Le multinazionali alla conquista della cannabis
Il colosso mondiale del tabacco Altria, che produce le sigarette a marchio Marlboro, è in trattativa per acquistare l’azienda canadese Cronos Group che produce cannabis ad uso terapeutico. Si tratta della prima grossa acquisizione (Cronos capitalizza circa 2400 miliardi di dollari canadesi) da parte di un colosso dell'industria del tabacco nel mercato della cannabis.
Il business fatto oltre oceano sulla pianta di cannabis è cresciuto a dismisura negli ultimi anni. Prima con la legalizzazione ad uso terapeutico e ricreativo in diversi stati Usa, dove però a livello federale resta illegale. E poi, in maniera più dirompente, lo scorso anno con la decisione del Canada di legalizzare tout court, anche a scopo ricreativo, l'uso di cannabis. Una decisione che è andata di pari passo con un’accelerazione dello sviluppo di un settore, che in borsa si è tradotto in una corsa forsennata dei titoli delle società quotate, spuntate come funghi in questi anni. Stando a un indice delle 50 aziende del settore stilato da Il Sole 24 Ore, negli ultimi tre anni il rialzo è stato del 377%: un indice di crescita a tre cifre - non è un refuso. Anche se da settembre il cambio di rotta sui mercati ha fatto perdere al settore circa il 30% del suo valore, nel giro di pochi mesi la capitalizzazione complessiva delle 50 aziende del settore si aggira oggi sui 45 miliardi di dollari. Numeri sbalorditivi se si pensa che il fatturato complessivo è di appena 2,4 miliardi. I sintomi della bolla speculativa, stando almeno a quanto affermano gli esperti di finanza, ci sono tutti. Eppure le prospettive di crescita sono notevoli e l'appetito delle big corporations dell'industria mainstream è in crescita. La notizia dell'interesse di Altria per Cronos è stata preceduta infatti dall’acquisizione da 4 miliardi di dollari di Canopy Group, un'altra grossa azienda canadese del settore, da parte di Constellation Brands, colosso degli alcolici, noto ai più per la birra Corona. Anche un'altra azienda del settore alcolici, la scozzese produttrice di whisky Johnny Walker, ha manifestato interesse a investire nella cannabis; mentre il mastodonte Coca-Cola è già all'opera per portare sul mercato una nuovissima bevanda a base di CBD, anche qui in collaborazione con un'azienda canadese, l'Aurora di Edmonton in Alberta. Se un lato il cannabusiness d'oltre oceano non potrebbe sembrare più florido, l'ingresso delle multinazionali nella filiera della cannabis preoccupa gli antiproibizionisti e non solo. Sorvolando le questioni di etica - che, si sa, poco contano di fronte al guadagno - i sistemi produttivi messi a punto dalle multinazionali rischiano di far saltare la filiera produttiva artigianale, con pesanti ricadute sulla qualità del prodotto: la coltivazione intensiva ha esternalità negative sia sul raccolto che sui terreni. In più, l'imposizione di simil-oligolipoli non giova sicuramente ai prezzi. Forse, prima che col mercato, è meglio che la pianta venga liberata (e tutelata) tramite le leggi... (GD)