La cannabis medica è un’urgenza

25 Mar 2021

La cannabis medica è un’urgenza, lo scrive Santa Sarta, Vice Presidente del Comitato Pazienti Cannabis Medica, in una lettera al Ministro della Salute Roberto Speranza ed alle istituzioni che dovrebbero gestire la produzione e distribuzione di farmaci a base di cannabinoidi.


Una lettera nella quale l’associazione, senza mezzi termini, descrive il fallimento del progetto di produzione italiano presso lo Stabilimento Militare di Firenze. Un progetto, nato nel 2015, che doveva arrivare a soddisfare il fabbisogno nazionale di cannabis e che invece, dopo 5 anni, riesce a produrre meno di un decimo di quanto necessario.

Nato nel settembre 2018 a Sant’Alessio Siculo e con referenti ormai distribuiti in tutte le regioni italiane, il Comitato Pazienti Cannabis Medica è un’associazione no profit costituita da malati che si curano con la cannabis. Un’associazione che, oltre ad espletare tutta una serie di servizi concreti, dalla segnalazione di medici prescrittori a quella delle farmacie galeniche pronte a preparare la terapia di cannabis, informa l'opinione pubblica e richiama le istituzioni al rispetto del proprio mandato, quello della tutela del cittadino.

Un cittadino che quando si trova a cercare sollievo nella cannabis medica si sente abbandonato in un labirinto di complicazioni che rendono il proprio percorso terapeutico doloroso e surreale.

Secondo la lettera del Comitato Pazienti Cannabis Medica l’urgenza cannabis medica si declina su differenti livelli:

  • Insufficienza dell’offerta di cannabis medica
  • Inefficacia ed inefficienza del piano di approvvigionamento 
  • Difficoltà di accesso alle cure
  • Limitazione delle possibilità di ricerca legate alla cannabis medica
  • Assenza di formazione sulla cannabis come medicina
  • Assenza di armonizzazione di trattamento dei pazienti nelle differenti regioni
  • Continua sottovalutazione del mercato medico

Abbiamo chiesto a Santa Sarta di spiegarci come nasce l’associazione e il perché di questa situazione, strutturale di urgenza relativa all’accesso alla cannabis medica.

SSIT: Buongiorno Vicepresidente, come nasce l’idea di creare un’associazione dedicata ai pazienti in cura con la cannabis e perché parliamo di urgenza per la cannabis medica?

Tutto nasce dalla mia storia personale. Dal 2012 soffro di anoressia nervosa e nel 2016 mi hanno diagnosticato l'artite psoriasica, una malattia caratterizzata da una cronica e dolorosa infiammazione articolare che si manifesta con sfoghi cutanei. Come molte persone con patologie simili, ho necessità di curarmi con la cannabis terapeutica perché le altre terapie sono risultate poco efficaci e con molti effetti collaterali. Nonostante fossi consapevole delle controindicazioni per la salute conseguenti dall'assunzione di cannabis non standardizzata e non controllata, mi sono trovata obbligata a rivolgermi al mercato nero per poter accedere alle cure che lo Stato Italiano non mi concedeva. Sono arrivata ad ottenere la cannabis legalmente solamente dopo aver subito un processo. Dopo quell’esperienza ho realizzato quanti altri pazienti avrebbero potuto trovare le mie stesse difficoltà per curarsi con la cannabis, dovendo ricorrere al mercato nero o alla auto produzione, quando invece è un diritto che si dovrebbe avere ma che spesso non si conosce.

SSIT: Per quale motivo sei stata processata?

Eravamo nel 2017 ed in quel periodo non avevo ancora la ricetta medica per curarmi. Tramite una segnalazione anonima mi hanno trovato 5 grammi di cannabis e 10 grammi di foglie con le quali pensavo di di farmi la crema con le mani. Nella fase di preparazione della difesa per il processo sono riuscita ad avere finalmente la ricetta grazie all’aiuto del Dott. Carlo Privitera. Al processo sono stata assolta con formula piena.

SSIT: Quanti sono gli aderenti dell’associazione?

I membri iscritti, ad oggi, sono 118 mentre sulla pagina Facebook le persone che ci seguono sono ormai quasi 11.000.

SSIT: Di tutti i vostri aderenti, quanti hanno raccontato di aver avuto difficoltà per curarsi con la cannabis?

Direi che il 99% dei pazienti ha problemi di approvvigionamento. Al momento il problema è serio, le ultime consegne di quest’anno sono state fatte a febbraio ed ancora i farmacisti non hanno ricevuto la seconda consegna che, già si sa, sarà ridotta rispetto a quanto richiesto. Recentemente ho sentito una farmacia che ha 20 buoni in sospeso. Più della metà dei nostri iscritti hanno avuto problemi con la patente o per avere coltivato cannabis per curarsi infatti, come nel mio caso, molti pazienti scoprono di poter avere un acceso legale dopo aver subito un processo.

SSIT: Come ti senti in un paese che dovrebbe garantire la tua salute e che dal 2015 porta avanti, senza successo, un progetto di produzione di cannabis terapeutica nato per sopperire al fabbisogno nazionale?

Mi sento abbandonata come tutti gli altri pazienti. L’ultima buona notizia per noi pazienti risale al 2017 quando all’interno della finanziaria venne inserito l’articolo 18 quater, un articolo che precisa  che in caso in cui lo Stabilimento Farmaceutico Militare di Firenze non arrivasse a sopperire il fabbisogno del paese si debba procedere all’apertura delle licenze per produrre. Il problema è tutto qui, e cioè che la Dott.ssa Apuzzo, dell’Organismo nazionale sulla cannabis afferente all’Ufficio Centrale Stupefacenti, non apre le licenze di produzione.

SSIT: Considerata l’urgenza cannabis medica, fra i vostri servizi c’è anche la possibilità di segnalare la carenza di farmaco. Da questo punto di vista collaborate con il progetto monitorcannabis?

Sul sito c’è una sezione in cui si può segnalare la carenza di cannabis ed i dati raccolti vengono trasmessi direttamente a monitorcannabis.

SSIT: Secondo la vostra lettera, l’urgenza di cannabis medica viene stimata attorno a 20 milioni di potenziali pazienti ed un fabbisogno almeno 7 tonnellate di cannabis annui. Cosa chiedete alle Istituzioni?

Come riportato nella lettera, chiediamo conto del perché non siano state rilasciate nuove autorizzazioni alle importazioni a nuove aziende. Ci domandiamo perché non siano state rilasciate ulteriori autorizzazioni per la coltivazione di cannabis medica e l’unica autorizzazione di cui si è avuto notizia riguardi la produzione di cannabis per CBD, senza THC; quando, ormai non ci sono dubbi, circa la superiorità in termini di efficacia e sicurezza dell'intero fitocomplesso. In ultimo chiediamo perché non vengono rilasciate autorizzazioni per l'importazione, né per la produzione nazionale di altre varietà di cannabis medica di grado farmaceutico.