Un ponte tra culture

Soft Secrets
13 May 2011

Siamo arrivati alla undicesima volta della Million Marijuana March di Roma che coinvolge centinaia di città in tutto il mondo e la cui edizione italiana è considerata il principale evento planetario. La marcia globale di quest'anno partirà da piazza dei Partigiani e arriverà alla Bocca della Verità per un percorso di tipo imperiale che sfilerà anche dinanzi all'anfiteatro Flavio - meglio noto come Colosseo -, accompagnato ovviamente dalla musica dei truck ma anche da numerose bande di strada che sono destinate ad aggregarsi lungo il tragitto.


Siamo arrivati alla undicesima volta della Million Marijuana March di Roma che coinvolge centinaia di città in tutto il mondo e la cui edizione italiana è considerata il principale evento planetario. La marcia globale di quest'anno partirà da piazza dei Partigiani e arriverà alla Bocca della Verità per un percorso di tipo imperiale che sfilerà anche dinanzi all'anfiteatro Flavio - meglio noto come Colosseo -, accompagnato ovviamente dalla musica dei truck ma anche da numerose bande di strada che sono destinate ad aggregarsi lungo il tragitto.

Siamo arrivati alla undicesima volta della Million Marijuana March di Roma che coinvolge centinaia di città in tutto il mondo e la cui edizione italiana è considerata il principale evento planetario. La marcia globale di quest'anno partirà da piazza dei Partigiani e arriverà alla Bocca della Verità per un percorso di tipo imperiale che sfilerà anche dinanzi all'anfiteatro Flavio - meglio noto come Colosseo -, accompagnato ovviamente dalla musica dei truck ma anche da numerose bande di strada che sono destinate ad aggregarsi lungo il tragitto.


Nonostante il ridimensionamento dovuto alla riduzione del numero dei camion allestiti, l'evento romano è la più grande manifestazione antiproibizionista del mondo, che tutti ovviamente ci invidiano. In Europa solo nella Repubblica Ceca gli amici ed amiche di Praga cercano di eguagliarci, lanciandosi in una nuova ed esplosiva primavera.


A Roma, nonostante alcuni aggiustamenti abbiano fatto leggermente calare la partecipazione delle ultimissime edizioni, per il prossimo 7 maggio sono previste dalle trenta alle sessantamila presenze in una Roma in cui in poche ore sfileranno vari ed importanti cortei, anche sindacali.


Ma anche la qualità di una marcia per la canapa non è acqua, dal momento che la manifestazione è sorta non solo per le sinergie esistenti tra Roma e New York ma anche per la fruttuosa collaborazione intercorsa tra gli antiproibizionisti romani e la riserva indiana di Pine Rigde dove nacque l'American Indian Movement. Pine Ridge é famosa anche per aver dato i natali al detenuto politico forse più famoso degli Stati Uniti, l'uomo della medicina Leonard Peltier, arrestato nel 1977 e condannato ingiustamente a due ergastoli per l'omicidio di due agenti dell'FBI, la sua storia di ordinaria ingiustizia è stata di ispirazione per numerosi artisti, primi tra tutti i Rage Against the Machine e la loro Freedom.

“La MMM nasce anche dalla fruttuosa collaborazione intercorsa tra gli antiproibizionisti romani e la riserva indiana di Pine Rigde

Undici anni fa, alla vigilia della prima edizione italiana, arrivò una delegazione Lakota in Lazio perché in quel frangente la richiesta di coltivare la canapa, ancora impossibile negli USA, rappresentava una possibilità di rinascita di una comunità. Come ci dicevano allora gli indiani "Storicamente la cultura della canapa nella riserva di Pine Ridge è strettamente connessa con una sola cosa e cioè con il problema di fondo della riserva: la disoccupazione. Oltre l'88% degli abitanti ne sono coinvolti: questo comporta molti problemi sociali, ad esempio l'abuso di alcol, famiglie disgregate rapporti sociali disturbati e maltrattamenti su vari piani".
L'anno scorso vi fu un percorso un po' più breve ma sempre molto interessante, e quest'anno il percorso tocca il Colosseo riportando la canapa al centro del Mediterraneo, per ribadire quanto la cultura proibizionista stia andando lentamente a disfare connessioni storiche e culturali fondamentali per la costruzione della propria identità, pretendendo di cancellare quanto di atavico resta nel nostro essere "animali sociali".
Ma se il futuro non è scritto, come direbbe Joe Strummer, possiamo rivedere come la Marcia sia nata in Italia con una interessante collaborazione tra le due rive dell'Oceano grazie alla presenza del rappresentate della tribù degli indiani Lakota, Sioux Milo Yellow Hair - che a dispetto del suo nome ha i capelli corvini -, era venuto in Italia con una delegazione di abitanti della riserva di Pine Ridge in appoggio della campagna partita con la prima edizione . Lo slogan di allora era "Signor Giudice ho piantato un seme" e alla riuscitissima manifestazione avevano aderito numerose autorità tra cui il premio Nobel Dario Fo. Tra i due oceani nacque un feeling che portò i Lakota nei pressi di una stazione di polizia dove furono consegnate le autodenunce di centinaia di persone, gesto simbolico ed assolutamente rivoluzionario con cui si voleva portare all'attenzione dei media il problema della criminalizzazione dell'auto-coltivazione.
Tornando in America, Pine Rige, nel bel mezzo di un ambiente ancora intatto, rimane un luogo con molti problemi. Allora come oggi la speranza di migliorare la triste situazione era legata alla canapa. Autorità permettendo. Da anni il governo cercava di bloccare la coltivazione e conduceva una guerra alle droghe con conseguenze gravi per il popolo Lakota. Alla vigilia della Million di undici anni fa, solo grazie allo spirito delle praterie la pioggia aveva fatto crescere l'erba a dismisura. E così, almeno momentaneamente, gli agenti della DEA non riuscirono ad arrivare ai campi a causa della forte umidità e dei disagi conseguenti alle piogge torrenziali.

“Il trattato di Fort Laramie, prodotto durante la Seconda Guerra Mondiale, obbligava gli abitanti della riserva a coltivare canapa secondo le esigenze belliche del governo USA


Secondo Milo gli agenti che perseguitavano il capo Piuma Bianca stavano violando il trattato di Fort Laramie, un documento ufficiale prodotto durante la Seconda Guerra Mondiale secondo cui gli abitanti della zona erano tenuti a coltivare e produrre canapa secondo le esigenze belliche del governo federale. Il trattato ispirò poi il documentario di propaganda del governo statunitense Hemp for Victory - Canapa per la vittoria, prodotto dal Ministero dell'Agricoltura statunitense e riscoperto fortunosamente dall'attivista californiano Jack Herer.

A pochi giorni dalla Million Marijuana March e dalla loro partecipazione all'evento romano, il 26 aprile 2001 la Slim Butte Land Association decise di continuare la coltivazione nonostante la campagna d'odio e di intimidazione. Poco dopo iniziava la cerimonia della semina che fu ripresa dai reporter di una importante rete televisiva nazionale. La canapa veniva utilizzata per un progetto di bioedilizia ma anche per altri scopi.


Il giorno dopo la trasmissione arrivò anche la DEA, l'ente federale di controllo, che ordinò al consiglio della riserva di smettere. A seguito di questa intimidazione si riunì l'assemblea generale della comunità, con il risultato che tutta la riserva annunciò di aver preso una decisione unanime: la canapa andava comunque! E che anche in Italia ci si sarebbe provato anche perché in tutto il mondo nonostante quanto dicono le lingue biforcute, la canapa unisce popoli e culture.

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