessa sentenza per questi fatti?
Si, 3 anni: 4 anni -1 anno per rito abbreviato per coltivazione (senza attenuati per uso personale e di ricerca) di ingente quantità, stiamo attendendo la trascrizione del giudice, ma sono comunque contento che sia stata tolta la falsa accusa di spaccio.
SSIT: A parte i problemi recenti di maggio hai avuto precedenti problemi per coltivazione? Se si quanti e quali?
Mai avuto problemi legali per questa pianta prima di quest’anno, fortunatamente fare l’attivista mi ha aiutato molto nel sapermi porre al meglio nelle diverse situazioni.
SSIT: Cosa vuoi dire?
Nel gennaio del 2012 mi sono indirizzato attraverso posta certificata alle più alte istituzioni dello Stato e fra esse al Presidente della Repubblica, alla Corte Costituzionale, alla Prefettura ed al tribunale della mia città, Trieste. Ho provato a riterare la mia richiesta di delucidazioni costituzionali nei mesi seguenti, ma non ho mai ricevuto nessuna risposta. L’aspetto che avrei voluto discutere con i nostri rappresentanti riguardava la possibilità, secondo me garantita dalla Costituzione, di autoprodurre cannabis per scopi personali.
SSIT: Secondo il tuo ragionamente la coltivazione di cannabis vietata dalla legge dovrebbe essere tutelata dalla Costituzione?
Il secondo comma dell’Art.4 della Costituzione italiana afferma che: “Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”. Siccome tale articolo non specifica come si debba perseguire il progresso del paese, mi domando se per togliere proventi alla criminalità organizzata possa essere legittimato ad autoprodurre (ovviamente non per vendita) per per uso personale e di ricerca infrangendo una legge con l’unico scopo di perseguire un bene superiore garantito dalla Costituzione. Non avendo mai ricevuto risposta dalle istituzioni mi sono sentito legittimato nella mia riflessione. Tra l’altro nel 2012 non sapevo ancora di poter utilizzare la cannabis per motivi medici quindi quando, lo scorso anno, ho capito che il farmaco stava scarseggiando per gli altri pazienti perché sottostimato, non mi sono sentito di andare sottrarre il mio fabbisogno di medicamento ad altri pazienti magari non in condizione di autoprodurre.
SSIT: Quando è stata la prima volta che hai fumato cannabis e la prima volta che hai coltivato?
In tarda età, avevo appena compiuto 17 anni, in un parco della mia città con un amico fidato, non ricordo molto, ma porto con me da allora la certezza che questa è la sostanza che migliora la mia qualità di vita. La prima pianta la coltivai a casa di mia nonna sul suo balcone nel 1998 era di varietà Northern Light.
SSIT: Sei stato per 14 anni moderatore e amministratore di un forum cannabico, ci racconti quest’esperienza?
Overgrow.it era più di un forum era una vera è propria comunità di Coltivatori e Fruitori della Cannabis, ragazzi come me che perseguitati dalla Legge Fini-Giovanardi (20 anni per una pianta) trovavano nel web uno spazio di conforto per confrontarsi su una passione comune. Ha permesso di far emancipare molti di noi, è difficile capire cosa si prova ad avere una forte passione interiore che non si può esternare in pubblico, poi ad un tratto incontri persone come te e con la medesima passione che ti capiscono e ti supportano; questa unione è quella che ci ha portato a diventare gli organizzatori della 3°,4°,5°,6° Cannabis Cup italiana a Roma, i ricordi più belli del mio attivismo.
SSIT: Cosa hai imparato e cosa hai insegnato in 14 anni di esperienza?
Ho imparato che noi, estimatori della pianta, siamo una “minoranza di genere” se non una vera e propria razza di umani con un sistema endocannabinoide recettivo ai cannabinoidi e che l’infiorescenza di cannabis permette di soddisfare. Ho potuto farmi questo quadro conoscendo moltissimi consumatori, pazienti, coltivatori, italiani ed esteri.
SSIT: Perché secondo te il mondo antipro è così diviso e non si riesce mai a serrarsi compatti contro il medioevo legislativo?
Questo è il grosso problema della sostanza detta Marijuana: apre la mente e permette a tutti di formare autonomamente una loro opinione sull' argomento, le molte sfaccettature creano competizione e non collaborazione. Ritengo che molto sia stato fatto in questi anni per creare le fondamenta per la regolamentazione della sostanza, ora c’è bisogno della massa, di quel popolo che ci ostiniamo a chiamare sovrano ma non lo è mai stato…
SSIT: Dopo anni di attivismo esiste qualcosa che ti rimproveri? Quali sono i limiti del movimento antipro del nostro paese?
Mi rimprovero di aver fatto troppo da pacere tra le associazioni, ho capito negli ultimi due anni che lo scontro è molto più utile a chiarirsi, si soffre ma le cose si memorizzano meglio. I limiti odierni sono combattere per dei cittadini che pur consumando da decenni si vergognano ancora del proprio status di assuntori di cannabinoidi, ma se siamo i primi noi a non riconoscerci come minoranza, come pretendiamo che gli altri prendano atto di una cosa che non capiscono? È difficile far capire ai benpensanti che, se una cosa è vietata (ingiustamente) ma fa bene al proprio corpo e alla mente, possa anche essere un diritto della persona alimentare il proprio sistema endocannabinoide.
SSIT: Che opinione hai di un paese che nonostante esistano molti esempi internazionali che aprono alla normalizzazione della cannabis nella società moderna, continui a muoversi in direzioni antistoriche?
Il problema è l’omertà che regna sovrana in Italia, si è abituati a lasciar correre tutto, per paura, per interesse, per menefreghismo. Questo fa si che le cose possano solo peggiorare, sarebbe bello essere un popolo artefice del proprio destino.
SSIT: Da quando ti occupi di cannabis anche in Italia sono cambiate molte cose, anche se lentamente. Come credi si possa evolvere la nostra società nel rapporto che ha con la cannabis?
Ho spostato la mia lotta sui diritti costituzionali e sulla minoranza di genere, perché credo che sia l’unica strada che la “burocrazia italiana” concepisca per raggiungere la libertà dell’autoproduzione, per me alla base di una sana legalizzazione. Spero che un giorno noi fruitori di cannabinoidi prendiamo coscienza di quello che realmente siamo, il resto verrà da sé. Altrimenti faremo la fine del tabacco e dei farmaci, sostanze senza controlli di qualità ma sotto uno stretto monopolio.