Autofiorenti del 2015

Soft Secrets
15 Mar 2017

In primavera ci siamo proposti di fare un esperimento: piantare sei varietà di autofiorenti nel terreno, in due spazi precedentemente concimati all'aperto, e coltivarle senza aggiunta di fertilizzanti liquidi, solo con i nutrienti già presenti nel substrato. Ecco il risultato.


Avevamo voglia di provare diverse genetiche autofiorenti di Dinafem, ce ne avevano parlato bene ed era da tempo che non coltivavamo una serie di autofiorenti. Dal 2008, quando abbiamo seminato i primi semi di autofiorenti della nuova generazione (alcune Lowryder), fino a ora abbiamo avuto diversi raccolti con queste genetiche. I risultati sono andati via via migliorando, su questo non c'è dubbio, e le varietà attuali sono più grandi, più produttive e più potenti di quelle iniziali. Senza dubbio, la qualità delle genetiche si è molto perfezionata negli ultimi anni e volevamo vedere fino a che punto potevano funzionare in un ambiente all'aperto, seminate nel terreno e con poche cure.

Evoluzione delle genetiche autofiorenti

Tutte le varietà autofiorenti contengono geni di Cannabis Rudelaris, una varietà di cannabis autofiorente che cresce selvatica nell'Europa orientale, in Russia, in Cina e in altri luoghi dell'Asia centrale e settentrionale. La Rudelaris selvatica in genere è una genetica ad alto contenuto di CBD e basso contenuto di THC, di conseguenza non è psicoattiva. La fioritura automatica è una caratteristica molto interessante, il cui potenziale è noto già da molto tempo, ad esempio Rob C. Clarke ne parlava già in Marijuana Botany nel 1981, affermando che la Rudelaris poteva essere utile per la coltivazione di varietà a rapida maturazione, per uso commerciale in climi temperati. I primi ibridi psicoattivi di Rudelaris sono stati messi in vendita decenni fa da Sensi Seeds, nelle varietà Rudelaris Indica e Rudelaris Skunk, gli unici incroci con la Rudelaris disponibili per molti anni. La Rudelaris Indica dà per la maggior parte piante piccole e autofiorenti, ma dalla psicoattività relativamente ridotta. La Rudelaris Skunk, dal canto suo, è più potente, ma, come per la Rudelaris Indica, solo la metà delle piante è autofiorenti, mentre il ciclo di vita dell'altra metà finisce a settembre o ottobre. Queste varietà non sono diventate molto popolari, anche se sono ancora presenti nel catalogo di Sensi Seeds, per i consumatori che le vogliono provare. L'attuale entusiasmo per le varietà automatiche ha avuto inizio un decennio fa circa, con la comparsa della Lowryder, una varietà della banca dei semi The Joint Doctor. Le prime Lowryder hanno rappresentato una rivoluzione perché erano davvero autofiorenti ed erano pronte in sole nove settimane, proprio come garantito sul catalogo. La Lowryder era una varietà stabile e omogenea, che si raccoglieva in 60 giorni circa dalla germinazione, dava piante piccole, molto poco produttive e dalla potenza scarsa, ma tutte fiorivano in modo automatico, indipendentemente da quale fosse il fotoperiodo. Le Lowryder avevano l'aspetto di piccole Indica, con una cima principale e alcune ramificazioni secondarie. La dimensione finale oscillava in genere tra i venticinque e i cinquanta centimetri, in funzione del sistema di coltivazione utilizzato, della temperatura media e della quantità e intensità della luce. Inoltre, la produzione poteva essere molto diversa e, a seconda del sistema, variava tra i tre o quattro grammi di una pianta cresciuta in inverno sul davanzale della finestra, ai trenta o più grammi che poteva arrivare a produrre una pianta coltivata in condizioni ottimali. In ogni caso era una pianta davvero poco produttiva, se paragonata alle varietà non autofiorenti. Le attuali varietà autofiorenti permettono di avere raccolti decisamente superiori. Le grandi qualità della Lowryder non riguardavano la produzione, né la potenza, bensì l'autofioritura, la velocità della maturazione (appena sessanta giorni dalla germinazione al raccolto), la stabilità e l'omogeneità che risultavano ideali per realizzare degli incroci. È questa la ragione principale per cui praticamente tutte le attuali varietà autofiorenti discendono dalla Lowryder, perché i breeder delle diverse banche dei semi hanno utilizzato questa varietà per introdurre il gene dell'autofioritura nelle proprie creazioni. Hanno creato ibridi tra la Lowryder e le proprie genetiche preferite, che poi hanno selezionato e nuovamente incrociato, fino a stabilizzare le nuove varietà e a fare in modo che tutte le piante fossero anch'esse autofiorenti. Questo processo è lungo e richiede molti incroci prima di poter ottenere una genetica omogenea e stabile. Inoltre, dal momento che le piante autofiorenti non possono essere mantenute in fase vegetativa in modo permanente, come invece succede per le varietà a fioritura determinata dal fotoperiodo, è impossibile tenere i progenitori originali (il maschio e la femmina che sono stati utilizzati per creare la varietà) per riprodurre l'incrocio e generare nuovi semi. Le varietà autofiorenti sono in continua evoluzione, per ogni generazione di semi si parte dalla generazione precedente, selezionando nuovamente maschi e femmine e incrociandoli di nuovo, tra loro o con una nuova varietà per apportare nuova psicoattività e nuova potenza. Questo sistema ha lo svantaggio che non consente mai di riprodurre la stessa esatta varietà, perché ogni generazione è leggermente diversa da quella precedente. Il vantaggio è che non si creano situazioni di stallo per la varietà che, se il breeder fa bene il suo lavoro, migliora di anno in anno. Negli anni successivi abbiamo seminato altre varietà di piante autofiorenti e, in generale, abbiamo assistito a un aumento dell'altezza, della produzione e della potenza delle piante, di pari passo con una fioritura più lunga. Se la Lowryder era pronta in sessanta giorni, molte delle migliori varietà attuali impiegano tra 75 e 90 giorni per completare il ciclo, vale a dire da due a quattro settimane in più. È logico che producano di più, dato che hanno più tempo per crescere e fiorire.

