La Puglia e la canapa medica

Soft Secrets
07 Jan 2011

The "Turco" decree of April 18, 2007 included natural and synthetic cannabinoids in Table II and therefore made them prescribable, since their presence in the pharmacopoeia was almost virtual until then.


Il decreto Turco del 18 aprile 2007 ha inserito nella Tabella II i cannabinoidi naturali e di sintesi e li ha resi quindi prescrivibili, dal momento che fino a quel momento la loro presenza in farmacopea era quasi virtuale.

Il decreto Turco del 18 aprile 2007 ha inserito nella Tabella II i cannabinoidi naturali e di sintesi e li ha resi quindi prescrivibili, dal momento che fino a quel momento la loro presenza in farmacopea era quasi virtuale. Per la canapa, il Delta-9-tetra-idrocannabinolo (THC) era stato inserito nella Tabella II sezione B, del testo unico sugli stupefacenti (390/90) e ne è stata quindi attestata l'attività farmacologia, che con il ddl all'esame del Senato ha trovato ulteriore riconoscimento con l'inserimento nella stessa tabella anche del Delta-8-tetra-idro-cannabinolo, che è stato inserito solo perché era già in tabella I. Tutti i cannabinoidi presenti in tabella I devono esser presenti anche in tabella II perché altrimenti non si potrebbero prescrivere. E' noto come sulla questione delle tabelle gli organi dello Stato si creano dei margini di manovra rispetto alla prescrittibilità di farmaci prodotti all'estero, mentre la legge Fini Giovanardi continua a non operare alcuna distinzione tra le sostanze: una schizofrenia totale ed un altro assurdo paradosso italiano. Parliamo peraltro di sostanze sottoposte al controllo delle Nazioni Unite e il cui scarso utilizzo in terapia è ritenuto uno scandalo internazionale dagli stessi responsabili, che secondo la definizione ufficiale e in realtà piuttosto surreale, sarebbero addetti al "controllo" di sostanze quasi mai disponibili a medici e malati e notoriamente alla base di un fiorente mercato nero totalmente fuori controllo.

Riscoperta inizialmente da individui con deperimento organico in California, la cannabis sta avendo un grande ritorno anche in Italia dove sono stati rintuzzati i tentativi di riclassificarla come sostanza priva di caratteristiche terapeutiche da catalogare come non prescrivibile. Rimangono i numerosi ostacoli dovuti alle procedure per l'importazione di una sostanza osteggiata per pure considerazioni ideologiche, essendo molto sicura con un rapporto dose efficace e dose letale di 1 a 40.000. Per l'alcool il rapporto è di 1 a 8 e quindi a ragione considerato la droga killer per eccellenza. Alle lungaggini vanno aggiunti gli alti costi, pari ad una media di 500 euro al mese per ciclo di cura, mentre sul mercato nero i prodotti non hanno quasi mai uno standard qualitativo adeguato. ¨


Per i proibizionisti la cannabis dovrebbe rimanere di fatto bistrattata; lo si evince peraltro dalle recenti dichiarazioni del sottosegretario alla Famiglia con delega alle Droghe, Carlo Maria Giovanardi. Come per l'aborto, la colpevole e spesso interessata ignoranza della maggioranza dei medici si lega al retaggio medioevale delle persecuzioni passate e al timore di conseguenze penali o amministrative o di ripercussioni sulla carriera. Un imprinting piuttosto radicato che unito alle pastoie burocratiche provoca la sostanziale scarsità di farmaci antidolorifici a livello planetario.

Di tutta altra tendenza, la Regione Puglia si è mossa anche in questo caso per favorire l'inclusione sociale con la delibera 308 dell'assessore Tommaso Fiore con la quale la Puglia si impegna a coprire interamente le spese dell'acquisto dei medicinali a base di cannabinoidi prodotti all'estero e di trasmettere all'Ufficio Stupefacenti del Ministero della salute la richiesta di importazione. La gratuità in Puglia riguarda farmaci conferiti in ambito ospedaliero a malati terminali o affetti da gravi patologie ed esclude le altre patologie previste. La Puglia diventa così una delle poche regioni in Italia a permette la copertura delle spese. In passato anche la Provincia autonoma di Bolzano, alcune Asl romane e cosentine avevano approvato simili protocolli per vari farmaci, dando generalmente la preferenza agli estratti standardizzati rispetto alle infiorescenze. Rimangono i problemi degli altri pazienti per attivare le procedure di importazione.


