Lee Scratch Perry, il Dalì della musica

Marco Ribechi
06 Dec 2021

Il musicista giamaicano ha influenzato moltissimi generi musicali tra cui la dance, il post punk e l'hip hop. Era abituato a soffiare marijuana sui nastri di registrazione per migliorarne il suono


Il 2021 per gli amanti del reggae e della musica in generale sarà ricordato come l’anno della morte di una leggenda: Lee "Scratch" Perry. Autore dello stile musicale diventato la base del suono "roots reggae" reso famoso nel mondo da Bob Marley è stato capace di influenzare anche ambiti musicali lontanissimi dalle sonorità sviluppate in Giamaica. Infatti la sua produzione dub, con il suo utilizzo unico dello spazio e dell’eco, ha avuto un influsso profondo sul post-punk, sull’hip-hop e sulla musica dance, fra gli altri generi. 

Considerato uno degli artisti giamaicani più eccentrici e stimati, Perry è stato descritto in un’occasione da Keith Richards dei Rolling Stone come "Il Salvador Dalì della musica. È un mistero. Il mondo è il suo strumento. Dovete ascoltare". Nato nel nord-ovest della Giamaica nel 1936, Perry lasciò la scuola in giovane età. Clement "Coxsone" Dodd, responsabile dello studio e dell’etichetta reggae Studio One, lo assunse come assistente. Perry scalò rapidamente i ranghi come talent scout, DJ, store manager e recording artist. Il nome "Scratch" nacque da una prima registrazione intitolata The Chicken Scratch nel 1965. Perry divenne sempre più indipendente nel corso della sua carriera, staccandosi e formando la sua backing band, "The Upsetters" e lanciando alcuni primi brani basati sugli spaghetti western: Clint Eastwood, Return of Django e The Good, the Bad and the Upsetters, fra gli altri.

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Nel 1973, costruì il suo rinomato studio Black Ark e sperimentò con le drum machine e altre attrezzature da studio. Oltre ai leggendari racconti di spari, vetri rotti e campionamento di versi animali, Perry era noto perché soffiava fumo di marijuana sui nastri master per "migliorare" le registrazioni. È stato il pioniere delle versioni dub dei brani reggae, enfatizzando il basso e aggiungendo il riverbero per creare una sensazione inquietante ed echeggiante. "La macchina dev’essere viva e intelligente. Poi metto la mia mente nella macchina e la macchina esegue la realtà" - ripeteva.

L’album "War Ina Babylon", prodotto da Perry, conteneva uno dei più grandi inni del reggae politicizzato del genere, "Chase the Devil", a metà degli anni 70. Perry produsse altri classici, tra cui il capolavoro cosmico dei Congos "Heart of the Congos" e la cover dylaniana di "Party Time" degli Heptones. "Police and Thieves" di Junior Murvin fu un inno contro la brutalità della polizia, trattata poi dai Clash. Perry produsse anche il singolo del 1977 dei Clash, "Complete Control". Prima di Black Ark, Perry e The Upsetters collaborarono notoriamente con Bob Marley e i Wailers. Le loro registrazioni del 1970 e 1971 sono ancora oggi tenute in grande considerazione. "Scratch ha aiutato mio padre a guardare più a fondo in se stesso ed è stato fondamentale per la sua carriera" ha detto Ziggy Marley.

Perry è sempre stato una sorta di sostenitore della cannabis ed è stato coinvolto nella rispettiva cultura e stile di vita. Nel 1980, Paul McCartney venne arrestato con 7,7 once di erba in Giappone, Paese non certo noto per la sua tolleranza alla droga. Perry aveva già lavorato con McCartney e sua moglie nel 1977 nel suo studio Black Ark in Giamaica. Quando Perry venne a sapere che McCartney era stato arrestato, scrisse una lettera al Ministro della Giustizia di Tokyo chiedendo il suo rilascio. "Vorrei davvero esprimere la mia preoccupazione per il fatto che consideriate eccessivo un quarto di chilo di erba. Ritengo che i poteri erboristici della marijuana per rilassarsi, calmarsi e generare sensazioni positive siano un imperativo. Vi prego di non considerare eccessiva la quantità di erba in questione. Le intenzioni del maestro Paul McCartney sono positive".

Perry fumava da decenni, ma alla fine smise di fumare erba nel 2008, quando aveva 70 anni. "Fumo erba da quando avevo 25 anni e sovraccarica il cervello, ora non fumo più". Poche persone adoravano l’erba quanto Perry e la sua influenza è evidente negli oltre 50 anni del suo lavoro e nel suo retaggio. Perry bruciò lo studio Black Ark nel 1983, convinto che fosse posseduto dagli spiriti maligni, ma continuò a registrare nuova musica per il resto della sua vita. Nel 2003 vinse un Grammy per l’album Jamaican ET. Successivamente, collaborò anche con George Clinton, Moby, the Orb, Ari Up degli Slits, The Beastie Boys e i produttori dub britannici Adrian Sherwood e Mad Professor. Oltre che per la sua musica, Perry era anche noto per il suo eccentrico e colorato senso del vestire e per le sue vedute spirituali. "Sono un alieno di un altro mondo, vivo nello spazio, sono solo un visitatore qui". I tributi a Perry si sono riversati da tutto il mondo alla notizia della sua scomparsa, il 29 agosto. “Il mondo della musica ha perso uno dei suoi creatori più enigmatici; un fenomeno incredibile e senza eguali le cui onde sonore hanno trasformato le nostre vite” ha riassunto perfettamente il DJ reggae David Rodigan. Il romanziere Hari Kunzru ha descritto Perry come “Uno dei più grandi artisti degli ultimi 50 anni. Gran parte delle nostre vite (che ne siamo consapevoli o meno) sono mondi sonori vissuti da lui”.

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Marco Ribechi