(Non) Curarsi con la canapa terapeutica
Pubblichiamo la lettera di un paziente ricoverato al San Martino di Genova
Pubblichiamo la lettera di un paziente ricoverato al San Martino di Genova
Mi chiamo Giuseppe Zumbo ho 51 anni e sono ricoverato da 6 mesi al reparto malattie infettive dell'ospedale S.Martino di Genova. Sono sieropositivo dal 1984 in seguito ad una siringa infetta con la quale mi bucai durante un periodo di detenzione.
Durante un mio viaggio all'estero, agli inizi dello scorso anno, essendo le mie difese immunitarie molto deboli, ho contratto il virus JCV al cervello. Il virus è rimasto latente per mesi sino a manifestarsi lo scorso maggio. Da quel periodo, essendo senza fissa dimora, sono ricoverato al S. Martino.
Soffro di dolore neuropatico agli arti inferiori e superiori, di osteoporosi, di cachessia, ho un bypass all'arteria femorale e ho l'ernia iatale da 14 anni. La mia vita quotidiana era scandita da numerosi attacchi di vomito (sino a 15 attacchi al giorno) e da elevata difficoltà motoria.Sotto prescrizione del mio medico curante sono 5 anni che sono in terapia con il Bedrocan, inforescenza di canapa prodotta dal Ministero della Salute olandese.
Da quando ho cominciato ad assumere cannabis gli attacchi di vomito si sono ridotti di due terzi, addirittura ricordo la sensazione che provai la prima volta che assunsi il farmaco: un calore che si propagava nello stomaco e che rilassava i muscoli, mentre prima sentivo un costante pugno nello stomaco. La canapa mi ha rimesso in piedi, perché mi rilassa i muscoli, mi aiuta ad averer appetito e nell'umore: è un farmaco regolare e legale al quale ho pienamente diritto. Esiste un decreto legge del 2007 firmato dall'allora Ministro della Salute Livia Turco che ne permette l'importazione e la recente norma regionale approvata in Liguria dovrebbe semplificare l'accesso al farmaco. Invece succede tutto il contrario.
Qui in ospedale ad esempio sono sotto dosaggio. La mia dose giornaliera sarebbe di 1 grammo al giorno, ma pare che la farmacia ospedaliera non abbia fatto l'ordine in maniera congrua tanto che mi devo far bastare la metà della dose, in attesa che arrivi in farmacia il prossimo ordine dall'estero.
Al momento, pur avendo tutti i requisiti, non sono riusciti a sistemarmi in una casa popolare, io ne avrei bisogno di una al piano terra, essendo handicappato, né tantomeno in una casa alloggio (La Tartaruga, il Melograno, Casa Nostra) perché sembra che in queste strutture non sia ben accetta la terapia che seguo e che mi aiuta a vivere con dignità.
Non capisco come una terapia farmacologia possa essere considerata scomoda dal punto di vista ideologico, tanto che il primario del reparto, Dr. Claudio Viscoli (attuale Vice presidente di ANLAIDS Liguria) mi ha minacciato di riunire una commissione di esperti per farmela interrompere e senza prospettarmi nemmeno come crede sostituirla. Io non voglio assolutamente accettare di venire bombardato di psicofarmaci, morfina o altro perché voglio essere lucido e a giugno dovrò riprendere la mia attività lavorativa all'interno delle carceri. Sono infatti attivista di NPS onlus (Network persone sieropositive) un'associazione che si occupa di persone malate di HIV e in particolare mi occupo della bassa soglia, cioé detenuti, senza fissa dimora ed extracomunitari, in collaborazione con il Ministero di Grazie e Giustizia, con il Ministero della Salute e con il DAP e il SIMSPE, la società scientifica del sistema penitenziario.
Ovviamente il mio medico curante è contrario all'interruzione della terapia con la canapa perché è evidente che io stia bene: non vomito più, dormo bene, la qualità della mia vita è migliorata, ma adesso ho paura che se rifiuti la terapia alternativa propostami dalla commissione di esperti, mi dimetteranno e a breve sarò per strada.
Con questa lettera mi appello al sindaco perché possa interessarsi al mio caso e sbloccare il posto che mi spetta nella casa popolare e all'opinione pubblica che possa conoscere il caso d'ingiustizia che sto vivendo perché per motivi ideologici l'unica medicina che mi da sollievo viene ostinatamente ancora etichettata come una droga. La mia battaglia vuol dimostrare che la canapa non è una droga, ma un farmaco del quale ho terribilmente bisogno e come me tante persone che non ne hanno accesso pur avendone pieno diritto e alle quali i medici preferiscono somministrare metadone, morfina e psicofarmaci.