Gli spazi di coltivazione

La prima coltivazione è stata realizzata nel giardino di una villetta in cui c'è un piccolo terreno di circa 2 x 5 m, circondato da una recinzione metallica rivestita di rete per evitare gli sguardi indiscreti. È orientato a sud e riceve sole quasi tutto il giorno, anche se la recinzione fa ombra sulle piante all'alba e al tramonto. La terra è fertile e dispone di sufficiente materia organica, perché il coltivatore butta su quel terreno la terra usata dei vasi e due o tre mesi prima di seminare ha coperto il terreno con abbondante compost, pollina e letame di cavallo e capra. Quindi ha irrigato e lasciato riposare la terra per diverse settimane, in modo da lasciare il tempo ai fertilizzanti di scomporsi e mescolarsi al substrato. Prima di trapiantare le piantine è stato utilizzato un motocoltivatore per arare la terra, lasciandola dissodata e ben sminuzzata. La seconda coltivazione è avvenuta in uno spazio di guerrilla growing posizionato in una depressione del terreno e circondato da un grande muro di rovi alti più di due metri, che lo mantiene completamente lontano da occhi indiscreti. L'unico modo di accedervi è attraverso un piccolo tunnel che passa tra i rovi, che obbliga a passare strisciando. Il coltivatore ha installato un sistema di irrigazione, che porta acqua alle piante grazie a un tubo flessibile interrato consentendo di irrigare senza dover entrare nello spazio di coltivazione. Il terreno è molto sabbioso e non dispone di un alto grado di materia organica né di nutrienti, come invece succedeva nell'altro spazio di coltivazione. Circa sei settimane prima di trapiantare le piantine, il terreno è stato concimato con letame e pollina, ma in quantità inferiori rispetto all'altra coltivazione. Le piante ricevono sole dalle dieci del mattino alle sette di sera circa.

