CBG: fondamentale nella formazione di THC e CBD

Maria Novella De Luca
22 Dec 2021

Quando si parla di cannabis, molti pensano alla iconica immagine del fumatore amante dello “sballo”. Ma la cannabis è molto più che questo e i suoi effetti benefici costituiscono una parte consistente delle sue caratteristiche.


Avete mai osservato da vicino un’infiorescenza di cannabis? Se l’avete fatto, avrete probabilmente notato una grande quantità di cristalli lucenti. Queste minuscole strutture sono note come tricomi e racchiudono gran parte della complessità chimica della pianta di cannabis.

I tricomi producono quei cannabinoidi che ormai conosciamo bene che sono il THC e il CBD. Ma i cannabinoidi della cannabis sono innumerevoli almeno quanto i suoi pregi. Tra questi c’è una molecola chiamata cannabigerolo (CBG) che, oltre ai benefici che ha per l’essere umano, svolge un ruolo fondamentale nella formazione del THC, del CBD ed altri componenti chiave contenuti nelle piante di cannabis.

La molecola del CBG è composta da carbonio, ossigeno e idrogeno.

La concentrazione più alta si trova nella pianta di canapa indiana, Cannabis indica, e nelle piante giovani con un’età di circa sei settimane. I ricercatori dell’Università TU di Dortmund sono giunti a questa conclusione quando hanno testato settimanalmente il contenuto di cannabinoidi durante la fase di fioritura. Anche nei semi di canapa si trovano quantità sempre più piccole. È quindi uno dei primi cannabinoidi che vengono prodotti direttamente nella pianta in crescita .

Il CBG è stato isolato dal dottor Raphael Mechoulan, scienziato pioniere degli studi sulla marijuana, nel 1964, contemporaneamente al THC, dimostrando subito caratteristiche peculiari.

Si forma come acido cannabigerolico (CBGA). Con la maturazione della pianta di cannabis, gli enzimi della pianta stessa convertono il CBGA in vari cannabinoidi acidi, per esempio THCA, CBCA e CBDA. Dopo la fase di essiccazione, seguita da indurimento e riscaldamento, questi fitocannabinoidi acidi vengono trasformati in cannabinoidi non acidi. I risultati sono, tra gli altri, i rappresentanti più conosciuti THC e CBD.

Il CBG, a differenza del THC, non produce alcun effetto psicotropo. Questo dipende dal diverso tipo di interazione che i due cannabinoidi hanno con il sistema endocannabinoide presente nell’organismo umano. Il THC si lega ai recettori CB1 del cervello, provocando il proverbiale “sballo”. Il CBG, invece, sembra non avere molta affinità con i recettori tradizionali dei cannabinoidi e si lega al cosiddetto sistema endocannabinoide esteso, senza alcun effetto psicotropo.

Però, nonostante il CBG non abbia effetti psicoattivi, non esiste una normativa che ne preveda l'uso, nemmeno per consumo individuale o medicinale. Ciò è dovuto in gran parte alla mancanza di conoscenze: nonostante siano state condotte diverse indagini sulle sue qualità e sui suoi benefici, non ci sono ancora sufficienti prove in grado di determinarne ufficialmente l’applicazione terapeutica.

In via generale, comunque, se vi trovate in un territorio in cui la cannabis per uso ricreativo è legale, sicuramente anche il CBG lo sarà. Nel caso in cui solo la cannabis ad uso terapeutico lo fosse, è bene informarsi a fondo su quali sostanze siano legali e quali no.

All’interno della pianta di cannabis, quindi, il CBG può essere identificato come la molecola madre di altri cannabinoidi, compresi il THC e il CBD, ma, nonostante questa "parentela>", è importante sottolineare che si possono trovare lievi differenze nelle modalità di azione del CBG e gli altri cannabinoidi. Questo vuol dire nuovi campi di applicazione per scienziati e pazienti, come le aree di infiammazione acuta e cronica, dolore persistente, nausea e contenimento delle cellule tumorali, promozione della crescita delle cellule ossee e cerebrali.

Separatamente, ogni cannabinoide ha le sue proprietà benefiche, molte delle quali si sovrappongono. Quando CBD e CBG vengono presi insieme, si ritiene che i benefici del CBD durino più a lungo e siano più pronunciati. Il CBG dovrebbe anche amplificare o sinergizzare con gli altri cannabinoidi e terpeni nei prodotti a spettro completo.

La maggior parte dei ceppi di marijuana esistenti produce, purtroppo, una quantità molto esigua di CBG. Tuttavia, è stato scoperto che un piccolo gruppo di ceppi provenienti da Africa e India ne possiede livelli leggermente più alti. Da questi esemplari si potranno produrre più ceppi con caratteristiche simili, al fine di ottenere piante che hanno una maggiore concentrazione di CBG. Ciò renderà più facile investigarne le proprietà.

Grazie alle sue proprietà analgesiche, antinfiammatorie e antidepressive, in effetti, il CBG potrebbe benissimo unirsi all’uso che già si fa del THC e del CBD in medicina e aiutare molte persone a risolvere problemi di salute difficilmente curabili con i farmaci tradizionali.

Si tratta, insomma, di una opportunità preziosa per la medicina naturale in alternativa alle terapie farmacologiche, in grado di fornire risultati importantissimi.

Noi dal canto nostro, come sempre, cerchiamo di diffondere la conoscenza delle proprietà benefiche della cannabis e di questo cannabinoide. Crediamo che con la consapevolezza di un numero crescente di persone, possa aumentarne anche la domanda e quindi la produzione e soprattutto la ricerca scientifica.


 


 


 

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Maria Novella De Luca