Cannabis terapeutica in Italia: notizie e aggiornamenti

Soft Secrets
20 Nov 2018

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Il punto sulle notizie più recenti sulla cannabis terapeutica con gli aggiornamenti dal Comune di Milano, dal convegno di Sirca al Senato e le criticità sulla cannabis e la patente di guida. Tutti gli aggiornamenti sul caso.

  Cannabis terapeutica coltivata a Milano, l'iniziativa del Comune meneghino L'obiettivo, chiaro e semplice, è uno solo: permettere le coltivazioni direttamente in città. I motivi sono due: evitare le importazioni dagli altri Paesi e, soprattutto, evitare di alimentare il giro della criminalità organizzata. Milano è pronta lanciare la sua rivoluzione e sta studiando le modalità per permettere all'amministrazione comunale di coltivare nei parchi della città la cannabis terapeutica. A lanciare l'idea, a settembre scorso, è stato Alessandro De Chirico, capogruppo di Forza Italia del Comune di Milano. Nelle scorse settimane è stato fatto il primo passo, con l'insediamento del tavolo di lavoro a cui partecipano l'assessore Lipparini, lo stesso De Chirico e altri esperti - tra docenti e medici - dell'università di Milano. Sarà analizzata l'opportunità di individuare nel territorio cittadino alcune aree pubbliche per la coltivazione di cannabis a scopo terapeutico". "La cannabis terapeutica è necessaria per tanti malati che chiedono questo tipo di medicinali per le più svariate patologie - ha sottolineato De Chirico -. Si stima che il fabbisogno nazionale sia di due tonnellate per più di 20mila utilizzatori. Lo stabilimento militare di Firenze ne produce 100 kg, altri 700 kg vengono importati e pagati a peso d’oro da Germania e Canada e il resto alimenta lo spaccio gestito dalla criminalità organizzata".
 
