Primum: non nocere

Exitable
09 Oct 2014

Ricordiamoci sempre che fra i principali “comandamenti” che regolano la professione del medico vi è quello di non nuocere ai propri pazienti. La soluzione proposta non deve essere mai peggiore della malattia stessa ed i suoi effetti collaterali non devono mai essere peggiori dei sintomi della patologia che si vuol curare. Ai lettori di Soft Secrets porsi il quesito: “A vostro parere l'attuale prassi medica segue tale canone morale nell'agire quotidiano o piuttosto queste parole sono diventate un principio svuotato di ogni significato e la classe medica le ha addirittura dimenticate?”


Ricordiamoci sempre che fra i principali “comandamenti” che regolano la professione del medico vi è quello di non nuocere ai propri pazienti. La soluzione proposta non deve essere mai peggiore della malattia stessa ed i suoi effetti collaterali non devono mai essere peggiori dei sintomi della patologia che si vuol curare. Ai lettori di Soft Secrets porsi il quesito: “A vostro parere l'attuale prassi medica segue tale canone morale nell'agire quotidiano o piuttosto queste parole sono diventate un principio svuotato di ogni significato e la classe medica le ha addirittura dimenticate?”

Ricordiamoci sempre che fra i principali “comandamenti” che regolano la professione del medico vi è quello di non nuocere ai propri pazienti. La soluzione proposta non deve essere mai peggiore della malattia stessa ed i suoi effetti collaterali non devono mai essere peggiori dei sintomi della patologia che si vuol curare. Ai lettori di Soft Secrets porsi il quesito: “A vostro parere l'attuale prassi medica segue tale canone morale nell'agire quotidiano o piuttosto queste parole sono diventate un principio svuotato di ogni significato e la classe medica le ha addirittura dimenticate?”

Siamo in Salento, a Lecce, per la prima conferenza pugliese sui cannabinoidi in medicina. Una maratona storica, 10 ore di dibattiti, un passo in avanti per ricalibrare nell'opinione pubblica italiana l'effettivo ruolo che la canapa svolge nel trattamento medico. Un'efficacia terapeutica che non deve essere più messa in discussione per il rispetto di tutti i pazienti che tutti i giorni, a tutte le latitudini d'Italia, si curano a prescindere dalla disinformazione dei loro medici e dalle ricette che non vengono prescritte, nonostante sia dal 2007 che la legge statale riconosca l'autorevolezza medica di questa pianta e ne regoli l'importazione. 

A Lecce insomma non si parla solo di potenzialità o esclusivamente di una medicina in divenire: qui si parla di pratica clinica vera e propria. Canapa e sclerosi, canapa come anti tumorale, canapa e malattia di Huntington, cannabinoidi nella spasticità e nel dolore neuropatico, canapa nell'ictus celebrale e nell'emicrania, nella cura del Parkinson e nel trattamento dell'Alzheimer.

Grazie ai medici di tutta Europa intervenuti per l'occasione infatti, la campana di vetro, che relega il nostro paese indietro di anni rispetto al livello del dibattito internazionale in materia, per un giorno viene smascherata e le evidenze cliniche vengono esposte e documentate con il fervore di medici e ricercatori che da anni hanno trovato una soluzione alternativa per il benessere dei propri pazienti. 

Medici di tutta l'Unione Europea scesi nel tacco d'Italia per dire: “Yes we can. Curiamo i nostri pazienti con la cannabis”. 

Dalla Svizzera è intervenuto Rudolf Brenneisen del Dipartimento di Ricerca Clinica, Fitofarmacologia e Farmacocinetica dell'Università di Berna che ha relazionato al pubblico su quanto sia importante offrire ai pazienti una medicina di qualità con un grado di purezza microbiologica che ne garantisca sicurezza ed efficacia nel trattamento dell'infiammazioni croniche,  delle dipendenze da sostanze, nella depressione, nella perdita d'appetito e nei disordini psichiatrici. Una medicina dove siano assenti i pesticidi, gli erbicidi, i funghicidi ed i solventi spesso invece presenti nelle sostanze tagliate in vendita al mercato nero. Mercato parallelo al quale numerosi pazienti italiani sono purtroppo costretti a ricorrere visto che l'attuale prassi burocratica non li mette in condizione di avere legalmente accesso a questo farmaco con una certa continuità terapeutica, primo requisito di ogni rimedio medico. Studi in vitro (in laboratorio) e studi in vivo eseguiti sui pazienti dimostrano come il miglior metodo di somministrazione dei cannabinoidi sia la vaporizzazione, più efficace che l'ingestione e meno dannosa che l'amministrazione attraverso l'inalazione tramite combustione. Un giorno nei nostri ospedali si dovranno quindi trovare senza problemi i vaporizzatori, con la stessa facilità con la quale al giorno d'oggi si trovano le flebo. 