Il collettivo Pazienti Impazienti Cannabis o l'associazione Cannabis Terapeutica, pur apprezzando l'erogazione gratuita in ambito ospedaliero, chiedono all'Assessorato della Sanità della Puglia di snellire i procedimenti e di allargare l'assistenza gratuita ad altre categorie di pazienti e la prescrittibilità agli altri specialisti; anche perché, come dimostra la ricerca del ricercatore statunitense dr. T. Mikuriya, sono numerose le motivazioni di utilizzo della cannabis in terapia. Lo studio del 1999 su 2480 pazienti da cui risultava come il 4,6% la utilizzasse per l' inappetenza, il 9,2% per spasmi e crampi, il 45,7% come antidolorifico, il 7,2% per emicrania e nevralgie, il 17,5% per la cura delle problematiche osteo-articolari, il 14,8% per patologie spinali e un 2,3% per contusioni ed altri traumatismi.

La Puglia ammette le infiorescenze della cannabis medica, ma in altre Regioni il comportamento varia a seconda dell'azienda sanitaria di appartenenza: in tutte le ASL di tutta Italia è così. Il costo medio, per un mese di trattamento, che si tratti di Sativex, Bedrocan o altri medicinali a base di cannabinoidi, si aggira intorno ai 5-600 euro, la metà dei quali per le tasse di importazione e le spese di spedizione. I tempi per ricevere il medicinale possono comportare anche mesi di attesa. Secondo i dati dell'Ufficio Centrale Stupefacenti del ministero della Sanità, nei primi quattro mesi del 2008 gli ordini sono stati solo un centinaio. Costi elevati e trafila burocratica producono l'effetto di indurre i pazienti a rivolgersi invece che al medico e al farmacista, allo spacciatore e al mercato nero. In Italia non esistono ditte che producono il farmaco. Un risparmio potrebbe comunque venire da una produzione italiana, che però dovrebbe avere gli standard delle analoghe ditte inglesi, americane, tedesche ed olandesi. Potrebbe avere molto più senso autorizzare il paziente meno problematico a coltivare la cannabis prodotta in cooperativa fondando dei medical social club con degli standard sanitari e di auto-regolamentazione.

Qualche criticità viene rilevata dal dr. Francesco Crestani, presidente nazionale dell'Associazione Cannabis Terapeutica rispetto alla iniziativa della Sanità pugliese: "Apprezziamo la volontà di dare una risposta ai tanti pazienti che non trovano o non trovano più, una risposta alle loro sofferenze con l'uso di farmaci presenti sul mercato nazionale. Ma si critica il fatto che la scelta venga fatta solo da neurologi ed oncologi all'interno della struttura ospedaliera pubblica". Rimane il controsenso di farmaci ben più pericolosi, prescrivibili liberamente da qualsiasi medico di base, ad esempio morfina, fentanile, buprenorfina mentre i cannabinoidi non lo possono essere, parificandoli quasi ai farmaci di esclusivo uso ospedaliero, tipo gli anestetici e i curari. Qui arriviamo ad un altro punto dolente che le associazioni contestano e che ricorda in un certo senso le polemiche sull'applicazione della pillola abortiva, che aveva avuto il suo debutto proprio in Puglia, con l'obbligo che l'inizio della terapia venga effettuato "in ambito ospedaliero o in strutture ad esso assimilabile". L'ospedalizzazione forzata ci appare arbitraria, e la somministrazione di questi farmaci può esser facilmente compiuta in regime di day hospital come peraltro sta giù avvenendo in varie realtà sanitarie italiane.

 

Un punto critico infine è la serie di patologie coperte dal Servizio Sanitario Regionale, piuttosto ristretta dalla delibera. I dubbi del dottor Crestani alla Regione Puglia si riassumono nella richiesta di un allargamento dei medici autorizzati alla prescrizione, l'abolizione del ricovero coatto e che si lascino le indicazioni della terapia alla scienza e alla coscienza dei medici. Secondo il collettivo Pazienti Impazienti Cannabis, la recente delibera non costituisce per quella regione un canale esclusivo di accesso alla terapia:

Un punto critico infine è la serie di patologie coperte dal Servizio Sanitario Regionale, piuttosto ristretta dalla delibera. I dubbi del dottor Crestani alla Regione Puglia si riassumono nella richiesta di un allargamento dei medici autorizzati alla prescrizione, l'abolizione del ricovero coatto e che si lascino le indicazioni della terapia alla scienza e alla coscienza dei medici. Secondo il collettivo Pazienti Impazienti Cannabis, la recente delibera non costituisce per quella regione un canale esclusivo di accesso alla terapia: "La 308 è anche nelle intenzione della Regione, una modalità aggiuntiva "agevolata" per malati affetti da dolore cronico acuto e, spesso, disabilità motoria". Si tratta però di dare la possibilità e esplicita per tutti gli specialisti ospedalieri di prescrivere ed utilizzare tali farmaci. Solo così le indicazioni della terapia rimangono alla scienza e coscienza dei medici, che auspicabilmente cesseranno di aver paura di esporsi a rappresaglie professionali per questo, e si ristabilisce un clima scientifico sereno e degno di un paesi civile, che permetta di mettere al centro le necessità dei malati. 

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