Quando la canapa cura la schizofrenia e cosa è meglio evitare

Exitable
08 Apr 2014

Sembra sempre più di vivere in un mondo schizofrenico e ciò è causato, probabilmente, proprio dalla mancanza di canapa nei vari cicli della vita. D'altro canto, crescendo nella repressiva società romano-cattolica, avere delle psicosi o l'essere un po' schizofrenici diventa un fattore umano del tutto naturale e in queste piccole cose la cannabis può essere molto utile. In caso di una storia personale o famigliare di psicosi il consumo va però; evitato, se non sotto controllo medico.


Come spiega bene un anziano contadino marocchino nel film documentario disponibile su internet, Hashisch Ein Dorf auf Drogen (ovvero, Hashisch, Un villaggio sulle droghe), disponibile anche con sottotitoli in italiano: « … il gusto della cannabis è differente in ogni fiore, dolce, come il miele o lo zucchero…Se fumi qualcosa, la testa inizia a muoversi per capire cosa fare, ricordi il passato, cosa ti ha portato fortuna, quali sono invece stati gli errori, fai il giudizio del tribunale a te stesso, rivivendo quando sei stato buono o cattivo con gli altri. Se stai facendo qualcosa, invece, pensi al tuo lavoro, a quello che svolgi. Tutto ciò aiuta a calmare il pazzo, che dopo la cannabis, si tranquillizza, si siede, se prima era in piedi e agitato, torna a parlare normalmente, dando le risposte giuste».

Ecco come la cannabis possa per molti sostituire il sempre più necessario psicologo della società proibizionista. Ma anche come possa, contrariamente a quanto ritenuto dalle grandi religioni, restituire ad ognuno il ruolo di profeta di se stesso. Secondo la descrizione esistono il bene e il male ma sono interconnessi, non entità separate, mentre non esistono peccati ma errori a generare sfortuna o buone azioni a portare fortuna. 

La cannabis, praticamente, passa al setaccio il nastro della coscienza e, facendo rivivere l’errore compiuto fino in fondo, riesce, nell’uso religioso come quello rastafariano, a permettere di espiare il peccato tramite la comprensione dello sbaglio compiuto. Alla faccia della supposizione che la cannabis faccia male alla memoria! Tra l’altro, se c’è bisogno, il suo consumo porta ad elaborare vissuti anche molto lontani nel tempo.

Le religioni l'ha inventata l’uomo, mentre in natura non c’è bisogno di nessuna confessione da parte di qualcuno, ci pensa la sacra cannabis. D’altro canto, rivivendo anche momenti in cui la persona si è comportata bene con gli altri, permette l’esaltazione della coscienza. Una coscienza sempre più flebile in questo mondo proibizionista, basta osservare l’indifferente maniera di sporcare il pianeta. In molti soggetti, infatti, la canapa fa la differenza tra l’avere o no una coscienza.

L’effetto benefico sulla salute mentale, deriva anche dalla profonda introspezione innescata, che permette di conoscersi meglio, interagendo con il proprio cervello, a volte con dei veri e propri dialoghi interni, esattamente come il regista fa capitare al personaggio di Homer Simpson, nel fortunato cartone animato televisivo.

I sintomi psicotici – secondo una ricerca condotta nel 1999 dai professori Leweke, Giuffrida e Piomelli dell’Università di Colonia e pubblicata su Clinical Neuroscience – sono caratterizzati da una produzione abnorme di alcuni endocannabinoidi (Anandamide e Palmitoiletanolamide) per il cervello e da una bassa produzione di altri endocannabinoidi (Arachidonilglicerolo, per esempio).

L’eccesso di endocannabinoidi potrebbe essere dovuto a un’alimentazione troppo ricca di grassi cattivi o dal movimento frenico. Per la cura di queste patologie è quindi innanzitutto necessario cambiare lo stile di vita. Se non ci si riesce da soli, alcune varietà di cannabis, le Indica in particolare, ricche di CBD (Cannabidiolo), a volte sono un valido assistente nella terapia, interrompendo la produzione di endocannabinoidi per bilanciare la presenza totale di cannabinoidi nel corpo. Questa sua azione si verifica anche grazie al rallentamento innescato dal consumo a porre l’individuo in sintonia con i ritmi della natura, riducendo ansia, paranoia e stress. Consumando varietà Sative, si ritiene invece, una persona con problemi mentali potrebbe veder aumentare il rischio di episodi psicosi, relativamente al periodo d’intossicazione. 

Il conforto della cannabis per la salute mentale è sostenuto, per esempio, anche da Vincenzo Di Marzo, coordinatore dell’Endocannabinoids Research Group di Pozzuoli. Intervistato dal Corriere della Sera (Corriere Salute, 20 maggio 2012), Di Marzo ha evidenziato come recenti sperimentazioni attraverso la somministrazione di 800 ml di CBD al giorno siano funzionali nella cura della schizofrenia, senza rilevare effetti collaterali rilevanti.

Anche secondo una ricerca del 2009, pubblicata sempre da Clinical Neuroscience , la cannabis è stata trovata vantaggiosa nella cura dei pazienti schizofrenici, migliorando le abilità generali, l’aspetto dell’apprendimento e della memoria, anche breve, l’attenzione, le funzioni cognitive e la velocità psicomotoria.

Uno studio ancora più recente del professor DeRosse, pubblicato sulla rivista scientifica Schizophrenia Research, ha mostrato come il consumo di marijuana terapeutica ha effetti positivi sulle funzioni cognitive delle persone affette da schizofrenia. Addirittura, secondo uno studio del 2012 pubblicato invece dal Journal of Psychiatric Research, la cannabis riduce la mortalità nei pazienti schizofrenici con problemi psicotici. La ricerca ha comparato l’uso di alcol e quello di cannabis, su 762 pazienti e, in particolare negli individui tra i trentacinque e cinquantacinque anni, la mortalità è stata più bassa nei consumatori di marijuana, rispetto a chi non ne faceva uso, mentre l’alcol non sarebbe in grado d’influenzare la mortalità.

A quanto sembra, quindi, la cannabis riesce a unire gli aspetti delle personalità distinte dalla schizofrenia, grazie all’unione mistica innescata nella mente, nel corpo e con il resto del creato, e per questo motivo può essere ritenuto un valido aiuto psicoterapeutico.

Le persone che fanno uso di cannabis per problemi psichiatrici – o semplicemente psichici – sono già molte e generalmente non godono di un’assistenza medica. Eppure sarebbe semplice organizzarsi dando la possibilità a consumatori a rischio di coltivare legalmente le varietà più idonee all’interno di Cannabis Social Club, come succede in Spagna, con la supervisione medica.

Per informazioni, Associazione Cannabis Terapeutica (ACT, www.medicalcannabis.it)

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