Venti di legalizzazione in Argentina

Exitable
11 May 2014

Dopo il record di presenze alla Marijuana March, L'Argentina discute di legalizzazione


Dopo il record di presenze alla Marijuana March, L'Argentina discute di legalizzazione

I tempi sembrano essere ormai maturi, e il dibattito è tornato di prepotente attualità dopo la Global Marijuana March di sabato scorso, che ha visto proprio a Buenos Aires la manifestazione antiproibizionista più partecipata del pianeta: quasi 150mila persone nella capitale, alle quali ne vanno aggiunte altre decine migliaia che hanno manifestato in altre città del paese. Secondo molti osservatori l'Argentina ha buone possibilità di essere il prossimo stato a legalizzare la cannabis, per tutta una serie di fattori che vanno dal clima politico favorevole, al fatto di confinare con l'Uruguay, primo stato al mondo ad aver legalizzato la cannabis.

UNA SOLUZIONE CONTRO IL NARCOTRAFFICO. L'argentina è da sempre un luogo di passaggio e di arrivo per le sostanze prodotte in altri paesi sudamericani. Per quanto riguarda la cannabis, la grande maggioranza di quella che si trova per le strade del paese arriva dal Paraguay. Erba che ha fama di essere di pessima qualità e spesso tagliata con sostanze nocive. Tuttavia il consumo di cannabis in argentina è molto diffuso ed anche per questo, come ha rivelato il ministro della difesa Augustin Rossi, "se fino a qualche anno fa l'Argentina era solo un paese di transito, ora sta diventando un luogo di produzione di stupefacenti". Non sorprende quindi che ad essersi esposte per la legalizzazione siano anche parte delle forze dell'ordine, rappresentate dal Segretario per la sicurezza, Sergio Berni, che ha dichiarato di essere d'accordo con "la depenalizzazione dell'intera catena, dalla produzione, alla commercializzazione fino al consumo della marijuana".

SEMPRE PIU' POLITICI A FAVORE. La maggioranza di sinistra che sostiene la presidente Cristina Kirchner già nel 2009 approvò la depenalizzazione del consumo, che ammette il consumo personale in luoghi privati (di fatto oggi tollerato anche nei luoghi pubblici), inoltre è permessa anche la prescrizione di cannabis a scopi terapeutici. Negli ultimi mesi si sono però moltiplicate le prese di posizione in favore di una legalizzazione vera e propria. Anche da parte delle personalità politiche meno prevedibili. L'ultimo è stato niente meno che padre Juan Carlos Molina, un personaggio che ha due caratteristiche che solitamente sono proprie del proibizionismo più reazionario: è un sacerdote, ed è il capo del Sedronar (il Segretariato per la prevenzione di abuso di droga e il traffico di droga). Ebbene, padre Molina ha affermato che "la legalizzazione in Uruguay rappresenta una buona occasione per riflettere sull'opportunità di fare altrettanto anche in Argentina".

L'INFLUENZA DELL'URUGUAY. Uruguay e Argentina sono da sempre due stati i cui destini sono legati a doppio filo, e se storicamente è sempre stato il piccolo Uruguay ad essere influenzato dalle scelte di Buenos Aires, questa volta potrebbe succedere il contrario. Anche per ovvie ragioni: entrambi i paesi nutrono preoccupazioni circa il via vai che potrebbe generarsi attorno alle frontiere dopo la legalizzazione decisa a Montevideo. Perché se è vero che l'Uruguay ha cercato di prevenire il "turismo della cannabis" sancendo che solo i residenti nel paese possano avere accesso alla cannabis legale, è comunque ovvio che ad uno straniero può bastare trovare un uruguaiano che gli faccia da "prestanome" per aggirare tale divieto. Un motivo in più, secondo molti osservatori, per accelerare il dibattito politico ed arrivare alla legalizzazione. Dopotutto il popolo argentino, con la grande manifestazione del 3 maggio scorso, ha dimostrato di essere pronto per seguire le orme uruguaiane.


Fonte: Articolo73

 

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