Cile: cannabis pronta per la nuova Costituzione
È di pochi giorni fa l'iniziativa di inserire il diritto alla cannabis nel processo che vede il Cile impegnato a redigere la nuova Costituzione. Una proposta che, per essere formalizzata e inserita nella discussione, richiedeva l'adesione di circa 15.000 firme, per cui era stato attivato un indirizzo elettronico fino al 1 febbraio.
Ma in sole 9 ore, l'iniziativa popolare per garantire il diritto a coltivare e consumare cannabis nella nuova Costituzione è riuscita a raccogliere le 15.000 firme necessarie. In questo modo, sarà discusso all'interno della Commissione per i diritti fondamentali dell'organismo, insieme ad altre proposte relative all'aborto, all'istruzione e alle pensioni.
Si chiama "Cannabis alla Costituzione Ora: per il diritto al libero sviluppo della personalità, alla sovranità personale e al benessere", (https://iniciativas.chileconvencion.cl/m/iniciativa_popular/o/45286) la proposta popolare promossa dal collettivo "Activismo Cannábico Chile", che è stata presentata il 9 gennaio e, dopo pochissime ore, soddisfaceva già i requisiti per entrare nella Commissione per i diritti fondamentali dell'organismo costituzionale.
Una raccolta firme avvenuta in tempi record che dimostra il grande interesse dei cileni in merito alla legalizzazione della marijuana. La proposta si propone di legalizzare l'autocoltivazione della marijuana e depenalizzare il possesso e il consumo della pianta come parte di un diritto costituzionale, un'iniziativa della deputata Ana María Gazmuri, membro della Convenzione Costituente, Manuela Royo, sindaco di Quilicura Paulina Bobadilla, insieme al sostegno delle 43 organizzazioni che fanno parte del collettivo "Activismo Cannábico Chile" e di 15.000 firmatari.
I promotori spiegano di voler porre rimedio a livello costituzionale "ad una violazione sistematica della dignità essenziale e della sovranità personale delle persone che coltivano volontariamente piante e consumano sostanze endogene per scopi legittimi". Dato questo criterio, propongono che tutte le persone "abbiano il diritto di coltivare il loro legame con la natura e di poter beneficiare dei suoi frutti, nell'ambito di un rapporto equilibrato e rispettoso".
Una questione che ora può entrare ufficialmente in discussione nel processo costituzionale del Cile con grandi possibilità di essere riconosciuto come diritto costituzionale.
"Lo Stato del Cile, attraverso i suoi agenti, esercita una violazione sistematica della dignità essenziale e della sovranità personale delle persone che coltivano volontariamente piante e consumano sostanze endogene per scopi legittimi, vedendo violati i loro diritti fondamentali", afferma l'iniziativa.
Attualmente questa proposta ha il sostegno di 28.857 persone e si posiziona così come una delle più votate dai cittadini insieme a "Con i miei soldi no", che cerca di difendere la proprietà delle pensioni (34.982), e "Si sarà legge”, che vuole garantire il diritto all'aborto (24.734).
“La legge è applicata male. I comportamenti consentiti sono perseguitati e condannati. Imprigionano innocenti. La responsabilità penale si presume per la mera presenza di piante o specie controllate con il solo merito di una denuncia anonima (la punizione è illegittimamente prevista sulla base di pregiudizi e speculazioni)”, aggiungono gli attivisti. Le iniziative di norma popolare possono essere presentate fino al 20 gennaio sulla piattaforma della Convenzione costituzionale.
“C’è bisogno di un cambiamento” si legge sulla pagina twitter e sugli altri social dell'Associazione "Attivismo Cannabico Cile".
E ancora: "Abbiamo tutti contribuito volontariamente da diverse aree e ci siamo uniti e ci siamo rafforzati per continuare a lavorare fino a quando non potremo essere liberi e vivere in un paese in cui essere un consumatore di cannabis non è sinonimo di essere un criminale".
“Per la nostra sovranità personale non dobbiamo abbassare le braccia! Ora più che mai è il momento di stare uniti e partecipare attivamente alla legislazione nazionale! Lo Stato deve trattarci con rispetto e dignità".
È chiaro che molti cileni siano ormai pronti a lottare, in maniera sempre più consapevole, per una riforma politica sulla cannabis e la risposta avuta in così poco tempo dimostra che non sono pochi e sono determinati.