Tra scienza ed integralismo
Le notizie provenienti dal complesso ed articolato mondo della cannabis sono spesso piuttosto contrastanti tra di loro. Ma almeno in Montana i giurati hanno le idee chiare e in questa zona piuttosto periferica degli Stati Uniti un giudice non è più riuscito a trovare un giurato disposto a condannare qualcuno per marijuana.
Le notizie provenienti dal complesso ed articolato mondo della cannabis sono spesso piuttosto contrastanti tra di loro. Ma almeno in Montana i giurati hanno le idee chiare e in questa zona piuttosto periferica degli Stati Uniti un giudice non è più riuscito a trovare un giurato disposto a condannare qualcuno per marijuana.
Le notizie provenienti dal complesso ed articolato mondo della cannabis sono spesso piuttosto contrastanti tra di loro. Ma almeno in Montana i giurati hanno le idee chiare e in questa zona piuttosto periferica degli Stati Uniti un giudice non è più riuscito a trovare un giurato disposto a condannare qualcuno per marijuana. Ed è giusto che sia così e che si possa finalmente dire che in Montana c'è un giurato oltre che un giudice ma che quelle persone non sono più disposte a sostenere la guerra contro l'erba nelle aule dei tribunali di quello stato. Tanto per buttarla sugli slogan, "giusto o sbagliato non può essere un giurato!".
Thomas Szasz |
Ma anche dal punto di vista scientifico le cose non sono sempre così lineari. Mentre il nostro governo insiste sulle criticità del consumo ricreazionale, dal mondo della ricerca si evidenziano generalmente aspetti estremamente positivi e le tante possibilità di utilizzi in campo medico, che in alcuni casi sono addirittura sensazionali.
E' il caso dei contenuti del film di Len Richmonds, già collaboratore della BBC, distribuito da Amazon e che si intitola "E se la Cannabis curasse il cancro?". Il documentario, pur non considerando la cannabis la panacea di tutti i mali, raccoglie le tante testimonianze di ricercatori che indagano sul rapporto tra cannabis ed endocannabinoidi nella cura dei tumori.
Ad esempio, secondo uno studio pubblicato nel giornale Molecular Cancer Therapeutics e inerente la somministrazione combinata di THC e TMZ, è stata dimostrata la forte attività di queste sostanze nei casi di cancro al cervello resistenti ai trattamenti tradizionali. Già nel 2006 uno studio pilota pubblicato sul Journal of Cancer indicava come la somministrazione di THC riducesse la proliferazione tumorale in due soggetti su nove. Altre ricerche dimostranti la attività antitumorale di cannabinoidi ed endocannabinoidi, indicano come le sostanze possano inibire la proliferazione delle cellule cancerogene nel carcinoma del seno, della prostata, colon-rettale, della pelle, dei polmoni, dell'utero, l'epitelioma della tiroide, l'adenocarcinoma pancreatico e altri.
Sono molti i paesi che stanno investigando le virtù antitumorali di questi composti come risulta dalle ricerche attuate in Spagna, negli Stati Uniti e anche in Italia. E tanto per controbilanciare queste notizie dalla West Coast, è uscito il nuovo terrificante dossier di cinquecento pagine del dottor Serpelloni di Verona che, su impulso del sottosegretario Carlo Giovanardi, sottolinea i pericoli che possono derivare dal consumo della canapa, una sostanza che in Italia deve essere resa tanto pericolosa da giustificare l'equiparazione via decreto all'eroina, smentita da tutte le commissioni scientifiche del pianeta che mettono al primo posto l'alcol tra le droghe effettivamente pericolose. Il report fa della cannabis il principale obiettivo di un attacco senza precedenti anche perché dal sito del governo erompe una vera e propria dichiarazione di guerra agli stili di vita come nel caso della repressione dei concerti reggae, dei rave paties e degli smart shop.
