Auguri a Bob Marley, icona della cultura della cannabis
Oggi il re del reggae avrebbe compiuto 78 anni. A distanza di più di quarant’anni dalla sua prematura scomparsa all’età di trentasei anni, per un melanoma, la sua musica è viva più che mai e per questo ogni anno il suo compleanno viene ricordato e celebrato in tutto il mondo. E noi ci uniamo a questo ricordo.
Nesta Robert Marley, meglio conosciuto come Bob, nato il 6 febbraio 1945 a Nine Mile, in Giamaica è considerato un vero e proprio profeta, portatore di un messaggio di uguaglianza, la voce dei poveri che ha sfidato i ricchi creando un vero e proprio movimento di massa. Alla fine degli anni cinquanta rimase affascinato dal soul, dal gospel e dal rhythm’n’blues americano. Nel 1963 incise il primo singolo intitolato “Simmer down” che divenne subito un buon successo. Dopo una breve parentesi negli Stati Uniti, nel 1966 Marley si avvicinò al rastafarianesimo, una dottrina religiosa giamaicana che predica il ritorno di tutti i neri sparsi per il mondo a una terra promessa in Africa sotto la guida di un messia.
In pochi anni divenne fermo sostenitore delle proprietà benefiche dell'erba che i rasta chiamano “ganja”, e che consumano regolarmente, fumandola, ingerendola o aggiungendola a bevande e alimenti.
Per lui l'erba era molto di più di una droga capace di rendere curiosi ed affamati; la cannabis era una sostanza potente capace di aprire la mente stimolando la meditazione.
"Quando fumi erba conosci meglio te stesso” diceva, “tutte le tue debolezze e le tue nefandezze sono rivelate dall'erba che ti dà un'immagine più limpida della tua coscienza, perché l'erba ti fa meditare”.
Proprio all'erba e alle sue virtù aveva dedicato l'album Kaya, pubblicato nel 1978, che conteneva la celeberrima Is this love, che come ricorderanno tutti, sul retro della copertina, presentava proprio un'immagine della pianta.
"L'erba e la musica vanno insieme" aveva affermato in diverse interviste, aggiungendo che "l'erba può guarire una nazione, l'alcol la distrugge". La ganja era in effetti una parte molto importante della sua crescita spirituale, tanto che i suoi familiari stanno ancora lavorando attivamente per portare avanti il messaggio di Bob sulla Cannabis.
Nel 2014, Rita, Cedella e Rohan Marley, ovvero la moglie e due dei 13 figli del cantante, infatti, si sono uniti a una società di private equity per lanciare il primo brand globale di marijuana a uso ricreativo: Marley Natural. Un marchio di prodotti legati alla cannabis come erba, creme per la pelle, balsami per le labbra, vaporizzatori e infusioni.
In realtà il business dell’erba sembra aver coinvolto anche altri figli di Marley come Julian, anch’egli lanciatosi in un’avventura che non coinvolge il resto della famiglia, con il brand JuJu Royal Premium Marijuana, creato insieme alla Drop Leaf, compagnia all’avanguardia nella produzione di cannabis legale. E poi ancora Damian, cantante reggae di successo, che ha inaugurato Stoney Hill, un dispensario per la vendita legale di cannabis a Denver.
Insomma il nome di papà Marley continua sicuramente a far parlare di se, chissà però se era questo il modo con cui avrebbe voluto continuare a rivolgersi ai fans e con cui avrebbe voluto essere ricordato.
Resta il fatto che Marley nella sua breve vita ha venduto 300 milioni di dischi, lasciando ai fan e agli appassionati di musica molti brani divenuti leggendari, che trascendono la mortalità. Oggi scegliamo uno di quelli per ricordarlo, quello che porta in copertina una delle immagini più iconiche per tutti i consumatori di cannabis, l’album Catch A Fire del 1973, dove si vede un giovane Bob intento a fumare una grande canna. Un’immagine che incarna l’anima ribelle di Bob e quella dolce, affascinata dall’amore, dal rispetto verso tutti e soprattutto dalla libertà. È così che vogliamo portarlo nel cuore.
Auguri Bob!
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