Weed like to talk
Nel mondo si parla sempre più di cannabis. Se ne parla giocoforza in termini di legalizzazione, di liberalizzazione, di depenalizzazione ma se ne parla più che altro oltreoceano. In Europa il vento dell'ovest sarebbe anche arrivato ma, nonostante il vecchio continente sia da sempre lanciato in un'emulazione dei cugini americani, non è ancora possibile affermare che Bruxelles sia realmente interessata a regolare la materia. Come però abbiamo visto spesso negli ultimi tempi, dove non arriva la politica, arrivano fortunatamente i cittadini...
L'Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) è una grande innovazione che permette ai cittadini dell'UE di invitare direttamente la Commissione Europea a proporre atti giuridici. L'articolo 11 comma 4 del discusso Trattato di Lisbona stabilisce infatti che: “i Cittadini dell'Unione, in numero di almeno un milione, che abbiano la cittadinanza di un numero significativo di Stati membri, possono prendere l'iniziativa d'invitare la Commissione europea, nell'ambito delle sue attribuzioni, a presentare una proposta appropriata su materie in merito alle quali tali cittadini ritengono necessario un atto giuridico dell'Unione ai fini dell'attuazione dei trattati”.
La campagna "Weed like to talk”, lanciata da 9 studenti universitari – provenienti dalla Francia, dal Belgio, dalla Germania, dall'Olanda, dalla Spagna dalla Svezia e, naturalmente, dall'Italia – parte proprio da questa possibilità e mira a raccogliere un milione di firme da almeno sette diversi paesi UE per chiedere una politica comunitaria omogenea sulla cannabis, fondata su un mercato regolamentato. Uno degli studenti, Pierre Balas – parigino, laureato in Affari Europei –, assicura che la campagna non nasconde alcuna agenda politica o commerciale. Si tratta di studenti che sono semplicemente stufi di politiche inefficaci e desiderano esplorare nuovi strumenti di democrazia diretta. Il successo della campagna non porterà certo automaticamente alla legalizzazione della cannabis, ma la Commissione Europea sarà almeno vincolata a intraprendere un'azione trasparente sulla linea politica riguardo la cannabis.
La campagna è stata lanciata lo scorso 20 novembre e c’è tempo per raccogliere le firme fino a fino novembre 2014. Il nome scelto per la mobilitazione, “Weed like to talk” è un gioco di parole tra weed, che significa “erba” e we’d, forma contratta di we would, che significa “vorremmo” e si pronuncia in modo simile. Insomma gli organizzatori semplicemente “vorrebbero parlare” dell’opportunità di una ampia depenalizzazione della cannabis sul territorio dell'Unione Europea e perché diventi realtà, c'è davvero bisogno del sostegno di ognuno di noi.
La cannabis è di gran lunga la sostanza illegale più diffusa nell'Unione Europea. Secondo stime ufficiali, oltre 23 milioni di persone hanno fumato cannabis nel 2012. Molte di esse vivono in paesi dove l'uso o la coltivazione della cannabis per uso personale è un illecito penale sanzionabile con il carcere o con una multa. Rilevanti risorse delle forze dell'ordine sono destinate alla persecuzione e all'incarcerazione di chi compie crimini non violenti legati alla cannabis.
La proibizione della cannabis è stata giudicata una politica fallimentare da ogni punto di vista e soprattutto non è efficace nel dissuadere i giovani dal consumare cannabis, anzi. Nonostante l'aumento dei sequestri di cannabis da parte della polizia, i prezzi di strada non sono cambiati in modo significativo nei decenni scorsi, il che significa che la disponibilità è rimasta stabile o è cresciuta. Come tutti ormai sappiamo a memoria – e dalle Americhe ce lo ricordano ogni giorno – se il mercato di hashish e marijuana venisse finalmente regolamentato, genererebbe rilevanti entrate fiscali da investire nella sanità pubblica e nella scuola. Si permetterebbe ai governi di controllare il mercato e di limitare la disponibilità, assicurando qualità e regolamentando la produzione. Si libererebbero risorse di polizia che potrebbero occuparsi della criminalità organizzata.
Molti obiettano che la legalizzazione porterebbe a un aumento dell'uso della cannabis: forse più adulti la sperimenterebbero, ma ciò non vuol dire che il numero degli utilizzatori balzerebbe alle stelle. L'uso di cannabis non è aumentato significativamente nei Paesi Bassi, il solo paese dell'UE dove ai maggiori di 18 anni è consentito comprare cannabis nei coffee shop. I tassi di consumo in Olanda sono anzi più bassi che in molti paesi dove i consumatori di cannabis vengono criminalizzati. Il successo delle politiche sul tabacco mostra come esistano alternative alla criminalizzazione maggiormente efficaci. La Convenzione Quadro sul Controllo del Tabacco dell'OMS offre un buon esempio di come contenere e ridurre l'uso di una sostanza legale attraverso politiche intelligenti della sanità pubblica, senza incarcerare nessuno.
Sfortunatamente i governi dell'UE fino adesso hanno scelto di ignorare l'evidenza e di sprecare i soldi dei contribuenti perseguendo politiche proibizioniste e sostanzialmente repressive. Alcuni paesi nel Nuovo Mondo sono oggi ben avanti a noi in molti modi. Il consenso internazionale attorno alla politica globale proibizionista sulle droghe sta svanendo e l'Assemblea Generale ONU sulle droghe del 2016 può portare un cambiamento di paradigma. Ma il cambiamento non arriverà se noi continuiamo ad aspettare qualche altra persona o qualche altro momento. È giunta l'ora che siano i cittadini i veri gruppi di pressione in grado di spingere la politica e le istituzioni a ripensare le politiche sulle droghe e a discutere le alternative al proibizionismo. In Italia non ci siamo riusciti, proviamo almeno a farlo come Comunità Europea.
Per firmare la petizione è necessario munirsi di un documento d'identità valido e cliccare all'indirizzo: https://ec.europa.eu/citizens-initiative/REQ-ECI-2013-000023/public/signup.do. Ce lo chiede l'Europa e, per una volta tanto, ci sono ottime ragioni per ascoltarla.