Brenneisen aggiunge che i pazienti che si auto amministrano la cannabis sono più a rischio rispetto a quelli ai quali viene prescritta da dottori informati e che la cannabis autoprodotta avrebbe meno potenziale terapeutico che quella prodotta seguendo un procedimento standard. Giustamente il medico svizzero sottolinea questo aspetto, purtroppo egli non considera che il suo paese civile ha una classe medica preparata in materia, mentre nel nostro paese incivile spesso sono proprio i pazienti a imbeccare i propri medici su qualità e quantità dalle quali traggono maggior giovamento. Quindi ben venga e si continui con l'automedicazione sino a quando la classe medica, finalmente preparata, possa fare da contraltare alla competenza tecnico-botanica dei propri pazienti.

Tempo di un applauso per questo medico che mostra in conclusione il proprio gatto aggirarsi fra le piante di canapa che egli ha in giardino e a stretto giro interviene Cristina Sanchez del Dipartimento di Biochimica Molecolare dell'Università Complutense di Madrid: «I cannabinoidi – spiega – hanno un ruolo provato nel controllo del dolore oncologico, come antitumorali e nel bilanciare gli effetti collaterali della chemioterapia. Nel nostro gruppo siamo specializzati nel glioblastoma, un tumore al cervello che, in media, lascia 14 mesi di vita dal momento della dignosi». Avvicino Cristina durante la pausa caffè e la ricercatrice lo spiega chiaramente: «Io che lavoro su modelli pre-clinici, in vitro e modelli animali, dopo 15 anni di ricerca posso affermare con certezza scientifica che i cannabinoidi sono effettivamente dei potenti antitumorali. Il THC riduce la proliferazione delle cellule cancerogene e l'angiogenesi ed induce l'apopstosi, il suicidio cellulare, delle stesse». 

Cristina lavora insieme al Dottor Manuel Guzman, famoso perché in Spagna nel 2005 ha trattato 9 pazienti affetti da glioblastoma con l'iniezione di estratto di cannabis direttamente nel cervello. Questi pazienti avevano subito un primo intervento, avevano effettuato chemio e radio terapia e nonostante il trattamento il tumore aveva recidivato. Tutti avevano subito un secondo intervento, l'equipe del Dottor Guzman aveva allora impiantato nella calotta cranica un catetere e aveva cominciato a iniettare estratto di cannabis all'interno del cervello. Quello che era emerso da questa sperimentazione clinica su pazienti allo stato terminale era che il THC riduceva la crescita del tumore e che in alcuni pazienti aumentava la lunghezza della sopravvivenza. Oggi i nove pazienti sono morti. Cristina mi spiega che la vera sfida sarebbe cominciare questo trattamento subito dopo il primo intervento chirurgico senza attendere un'eventuale recidiva del cancro: «In questo caso si potrebbe davvero vedere in pazienti non ancora terminali, quindi non ancora spacciati a prescindere, come il THC potrebbe influire evitando proprio la recidivazione del tumore. Al momento la GW pharmaceutical (la ditta inglese che produce lo spray sublinguale con estratto di THC, Sativex) sta conducendo una ricerca simile su 25 pazienti coniugando il Sativex al Termozolomide, il farmaco chemioterapico. Da parte mia mi piacerebbe approfondire il ruolo del CBD, altro cannabinoide presente della canapa, visto che ha dato risultati analoghi al THC, ma non essendo psicoattivo in Spagna è legale».

