Chiesa contro Cannabis: in Argentina è ipocrita legalizzare

Marco Ribechi
23 Aug 2021

La Conferenza Episcopale ha accusato di ipocrisia il capo di Stato argentino per una presunta apertura nei confronti della Cannabis. Secondo l'autorità religiosa questa sarebbe causa di dolore nelle comunità più fragili e povere.


“Perché osservi la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio?”. Così spiega la famosa parabola di Gesù, chiamata anche “Non Giudicare”, recitata durante il discorso della montagna nel vangelo di Matteo. E prosegue: “Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello”.

Ad ascoltare l’appellativo di “ipocrita” con cui la Chiesa Cattolica si è rivolta al Capo di Stato dell’Argentina Alberto Fernandez per aver manifestato un’apertura nei confronti della Cannabis verrebbe proprio da rispondere con il celebre discorso della trave nell’occhio che, a quanto pare, è stato dimenticato in primis proprio dai rappresentanti religiosi.

Fernandez infatti ha affermato che “ognuno della propria vita ha il diritto di fare quello che vuole” riferendosi proprio a una possibile depenalizzazione o legalizzazione dell’uso ricreativo della Cannabis. Ricordiamo che attualmente nel paese sudamericano l’uso della marijuana è consentito solo per fini terapeutici, tanto che è prevista una detenzione dai 5 ai 15 anni per coloro che ne fanno un uso illecito o vengono semplicemente trovate in possesso di essa.

Le parole del Capo di Stato però hanno subito suscitato l’indignazione della Conferenza Episcopale che ha definito la posizione del politico “ipocrita”. Proprio come nella parabola del “Non giudicare”. 

Secondo la Chiesa sarebbe ipocrisia pensare alla legalizzazione della pianta guardando "alla povertà e all’indigenza vissuta da centinaia di migliaia di adolescenti e giovani che non possono aspirare ad una formazione seria o ad un lavoro decente”. E inoltre, la nota episcopale continua con le seguenti parole: “Quelli di noi che vivono e lavorano in questi posti, e non come turisti, conoscono i danni causati dall’alcol e dalla marijuana ai bambini (molti dei quali muoiono a causa del consumo di paco, ovvero una sostanza tossica ricavata dallo scarto della lavorazione della cocaina), agli adolescenti e ai giovani abbandonati al loro destino da uno Stato liberale. Senza un aiuto per sviluppare la loro vita come Dio vuole, essi finiscono intrappolati nella droga che li condizionerà per tutta la vita”.

Sicuramente la vita dei più poveri è afflitta dal consumo di sostanze ma questo già avviene in un contesto dove esse sono fortemente proibite, come può la Chiesa immaginare che l’abuso aumenterà con la legalizzazione piuttosto che ridurne il narcotraffico? E soprattutto non è forse più ipocrita considerare la coltivazione e l’uso di Cannabis alla stregua di paste e altre sostanze tossiche ricavate dalla coca il cui impatto sul corpo umano è altamente distruttivo? 

Con le sue parole cariche di giudizio la Conferenza Episcopale sembra ignorare non solo la parabola sopra citata ma anche decenni di studi sulla Cannabis e le evidenze che si possono ottenere dai paesi che hanno fatto della legalizzazione una vera e propria bandiera, come l’Olanda. 

La Conferenza episcopale poi aggiunge: "C'è forse qualche altro business che noi argentini dovremmo conoscere - si chiede - e che si nasconde in questa specie di ricerca di voti giovanili con promesse sponsorizzate dal merchandising della cannabis?". Non è forse ipocrisia parlare del business del merchandising e far finta di ignorare i guadagni che si generano alle mafie e ai trafficanti grazie alla situazione mondiale di illegalità? Perchè non considerare che invece proprio dalla legalizzazione può nascere la spinta per contrastare la criminalità che sovrasta la vita degli individui più poveri e vulnerabili? Accusare di ipocrisia un Capo di Governo solo perchè ha affermato ciò che è evidente e sotto gli occhi di tutti significa voler restare ancorati per principi infondati su posizioni datate, deleterie e moraliste quando invece il dibattito sulla Cannabis ha bisogno di essere riorientato su altri binari che tengano in considerazione i benefici che la pianta può apportare alla società nel suo complesso.

 

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Marco Ribechi