Sospeso dalla Curia il prete che donava cannabis su facebook

Maria Novella De Luca
23 Mar 2022

“Regalo piantine di cannabis legale, pronte da trapiantare” scriveva in un post, ormai rimosso, lo scorso 20 marzo Don Giuseppe Scandurra, parroco di Diano Borrello, frazione di Diano Arentino, in provincia di Imperia. Questo comportamento, ritenuto inappropriato, ha reso necessario l’intervento del Vescovo Guglielmo Borghetti che ha deciso di sospendere il sacerdote per un mese. 


La storia di Don Giuseppe Scandurra e delle sue piantine di cannabis legale torna a far parlare di cannabis come “erba del diavolo” e il caos che si è creato e le parole del Vescovo, ricordano un po’ alcuni spot pubblicitari propri della propaganda che all’inizio del secolo scorso aveva l’obiettivo di terrorizzare le famiglie americane e metterle in guardia sull’uso della marijuana. Negli anni del proibizionismo, infatti, furono prodotti tanti spot, film, libri eccessivi e spaventosi sull’argomento che oggi, forse, ci fanno sorridere, ma il post su facebook del parroco di Diano Borrello, ha fatto talmente tanto discutere che viene da pensare che dopo anni di lotta al proibizionismo, resta ancora tanta di quella disinformazione pericolosa e fuorviante.

"A prescindere dai profili giuridici di tale iniziativa per l'ordinamento dello Stato”, si legge in una nota della diocesi, infatti, “si desidera qui biasimare vivamente tale iniziativa del sacerdote e riaffermare l'insegnamento costante della Chiesa cattolica circa la negatività dell'uso, la produzione e il commercio delle droghe, di qualsiasi entità e qualità".

Il testo della diocesi, tralasciando gli aspetti tecnico-scientifici considerati sempre in continuo cambiamento, riporta la posizione del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, che "mira sempre al benessere totale e alla dignità integrale della persona umana". "Altresì”, riporta la nota, “il Vescovo lo ha informato che il suo comportamento, non ispirato a prudenza e saggezza pastorale e che manifesta la sua sostanziale mancata adesione all'insegnamento del Magistero ecclesiale sulle tematiche qui in argomento, sarà al più presto canonicamente sanzionato, per la durata di trenta giorni, con la pena canonica della "sospensione a divinis" che, a norma del can. 1333 del Codice di Diritto Canonico, gli impedisce di celebrare ogni e qualsiasi atto della potestà d'Ordine Sacro, dunque non potrà celebrare la Santa Messa, né amministrare il Sacramento della Confessione sacramentale". 

Nel post il parroco aveva pubblicato anche alcune foto delle piantine e subito erano arrivati numerosi commenti di parrocchiani e amici, alcuni sorpresi e preoccupati per l’iniziativa, altri, più scherzosi in cui si chiedevano informazioni per il ritiro delle piantine. Il comportamento del parroco, che dopo l’ammonimento del Vescovo ha immediatamente rimosso il post, sicuramente potrebbe non sembrare consono alla sua figura, soprattutto perché ancora, nel nostro Paese questo resta un argomento spinoso, spesso vittima di disinformazione e confusione. Ma probabilmente il parroco non voleva indurre, con il suo gesto, all’uso della droga. Perché una pianta di canapa è pur sempre una pianta, donata da madre natura insieme a tante altre. Una pianta dalle origini molto antiche, nota come erba officinale, utilizzata anche in campo alimentare e tessile. La condotta del parroco, quindi, alla luce di informazioni più approfondite su questa pianta, potrebbe essere letta e considerata anche come un gesto volto a far conoscere, chiarire e informare la comunità sulle potenzialità che questa pianta offre e magari, aiutarci a cambiare opinione nei suoi confronti e averne meno paura.

Don Giuseppe, infatti, sorpreso e dispiaciuto per il putiferio scatenato dal suo post spiega al quotidiano Secolo XIX: “Io la cannabis legale la uso per rilassarmi, la metto a bagno nell'acqua bollente, ci ricavo una tisana. Ma lo sanno tutti, mica c'è niente di male, non è certo una droga”

 

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Maria Novella De Luca