La disputa di Piacenza

Soft Secrets
09 Jan 2019

Un esempio di come funziona il dibattito sulla cannabis in Italia


 

Il dibattito sulla cannabis in Italia non ha purtroppo mai abbandonato il tono da tifo da stadio e la sua naturale tendenza ad arenarsi: a poco pare sia servita l'opera di informazione portata avanti da riviste e associazioni, di cannabis nel bel paese si discute solo in termini manichei. A dimostrazione di questa triste verità e con imperdonabile ritardo - entrambi gli eventi si sono svolti in fase di chiusura dello scorso numero - riportiamo su Soft Secrets la cronaca di quanto accaduto a Piacenza sul finire dell'estate. Tra gli allarmi lanciati nel numero di settembre, avevamo accennato ad un convegno organizzato il 23 luglio nella città emiliana da alcuni esponenti locali e nazionali della Lega, tra cui il famigerato senatore Simone Pillon, chiamato "L'erba della morte: la cannabis". L'incontro era uno dei tanti segnali mandato dal nuovo Governo in previsione di una ripresa dei fasti proibizionisti di giovanardiana memoria. Il risultato? Circa duecento persone, appartenenti a diverse associazioni e realtà autogestite, hanno continuato ad applaudire in modo canzonatorio e a gridare con lo scopo dichiarato di non permettere ai relatori di parlare, perché in aperto contrasto con la politica proibizionista del partito di Matteo Salvini. Di tutt'altro tenore ed impatto il sit in che si è tenuto davanti a Palazzo Mercanti, con una decina di esponenti della sinistra locale istituzionale che ha contestato il convegno in maniera pacifica. Nell'auditorium, invece, c'erano quelli che hanno cercato di boicottare l'iniziativa dei leghisti. E c'era chi, al contrario, urlava contro di loro perché avrebbero voluto ascoltare. I relatori - tra cui la madre di un ragazzo definito tossicodipendente - hanno provato in tutti i modi a garantire il regolare svolgimento dell'incontro, mentre i contestatori, alla fine, sono riusciti nel loro intento: interromperlo. In molti, a seguito di quanto accaduto, hanno storto il naso di fronte all'azione decisa degli antagonisti piacentini, definendo "fascisti" i metodi utilizzati e lamentando il fatto che non si sia potuto argomentare in alcun modo quanto discusso dagli organizzatori. Una critica che viene spesso mossa alle opposizioni e che spesso riesce a trasformare un'iniziativa di successo in controproducente. Personalmente, credo nella validità del paradosso della tolleranza elaborato da Karl Popper - in breve, alla gente intollerante non va data libertà di esprimersi - e, visti i tempi che corrono, un po' di resistenza attiva non fa certo male; ma in Italia va di moda citare Voltaire a sproposito. Per dimostrare appunto che il mondo antiproibizionista è perfettamente in grado di dialogare formalmente sul tema cannabis, in risposta al convegno “L'erba della morte: la cannabis” è stato organizzato a stretto giro l'incontro “La Pianta della Vita, la Cannabis”. Il primo settembre, sempre a Piacenza, il comitato Cannabis&Cultura, in collaborazione con l'Associazione FreeWeed di Milano, ha riunito circa 200 persone e ha illustrato indisturbato i vari ambiti di impiego della canapa. “Il titolo non è stato scelto a caso - hanno spiegato nel comunicato stampa - attorno alla Cannabis si stanno svolgendo numerose ricerche. La sua attività di neuroprotezione, i suoi impatti sull’ippocampo animale e i molteplici usi che l’uomo ha fatto della canapa, sin dall’antichità, rendono la Cannabis una delle piante più versatili e interessanti per l’essere umano. Come fibra, alimento e per la filosofia riflessiva e pacificante che porta con sé. Senza dimenticare le azioni terapeutiche sia di contrasto in un gran numero di malattie degenerative sia nel campo della medicina del dolore. Questo evento ha, tra i suoi obiettivi, quello di far aumentare nella cittadinanza piacentina una coscienza critica su temi troppo spesso politicamente strumentalizzati. E la cannabis è uno di questi”. L'obiettivo - assolutamente centrato - del secondo convegno è stato infatti di lanciare un forte messaggio, affinché la cittadinanza possa valutare autonomamente se sia giusto o meno un deciso cambio di approccio sul tema cannabis, passando da un proibizionismo irreale ed irrealizzabile che di fatto condanna persone per condotte innocue e personali, ad una regolamentazione della cannabis proficua a livello sociale, andando a colmare le troppe lacune lasciate in sospeso dalle normative vigenti, evidentemente anacronistiche ed antiscientifiche. Come è ovvio, a finire sulle testate nazionali è stato il contestato e chiassoso convegno organizzato dalla Lega. Il prezioso momento informativo di settembre è stato giudicato come poco più di un rendez-vous tra antiproibizionisti e non è purtroppo andato oltre le cronache locali. Ma è davvero un peccato che l'attuale dibattito sulla cannabis in Italia si riduca al solito e obsoleto dualismo di contrapposizione. Questa pianta ha ancora molto da dire, proviamo a darle voce nel modo più trasversale possibile. A partire da noi operatori dell'informazione cannabica.

Il prezioso momento informativo di settembre è stato giudicato come poco più di un rendez-vous tra antiproibizionisti e non è purtroppo andato oltre le cronache locali

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