Sia il dottor Brenneisen che la dottoressa Sanchez, attraverso i loro resoconti, danno la misura in cui i farmaci a base di cannabinoidi possano rappresentare una valida speranza per pazienti affetti da gravi patologie. Nel nostro paese, i malati lo lamentano da tempo, sono proprio i medici però che non hanno curiosità professionale per approfondire come si potrebbe questo argomento. I medici italiani non studiano gli effetti curativi della canapa nel periodo universitario e terminati gli studi non hanno lo stimolo a tenersi aggiornati e al passo delle risultanze della medicina internazionale. 

Con questa premessa l'intervento del Dott. Alessio Mercurio, consulente scientifico dell'associazione LaPianTiamo di Racale, acquista una dimensione importante, perché dalle sue parole si può intuire che anche i medici nostrani, se lo volessero, potrebbero contribuire con dedizione e coraggio al benessere dei propri pazienti, si tratta solo di aver voglia di mettere in discussione i dogmi universitari e dare ascolto alle evidenze anedottiche raccontate in prima persona dai malati. Non sentirsi mai appagati insomma.

La domanda che pongo loro è quindi: esiste un problema di dogmatismo e autocompiacimento nella medicina moderna? In che misura la medicina contemporanea ha smesso di esplorare alternative terapeutiche rispetto alle soluzioni ortodosse imparate a scuola? Queste soluzioni ortodosse sono sempre efficaci?

Il Dott. Mercurio espone due casi di pazienti affetti da sclerosi multipla, refrattari ai trattamenti di prima linea. In entrambi i casi la scala EDSS (Expanded Disability Status Scale), i parametri che descrivono l'invalidità di una persona, erano in progressione e le loro condizioni quindi peggioravano. Il Dott. Mercurio ha quindi cominciato a trattare entrambi i pazienti con quantità massicce di canapa, sino a 5 grammi pro die, proprio per le sue doti immunomodulanti ed anti infiammatorie. Le conclusioni del medico, da una parte, parafrasando le parole dei pazienti, mettono in discussione l'efficacia dei trattamenti convenzionali a base di Interferone, che: “Blocca la malattia, ma ogni volta che facevo l'iniezione stavo malissimo” soluzione che interferisce quindi, negativamente e compromettendola sulla qualità di vita dei pazienti e dall'altro sottolinea come la canapa, oltre a bloccare la malattia, aiuti nel migliorare la sintomatologia correlata, ad esempio nel percorrere a ritroso la scala dei parametri EDSS. Che per un malato di sclerosi non è certamente un aspetto trascurabile nella dimensione quotidiana. 

A conclusione delle esperienze di questi tre medici, le parole di William Verardi, del direttivo dell'associazione LapianTiamo di Racale, organizzatrice dell'evento. L'associazione LapianTiamo per chi ancora non la conoscesse è nata nel gennaio 2013, per far fronte alla mancanza di informazioni mediche e legislative in materia di applicazioni della canapa, per sopperire alla mancanza di reperibilità del farmaco e per abbattere i costi altissimi e non mutuati dal servizio sanitario nazionale. William racconta che l'associazione attende dalla Regione Puglia l'autorizzazione a coltivare: è stato presentato un business plan dettagliato per tutta la filiera produttiva (dal seme al confezionamento del prodotto) e secondo questi calcoli un grammo di marijuana prodotto in Salento costerà al paziente 1,5 euro, mentre al momento, importandolo dall'Olanda, solo chi se lo può permettere, è costretto a pagare sino a 50 euro al grammo.  

I politici pugliesi hanno la facoltà di dimostrare che hanno a cuore il benessere dei malati italiani: concedendo la facoltà a LapianTiamo di produrre la canapa per i propri associati, potrebbero finalmente dare il buon esempio affinché associazioni analoghe possano nascere e proliferare in tutt'Italia per distribuire a prezzi onesti questa risorsa medica alle persone che ne hanno bisogno. Una decisione del genere sarebbe certo innovativa e coraggiosa, ma rassicuriamo i politici pugliesi, non saremmo certo i primi a virare in questa direzione, finalmente riconoscendo e dando dignità al lavoro della società civile, e suffragando con questa decisione una nuova era, dove il cittadino è considerato essere una risorsa attiva e responsabile e non solo un numero passivo dal quale estrarre in differente misura consenso e imposte. 

Per chi volesse approfondire gli argomenti della conferenza si rimanda ai siti: www.lapiantiamo.it e 

www.pugliacannabisconference.org

E
Exitable