La germinazione

Le sei varietà autofiorenti scelte sono state Blue Amnesia XXL Auto, Critical+ 2.0 Auto, Moby Dick XXL Auto, OG Kush Auto, Sour Diesel Auto e White Widow XXL Auto, tutte provenienti dalla banca dei semi Dinafem. È importante sottolineare che i semi sono stati acquistati in un growshop, non li abbiamo chiesti a Dinafem né abbiamo avvisato che erano destinati a una coltivazione sperimentale. Volevamo provare i semi che vengono venduti al pubblico e giudicarli liberamente, perché se fossero stati forniti direttamente dalla banca sapendo che sarebbero stati utilizzati in un test, ci sarebbe rimasto il dubbio di aver ricevuto quelli più freschi e migliori che avevano. In questo modo, pagandoli di tasca nostra e comprandoli dove qualsiasi coltivatore li compra, il nostro desiderio di obiettività è chiaro. In questo articolo vi raccontiamo come è andata. I semi sono stati messi a germinare l'8 aprile in vasi pieni di substrato Light Mix Speedy. I semi avevano un bell'aspetto, tutti erano di colore scuro e nessuno era bucato o rotto. Erano senza dubbio freschi ed erano stati raccolti ben maturi, perché i trenta semi (cinque per ciascuna delle sei varietà) sono germinati tutti, a eccezione di un seme di Moby Dick XXL Auto: un indice di germinazione molto buono. Le varietà autofiorenti hanno uno sviluppo così veloce che, all'inizio, è meglio non trapiantarle. Il trapianto provoca sempre un certo shock che costringe le piante a fermare per qualche giorno la crescita. Se si coltivano in vaso, è meglio farle germinare direttamente nel vaso finale, ma se devono svilupparsi nel terreno, il coltivatore si trova di fronte a un dilemma: se le semina direttamente rischia che lumache e altri parassiti mangino le piccole piantine appena nate o che il brutto tempo le uccida, ma se le semina in vaso poi deve trapiantarle. In questo caso è stato deciso di seminarle in vaso, perché l'anno precedente erano state fatte germinare direttamente nel terreno e una pioggia torrenziale aveva distrutto buona parte delle piantine.

Il trapianto

Le piante sono state lasciate nei vasi per quattro settimane, su un balcone ben soleggiato. L'idea iniziale era trapiantarle nel terreno dopo due settimane, ma a causa di alcune notti con temperature basse e di alcuni giorni di tempo nuvoloso, la crescita nei primi quindici giorni non è stata così veloce come sarebbe stata se invece il clima fosse stato migliore, quindi si è deciso di aspettare altre due settimane, perché le piante e, soprattutto, l'apparato radicale si sviluppassero ancora un po'. Se vengono trapiantate prima che le radici siano cresciute abbastanza da tenere insieme il blocco di radici, è molto facile che questo si distrugga provocando la rottura di alcune radici e lo shock del trapianto è maggiore. Le piante sono state trapiantate nel terreno il 7 maggio, quando avevano un altezza di circa 15-25 centimetri. Le due piante più grandi e sane di ogni varietà sono state piantate nella coltivazione in giardino, dove avrebbero ricevuto più cure, e le tre piante rimanenti di ogni genetica sono state destinate alla coltivazione guerrilla. Intorno a ogni pianta sono state realizzate delle sconcature per trattenere l'acqua di irrigazione e su ciascuno stelo sono state posizionate delle etichette che identificavano la varietà. Molti coltivatori si affidano alla memoria per identificare le piante, ma l'esperienza dimostra che, in particolare se si seminano molte varietà, quando arriva il momento del raccolto non sempre si è in grado di ricordare perfettamente dove è stata piantata ognuna di esse. Dopo il trapianto, sono state sparse esche anti-lumache sul terreno per proteggere le giovani piantine dall'attacco di lumache e chiocciole, che possono essere davvero dannose quando gli steli sono ancora fragili.

Crescita

La coltivazione in giardino veniva irrigata ogni due o tre giorni, in funzione del clima e di quanto apparisse secca la terra. Non è stato aggiunto alcun fertilizzante in più, né liquido né solido, quindi le piante hanno assorbito solo i nutrienti che erano già presenti nel terreno. In giardino, la terra fertile e dissodata ha reso più semplice lo sviluppo di un buon apparato radicale che in breve ha accelerato la crescita delle piante. Le erbacce che crescevano intorno alle piante sono state strappate dopo due, quattro e sei settimane dal trapianto nel terreno. La coltivazione guerrilla veniva irrigata ogni tre giorni e veniva controllata solo ogni dieci giorni per evitare di attirare l'attenzione. Quanto più spesso il grower visita una coltivazione guerrilla, maggiore sarà la probabilità che venga scoperto, perché viene visto passare tra i rovi o perché si crea un sentiero nel punto di passaggio. Proprio per questo è consigliabile avvicinarsi alla coltivazione guerrilla ogni giorno da un punto diverso, per evitare di lasciare tracce. Le piante che crescevano nella coltivazione guerrilla si sono sviluppate meno e avevano tutte un'altezza inferiore rispetto a quelle del giardino. Visto che la coltivazione veniva controllata meno spesso e le erbacce non venivano eliminate, queste sono diventate più alte fino al punto che si è creata una forte concorrenza con le piante di cannabis. Questo, insieme alla minore incidenza del sole e allo stato del substrato, così arenoso da drenare troppo e mal conservare l'umidità e i nutrienti, ha fatto sì che la produzione fosse inferiore.