Restiamo in attesa di aggiornamenti dalla città della Madonnina. Gli aggiornamenti dal convegno in Senato di Sirca «L’obiettivo per il 2019 è quello di aumentare la produzione di cannabis terapeutica fino a 150 kg. Per riuscirci abbiamo adibito altre aree alla produzione e alla coltivazione». Con queste parole, è intervenuto il Colonnello Flavio Paoli, Vicedirettore dello Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze – dove viene prodotta la cannabis terapeutica italiana – al convegno ‘Cannabis terapeutica: le nuove strategie nella ricerca, sanità e politica’ organizzato dalla Sirca(Società italiana ricerca cannabis), che si è tenuto venerdì a Roma alla Sala Capitolare del Senato e che ha coinvolto associazioni, medici, avvocati, farmacisti per discutere del tema. «Siamo partiti nel 2014 – ha ricordato Paoli – con un target annuale di produzione di 100 kg l’anno. C’è stato poi fin da subito un aumento della richiesta, anche grazie alla corretta informazione fatta su questo tema. Oggi ci stiamo muovendo verso il futuro perché una volta tracciata, la strada poi deve essere ingrandita con un quadro, una direzione che noi ed eventuali attori futuri in questo settore dovremo seguire». Il cammino, ha affermato il Vicedirettore, prevede «dei progetti di finanziamento, attualmente in fase di sviluppo, che hanno l’obiettivo di farci arrivare a una produzione di almeno a 300 kg l’anno». Senza contare, ha aggiunto, che «stiamo inoltre lavorando per lo sviluppo degli estratti oleosi attualmente in una fase di ricerca e sviluppo, che saranno un po’ lo sbocco naturale di questa esperienza. Con l’evoluzione del progetto si aggiungono anche le modalità di interazione con enti e imprese, perché la potenzialità dello stabilimento deve essere migliorata. A livello politico è già in fieri una riflessione su quali saranno i meccanismi da attuare dal punto di vista amministrativo per poter coinvolgere altri soggetti». L’annuncio del Colonnello Flavio Paoli è importante visto che, sulla base della stima di crescita del fabbisogno guardando agli ultimi due anni, qualche mese fa la ministra della Salute Giulia Grillo era stata costretta a raddoppiare l’import di cannabis dall’Olanda per uso terapeutico, garantendo ai pazienti che la assumono una continuità di cura. «Cerchiamo così di dare una rapida e concreta risposta alle richieste pressanti e legittime dei pazienti e dei loro familiari. Questo è solo il primo passo di un percorso di attenzione che conto di rafforzare sempre di più nel tempo. Una somministrazione ‘a singhiozzo’ e discontinua di cannabis, come di qualsiasi altro medicinale,mette a rischio i pazienti perché non garantisce i benefici che si ottengono solo grazie alla continuità terapeutica» aveva dichiarato la ministra che aveva inviato una lettera al suo omologo olandese, Hugo De Jonge, per richiedere l’invio di altri 250 kg di prodotto, anche se non se ne conosce la qualità (se FM-1 o FM-2) che si aggiungono ai 450 kg già pattuiti sia per il 2018 sia per il 2019.  Ovvero ben 500 chilogrammi che sommati alla produzione di cannabis terapeutica è attualmente affidata (dal 2016) allo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze guidato da Antonio Medica(dove si è arrivati a produrre Cannabis FM-2 contenente THC, tra il 5% e l’ 8%, e CBD, tra il 7,5% e il 12%), e alle importazioni dalla Germania, si è previsto di riuscire a coprire l’ intero fabbisogno. Numerose erano state le denunce di ritardi e disservizi presentate dalle associazioni dei pazienti, tra i quali spiccava il ‘Comitato Pazienti Cannabis Medica’ che, a luglio, aveva scritto per l’ ennesima volta alla neoministra della Salute passando in rassegna tutte le criticità del settore. «Noi siamo quei malati a cui il suo predecessore disse di aspettare che le piantine crescessero … bene, abbiamo aspettato … e per molte settimane ad inizio anno molti di noi sono rimasti senza alcuna terapia» si leggeva nelle prime righe alle quali seguiva poi:  «Le ricordiamo che noi siamo, in primis, persone che hanno figli, mogli o mariti ed una vita sociale che spesso la cannabis terapeutica ci ha permesso di riottenere, dopo che moltissimi di noi avevano perso anche solo la dignità di una vita ‘normale’». Nonostante «non costituisca la panacea di tutti i mali», la cannabis salva la ‘qualità’ della vita di quanti se ne avvalgono e «per noi è tutto». Per questo – spiegava la missiva – sono intollerabili, ad esempio,  la mancata dispensa della cannabis «secondo le stesse modalità di tutti gli altri farmaci prescrivibili e per i quali è prevista l’ erogazione tramite SSN»; la non «garanzia della continuità terapeutica»; «non sia ancora stato recepito l’ art. 18 quater della legge di bilancio 2018 per regolare le norme regionali onde evitare disparità di accesso alle cure a seconda delle regioni di residenza»; la non assicurazione dell’ importazione di prodotti;  la non seria presa in considerazione di iniziative di produzione regionale di cannabis terapeutica; la non organizzazione di corsi di aggiornamento per medici MGG. A quella lettera la ministra della salute Grillo aveva risposto ricordando l’ avvenuta richiesta all’ omologo olandese di un raddoppiamento della quantità di prodotto destinata all’ Italia oltre che la semplificazione della prescrizione voluta dalla stessa ministra con decreto firmato il 25 giugno e pubblicato lo scorso 12 luglio che «sancisce l’uso della cannabis nella terapia del dolore in senso più ampio» ed «anche per questo è inaccettabile che la sua distribuzione non sia garantita in modo uniforme e capillare in tutto il Paese». Cannabis terapeutica e guida di mezzi a motore: prosegue il buco normativo Scrive alla redazione di Savonanews un lettore ponendo l'accento su quello che definisce "un serio problema che mi riguarda e che interessa centinaia di malati non solo Liguri ma di tutto il territorio nazionale". Prosegue il nostro Lettore: "Centinaia di pazienti, come il sottoscritto, sono stati inseriti nei programmi di terapia antalgica con derivati della Cannabis. In questo ultimo periodo c'è stato un boom di richieste in tutta Italia per questo tipo di terapie. Quello che molti non sanno è che l'assunzione di queste sostanze, a causa di un vuoto normativo, preclude la possibilità di guidare qualsiasi veicolo. Il problema non si pone se l'interessato non dice nulla (ad esempio per il rinnovo patente) ma rimane a tutti gli effetti (è ciò che dice l'Articolo 186 del codice della strada, che equipara ad un tossicodipendente anche un normale paziente, e quindi punibile con sanzioni come il ritiro della stessa patente). Non esiste alcuna tutela da parte dei medici o delle ASL, che prescrivono senza sottolineare, che in caso di sinistro (qualora emergesse che chi ha causato l'incidente assume Cannabis Terapeutica) l'assicurazione non copre i danni, e si creerebbe automaticamente una situazione dannosa anche in caso che il conducente sia dalla parte della ragione. Insomma, questa situazione è piena di contraddizioni e rischia di danneggiare ulteriormente e solamente i pazienti, i quali non vengono tutelati in alcun modo".
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