Assoluzione Walter De Benedetto parola agli avvocati
Assoluzione Walter De Benedetto parola agli avvocati
Assoluzione Walter de Benedetto: parola agli avvocati Lorenzo Simonetti e Claudio Miglio che raccontano come si è arrivati al responso di oggi.
In merito all'assoluzione Walter De Benedetto, Fabio Lombardo, Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Arezzo assolve il paziente aretino perché il fatto non sussiste. Ne abbiamo parlato con gli avvocati difensori che hanno commentato per Soft Secrets questa pagina importante per la giurisprudenza italiana in merito alla coltivazione di cannabis per consumo personale.
Come siamo arrivati al processo di oggi e poi alla sentenza di assoluzione per Walter De Benedetto?
Nell'agosto 2019, in seguito a perquisizione, le forze dell'ordine trovano in casa di Walter una serra con 15 piante in stato di maturazione e 800 grammi di infiorescenze. Questo è il dato grezzo. Walter viene quindi imputato di coltivazione di sostanza stupefacente. A quel punto abbiamo subito presentato una memoria per l'archiviazione del giudizio allegando a livello documentale la necessità di Walter di consumare cannabis per lenire i dolori provocati dalla sua patologia. La richiesta viene ignorata e si va a processo. A febbraio, durante la prima udienza chiediamo e otteniamo il rito abbreviato, condizionato alla produzione di documentazione medica, per chiarire al giudice il quadro clinico di Walter. Il giudice in quel caso ha rinviato la discussione ad oggi.
Perché oggi Walter non era presente?
Walter oggi non è potuto venire a parlare per problemi legati al suo stato di salute. Quindi oggi siamo passati direttamente alla discussione dopo aver presentato, cinque giorni fa, un'ulteriore memoria per chiarire a livello giuridico la nostra strategia difensiva.
Concretamente cosa è successo oggi in Tribunale?
Con grande sorpresa, ma anche soddisfazione abbiamo appreso che anche la Procura, probabilmente convinta da tutto il materiale depositato, richiedeva l'assoluzione per Walter De Benedetto. Chiaramente ci siamo associati alla richiesta della Procura, specificando nel dettaglio i motivi, anche perché può succedere che a fronte del PM che chiede l'assoluzione il giudice, poi, condanni comunque in autonomia di giudizio. Tenevamo a fornire al giudice tutti gli elementi giurisprudenziali idonei alla decisione di assoluzione, facendo presente come già le Sezioni Unite, l'anno scorso, avessero iniziato a tracciare un solco per indicare che la coltivazione non sempre costituisca reato.
Al netto del consumo terapeutico, la prassi è tale che quando le piante sono considerate troppe per il consumo personale il giudice condanna automaticamente per spaccio. Cosa è successo invece oggi?
Siamo riusciti a evidenziare che il giudizio del Tribunale non si deve attestare soltanto sul quantitativo di sostanza, che nel caso di Walter non era trascurabile, parliamo ripeto di 15 piante e di 800 grammi, e che quindi il solo dato quantitativo di, per sé, non è dirimente. Quello che è dirimente è la finalità per la quale si coltiva e siccome la finalità, in questo caso, era una finalità chiarissima di scopo terapeutico e vogliamo ringraziare anche il Dottor Privitera in questa riflessione, alla fine siamo riusciti a convincere il giudice. Adesso aspettiamo le motivazione, ma crediamo che il giudice si sia convinto che non ci fosse pericolo di spaccio a terze persone e che la cannabis autoprodotta sarebbe stata interamente consumata da Walter per il suo fabbisogno terapeutico.
Come ha vissuto Walter questi mesi di processo?
Walter è stato molto colpito, stremato, stanco. La sua condizione è stata il motivo per il quale, sia per una valutazione strategica essendo chiara l'innocenza alla luce delle carte mediche a delle carte investigative della Procura, abbiamo optato per il giudizio abbreviato. Il processo penale è un po' una spada di Damocle ed è già di per sé una pena, quindi, in un dibattimento ordinario che sarebbe potuto durare uno due tre anni, c'era la grande incognita delle condizioni di salute precarie di Walter.
Cosa rappresenta per i pazienti italiani che coltivano la propria cannabis la decisione di oggi?
La decisione di oggi rappresenta un altro grande passo verso l'irrilevanza penale della coltivazione per scopo personale ed in particolare a scopo terapeutico. Quando ho una coltivazione con tutte le circostanze per predicare un uso esclusivamente personale, le procure devono smettere di mandare a processo e condannare facendo leva solo sul numero di piante coltivate. Posso avere anche dieci piante, quindici piante, venti piante, non è il loro numero di piante che conta, ma la finalità per la quale io coltivo. Con questa decisione si volta completamente pagina rispetto a quella sentenza medioevale delle Sezioni Unite del 2008 che fino al 2020 ha mandato in carcere anche per coltivazioni di una o due piantine.
Il fatto che oggi sia arrivata l'assoluzione di Walter De Benedetto perché il fatto non sussiste, può rappresentare una buona notizia anche per Marco, il suo amico, condannato in primo grado perché innaffiava le piante di Walter?
Chiaramente il coimputato di Walter ha i suoi legali e quindi ci asteniamo dal parlare al posto loro. Certo, però, è chiaro che speriamo che la sentenza di oggi possa aiutare i colleghi nel giudizio di appello.