Luce e produzione

La produttività delle piante autofiorenti viene determinata soprattutto dalla quantità e dall'intensità della luce che ricevono. I risultati migliori si ottengono quando le piante crescono al chiuso, sotto una potente lampada a sodio che le illumina intensamente per venti ore al giorno, in modo uguale ogni giorno. In Spagna, all'aperto, persino nel pieno di giugno o luglio, le ore di sole non superano le quattordici o quindici al giorno e la luce delle prime e delle ultime ore del giorno non è intensa quanto quella di mezzogiorno, e nei giorni nuvolosi o piovosi le piante ricevono meno illuminazione. Al chiuso, con un fotoperiodo di venti ore di luce e quattro di buio, le piante ricevono in ottanta giorni di ciclo vitale 1.600 ore di luce. All'aperto, anche se si coltivano tra il 10 maggio e il 30 luglio (gli ottanta giorni con più ore di sole di tutto l'anno), senza un solo giorno nuvoloso e in un luogo in cui ricevono sole dall'alba al tramonto, non ricevono più di 1.100 ore di sole, circa il 30% meno rispetto alla coltivazione indoor.

Fioritura

Pochi giorni dopo il trapianto nel terreno, hanno iniziato a comparire i primi fiori femmina. Siccome si trattava di semi tutti femminizzati, non è nato nessun maschio né nessuna pianta ermafrodita. All'inizio i fiori erano molto scarsi e le piante continuavano a crescere intensamente. Dopo sette settimane di vita, tre dopo il trapianto, le piante del giardino misuravano già tra i cinquanta e gli ottanta centimetri di altezza. Delle sei varietà, Moby Dick XXL Auto y White Widow XXL Auto erano le più alte (e alla fine sarebbero state le più produttive) e avevano molte ramificazioni laterali. Una Sour Diesel Auto è cresciuta molto bene, ma l'altra ha perso il germoglio centrale (forse mangiato da qualche insetto) ed è rimasta piccola. La varietà Critical + 2.0 Auto era bassina ma compatta e frondosa, con un parecchi rami. Le Blue Amnesia XXL Auto erano solo di poco dietro, leggermente più basse ma anche loro erano abbastanza ramificate. La varietà OG Kush Auto era quella messa peggio, diverse piante avevano qualche tipo di mutazione che rendeva rugose le foglie e le piante crescevano in altezza ma senza ramificazioni. Le piante della coltivazione guerrilla erano molto più basse, tra i venti e i sessanta centimetri, ma anche quelle più alte avevano molte meno ramificazioni e chiaramente si stavano sviluppando meno. Dopo otto settimane continuavano a crescere e a ramificare. Le più alte raggiungevano un metro di altezza e le cime erano sempre più abbondanti. In generale, sulle piante spuntavano molti più rami laterali rispetto alle prime varietà autofiorenti. Dopo cinque settimane nel terreno (nove settimane dopo la germinazione), avevano già raggiunto la dimensione massima e le cime hanno iniziato a riempirsi, anche se erano comunque abbastanza diradate. I fiori erano completamente ricoperti di resina, ma tutti gli stimmi continuavano a essere bianchi. Le piante più basse erano le Critical + 2.0 Auto, con un'altezza finale compresa tra 60 e 80 centimetri, ma con diversi rami che si dipartivano dallo stelo centrale. Tutte le piante sono state raccolte lo stesso giorno, il 27 giugno, dopo 80 giorni di vita e a 50 giorni di distanza dal trapianto nel terreno. Di tutte le piante, avremmo potuto raccogliere una settimana prima solo le Critical + 2.0 Auto, mentre tutte le altre erano comunque in un momento piuttosto ottimale per il raccolto. Le piante della coltivazione guerrilla hanno dato una produzione molto inferiore rispetto a quelle del giardino, ma bisogna tenere conto del fatto che quando sono state raccolte riuscivano a malapena a distinguersi tra le tante erbacce che erano cresciute intorno e che rubavano loro luce e nutrienti. Sarebbe forse bastato mantenere libero il terreno dalle erbacce per fare in modo che producessero di più, probabilmente il doppio.

