Valtellina: la canapa di montagna vince l’Oscar Green

Maria Novella De Luca
21 Oct 2021

Le buone notizie non arrivano solo dall’estero ma anche dal Belpaese dove ormai da anni si continua a lavorare molto e su molteplici versanti per far rinascere la cultura della canapa per cui anni fa eravamo famosi in tutto il mondo. Oggi la bella notizia arriva dalla provincia di Lecco dove una start up si è aggiudicata l’Oscar Green della Coldiretti Lombardia, un premio all’innovazione per le imprese agricole.


A ritirare il premio al Museo del violino di Cremona, dove si è tenuta la cerimonia di premiazione, è stato Diego Scieghi, che insieme ad altri soci tre anni fa ha iniziato il recupero di terreni abbandonati nella zona di Chiuro, Ponte, e Piateda in Valtellina, reintroducendo una coltivazione antica come la canapa, che era presente in quelle zone fino al primo dopoguerra e poi abbandonata.

In dialetto locale questa coltura si chiama “kanuf”, proprio come il nome che i ragazzi hanno deciso di dare alla loro azienda fondata nel 2018. “Una pianta che i nostri nonni coltivavano sino agli 800 metri di altezza - spiega Scieghi in un video - e la utilizzavano soprattutto per la tessitura, ma anche nella zootecnica e nell’alimentare”. Infatti il nostro Paese vanta una grande tradizione di canapicoltori se pensiamo che fino agli anni ’40 eravamo il secondo produttore al mondo, dopo la Russia, per quantità, e la nostra canapa era considerata la migliore al mondo per la qualità della fibra. Un’eccellenza agroindustriale italiana dunque che i nostri nonni ricordano bene perché coltivata appunto, dal Nord al Sud della penisola, ed utilizzata principalmente per realizzare corde per navi ed utilizzo agricolo, tessuti come corredi, rivestimenti per mobili, tende ed altri oggetti che facevano parte della vita quotidiana. È confortante quindi, vedere sempre più giovani che si avvicinano al mondo agricolo e mettono a disposizione il loro tempo, la loro energia e passione in ciò che è una delle nostre più grandi ricchezze, la terra. Soprattutto in questo delicato momento che, come spiega la Coldiretti “con la crisi provocata dall’emergenza sanitaria, il settore agricolo in Italia è diventato di fatto il punto di riferimento importante per le nuove generazioni, tanto che nell’ultimo anno a livello nazionale sono nate in media 17 nuove imprese giovani al giorno. Al lavoro nelle campagne italiane, infatti, ci sono circa 55mila imprese giovani, di cui oltre tremila in Lombardia. Nel periodo della pandemia le aziende condotte da giovani nel Belpaese si sono dimostrate anche le più resilienti, con un aumento medio dei redditi del 5,9% nel 2020 rispetto all’anno precedente, mentre quelli delle aziende over 35 sono diminuiti dell’1,3%”.

In questo scenario si inserisce l’esempio vincente della valtellinese Kanuf, con la coltivazione delle piante di canapa di cui non si scarta nulla, in quanto dalla radice si ottengono infusi e tisane, il fusto viene impiegato nel campo tessile e i fiori in quello medico. Quella di Kanuf è una canapa biologica che cresce senza l’utilizzo di concimi chimici e antiparassitari ed è essiccata naturalmente. Una coltivazione la cui lavorazione è esclusivamente a mano ed è rispettosa dell’ambiente. In questo modo i titolari di Kanuf ottengono la materia prima per la produzione dei loro prodotti, recuperano terreni abbandonati e puliscono l'ambiente, il tutto attraverso le potenzialità di una pianta millenaria e preziosa per noi e l’ambiente.

Attraverso questo piano di lavoro sostenibile, l’azienda è riuscita a recuperare, infatti, più di nove ettari di campi rurali in soli tre anni, e a ottenere prodotti pienamente garantiti.

“Siamo membri di una società di nuova creazione con l’intenzione di lavorare in maniera eco-sostenibile e biologica la canapa, con l’ambizione di crescere e diventare una realtà solida e ben presente sul territorio” spiegano bene Andrea Pelacchi, Diego Scieghi e Manuel Annulli. “Abbiamo deciso di iniziare con quattro o cinque varietà diverse, tutte sementi certificate, per selezionare quella che più si presta al nostro terreno e al nostro clima. Coltiveremo con l’obiettivo principale di raccogliere, pulire ed essiccare le infiorescenze, da vendere ad una delle tante aziende di prodotti contenenti «il prezioso cannabiniolo (Cbd)”.

La linea di prodotti che l’azienda produce è ricca e variegata e parte dalla parafarmaceutica per passare alle tisane ed arrivare all’alimentare, oltre che a birra e liquori.



 

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Maria Novella De Luca