Mentre procede questa guerra agli stili di vita dei giovani Giovanardi sembra non avere idea di quel che succede nei palazzi del governo dove il suo tanto strombazzato impegno su droga, sport e famiglia sembra negare l'evidenza visto il vero e proprio bordello a cielo aperto che è stato scoperchiato dal fenomeno del bunga bunga e che fa da indicatore allo stato dell'arte di un sistema piuttosto putrido.
Forte con i deboli e debole con i forti, l'Italia di Giovanardi ha assieme ad altri paesi "amici delle convenzioni" respinto la richiesta del presidente boliviano Evo Morales di abrogare il divieto di masticare la foglia di coca, una pratica millenaria ancorata nella costituzione boliviana. E' l'ennesima dimostrazione di come la proibizione di pratiche sostanzialmente innocue costituisca una forma di razzismo e di colonialismo culturale. Il provvedimento avrebbe lasciato intatto il tanto criticato "sistema di controllo globale" delle sostanze psicotrope. Ma l'Italia schierandosi da sola in compagnia di 16 paesi amici delle convenzioni si è ulteriormente isolata in un club di finti integralisti verso cui l'effetto boomerang si farà presto sentire rispetto a tante insensatezze, compresa la stessa ormai insostenibile proibizione della canapa.
Per l'Italia e gli altri estimatori del proibizionismo integrale è importante mantenere integralmente una convenzione che fa acqua da tutte le parti e che di fatto impedisce ogni tipo di riforma in campo sociale, politico e sanitario. Una politica molto simile alle cacce alle streghe del Medioevo descritta dallo psicoanalista statunitense Thomas Szasz ne "Il mito della droga" che parla ampiamente dei fenomeni di della persecuzione rituale delle droghe dei drogati. Szasz si era proposto un obiettivo semplice ed ambizioso e cioè individuare il rapporto tra certi tipi di comportamenti rituali nell'epoca della religione teocratica o
terapeutica. Dal momento che il dramma dell'uomo moderno è la continuazione piuttosto schizofrenica di un dominio religioso che passa in parte ad essere quello della medicina che a sua volta diviene un fenomeno totalizzante che si accosta, senza sostituirlo del tutto, al dominio tradizionale di tipo religioso. Con la scoperta del farmaco - parola che in greco antico significava veleno e capro espiatorio - si crea una inesauribile modalità di mantenimento e di trattamento dell'ordine. E in effetti è ovvio come -o a causa del suo smodato concetto di Dio o a causa del suo smodato concetto di Salute- l'uomo diventi infine la vittima della sua stessa arroganza. Mi sembra che la cosa di cui in questo momento l'umanità ha sopratutto bisogno sia la moderazione e la temperanza in tutte le cose importanti; e dal momento che due delle cose più importanti nella vita sono la religione e la medicina, abbiamo bisogno di moderazione e di temperanza nei confronti di Dio e della Salute. Moderazione nei confronti di Dio significa tolleranza religiosa ovvero controllo non dei fedeli, cioè di chi adora, ma di coloro che vorrebbero controllare come essi devono adorare. Negli Stati Uniti il Primo emendamento della Costituzione garantisce, così come in altre libere società analoghe leggi laiche e costumi, la protezione del cittadino da una tale molestia in campo religioso. Similmente, la moderazione nei confronti della Salute significa tolleranza medica, cioè controllo non dei consumatori di droga, ma di coloro che vorrebbero controllare come essi devono consumarle. Ma né negli Stati Uniti, né in alcun altra società moderna il cittadino è protetto da una tale molestia in campo medico.
Tanto, come suggerisce Szasz, occorre un ripensamento e una rivoluzione culturale per superare la nostra incrollabile convinzione - e la nostra condotta basata sua questa convinzione - che le cure giustifichino la coercizione e che la coercizione sia la prova per eccellenza della cura. Insomma il mix religione e fanatismo scientifico sembrano costituire proprio in questo inizio di millennio una sfida sempre più micidiale per le nostre libertà.