Nome: White Widow XXL AutoMoby Dick XXL AutoSour Diesel AutoBlue Amnesia XXL AutoCritical+ 2.0 AutoOG Kush Auto

Prezzo: 40 €/5 semi42 €/5 semi39 €/5 semi31 €/5 semi40 €/5 semi44 €/ 5 semi

Genetica: Clone d'élite White Widow x White Widow AutoWhite Widow XXL Auto x Haze XXL AutoSour Diesel x Haze 2.0 AutoOriginal Amnesia Auto x Blueberry AutoCritical + Auto x Critical +OG Kush x Haze 2.0 Auto

Fioritura: 80 giorni80 giorni70 giorni75-80 giorni70-80 giorni70-80 giorni

Produzione per pianta (media) giardino:102, 102 (102 g)93, 110 (101,5 g)43,122 (82,5 g)71, 72 (71,5 g)27, 45 (36 g)26, 44 (35 g)

Produzione per pianta (media) guerrilla: 29, 34, 57 (40 g)24, 29 (26,5 g)16, 32, 36 (28 g)2, 17, 23 (14 g)10, 14, 29 (17,6 g)3, 7, 3 (4,3 g)

Conclusioni

In generale, le autofiorenti di Dinafem ci hanno lasciati soddisfatti. Le tre varietà più produttive sono state White Widow XXL Auto, Moby Dick XXL Auto e Sour Diesel Auto, eccetto la pianta che ha perso lo stelo centrale, tutte e tre con una produzione analoga, intorno a 100 grammi per pianta nella coltivazione in giardino e tra i 25 e i 40 grammi per pianta nella coltivazione guerrilla, che sicuramente sarebbero raddoppiati con qualche attenzione in più. Anche la varietà Blue Amnesia XXL Auto ha dato un buon risultato in giardino con una media di oltre 70 grammi per pianta, ma nella coltivazione guerrilla ha avuto una produzione più bassa, di 23 grammi al massimo. La varietà Critical + 2.0 Auto ha raggiunto solo 36 grammi in media, anche se considerate le dimensioni raggiunte non è una?cattiva produzione (17 g nella coltiva-- zione guerrilla) e può rappresentare ?una pianta ideale per una coltivazione discreta in fila. Infine, la varietà OG Kush Auto ha dato piante affusolate e poco ramificate che in giardino hanno prodotto una media simile a a quelle della Critical + 2.0 Auto ma con il doppio di altezza e con diverse piante mutanti di cattivo aspetto. La qualità delle cime di queste nuove autofiorenti è molto migliore rispetto alle varietà precedenti, anche se tutte hanno un aspetto simile che ne rivela la natura autofiorente: nelle cime ci sono molte foglie e i fiori non crescono così fitti come nelle varietà normali, anche se hanno comunque una grande quantità di resina. Sono piante facili da coltivare, a condizione che abbiano a disposizione luce sufficiente, un substrato fertile e frequenti irrigazioni. Bisogna evitare di piantarle troppo vicine ed eliminare le erbacce che le circondano, per evitare che competano tra loro. Siccome per molte settimane la fase di crescita si sovrappone a quella della fioritura, è importante che siano fertilizzate dall'inizio della fioritura (combinando azoto, fosforo e potassio) fino a fioritura inoltrata. Se si elimina l'azoto troppo presto, le piante resteranno più piccole. Da quanto abbiamo visto, le autofiorenti più produttive e di qualità superiore di solito sono quelle che diventano più grandi e impiegano all'incirca 75 o 80 giorni per fiorire. Le varietà più piccole sono più veloci, ma producono anche molto meno e di solito hanno una minore potenza e un peggiore effetto psicoattivo. Il miglior modo di ottenere un buon raccolto in poco tempo consiste nel piantare vicine molte piante veloci (fino a nove per metro quadro, seminate nel terreno), di modo che il numero compensi la bassa produzione di ogni pianta. Il problema è che i semi autofiorenti sono cari e non tutti i coltivatori sono disposti a spendere otto euro per seme, in particolare se devono seminarne grandi quantitativi. È importante anche la dimensione dei vasi. Le varietà piccole si sviluppano bene in vasi da dieci litri, ma quelle grandi richiedono almeno quindici o venti litri di substrato per raggiungere la massima espressione. In outdoor, anche le autofiorenti a ciclo più lungo continuano a essere più veloci delle varietà non autofiorenti. Se vengono seminate in aprile, maggio o giugno saranno pronte per il raccolto in giugno, luglio o agosto, mentre quelle più veloci tra le non autofiorenti non maturano fino a metà di settembre nella migliore delle ipotesi. In indoor, le varietà automatiche da ottanta o novanta giorni non sono così interessanti, perché impiegano quanto una talea che venga messa a fiorire dopo una o due settimane di crescita, che in tre mesi raggiunge la fase vegetativa e la fioritura e che probabilmente risulta più potente e produttiva. L'utilità più interessante delle autofiorenti in indoor è, a mio parere, quella di riempire i buchi liberi nella stanza delle madri o nella stanza vegetativa, per avere qualche cima in più a prescindere dal fotoperiodo di crescita.

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