Asia e cannabis: il mercato del futuro

Guardare ad Oriente per nuovi orizzonti
Si va verso il cambiamento anche in Asia sul tema cannabis. Nel più grande Continente, seppur ancora timidamente, si sta assistendo ad un inaspettato cambiamento che potrebbe portare svariati Stati da pena capitale per il narcotraffico ad una miliardaria legalizzazione.
Proseguono le iniziative in Asia verso la legalizzazione della cannabis. Combattuti tra la necessità di limitare il consumo tra i giovani e la volontà di sfruttare le potenzialità economiche del settore, il grande continente sta lavorando a macchia d'olio per diminuire le forti restrizioni sul commercio di cannabis per scopi terapeutici. A guidare la regolamentazione troviamo sorprendentemente la Thailandia, dove il possesso, la coltivazione e il trasporto di cannabis fino a 10 kg può comportare una pena massima di 5 anni di carcere e/o una sanzione amministrativa. Nella prigione di massima sicurezza di Bangkok il 64% dei detenuti ha alle spalle arresti per droga e la prolungata durata delle sentenze è all’origine di una crescita esponenziale della popolazione carceraria nel paese. Mentre la maggior parte dei casi riguarda il contrabbando di metanfetamine e altre droghe pesanti, il governo thailandese ha al vaglio un allentamento delle pene per quanto riguarda le droghe leggere. Il 9 novembre, l’assemblea legislativa nazionale ha presentato una proposta per riclassificare la marijuana come farmaco legale, consentendone la vendita e il possesso regolamentati, tanto che, secondo il Washington Post, la cannabis potrebbe diventare disponibile previa licenza entro la fine dell’anno. Se così fosse, la Thailandia diventerebbe la prima nazione asiatica a legalizzare l'uso terapeutico, spianando la strada a un mercato che potrebbe raggiungere l'ordine dei miliardi di dollari.
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