Metti una biolca a canapa

Soft Secrets
28 Feb 2016

Intervista a Luca Zini, un giovane coltivatore diretto di canapa industriale


Intervista a Luca Zini, un giovane coltivatore diretto di canapa industriale
  Il campo a San Biagio di Correggio (RE) prima della fioritura

Cannabusiness

Stando alle entusiastiche cronache economiche, la cannabis è la nuova gallina dalle uova d'oro, se si parla di coltivazione agricola. Sul nostro territorio pare che le aziende agricole in vena di convertirsi alla foglia verde si stiano moltiplicando rapidamente ma ad oggi, per molti, non è ancora chiaro quali siano le dinamiche tecniche e legali per diventare un produttore di canapa industriale. Abbiamo perciò deciso di andare direttamente alla fonte e intervistare Luca Zini, un ragazzo di 27 anni, nato e cresciuto nella bassa padana – Correggio per l'esattezza – che ha deciso di convertire un fazzoletto delle sue terre, tentando la meravigliosa ed antica strada della canapicoltura.

SSIT: Quello di quest'anno è stato il tuo primo raccolto. È stato facile, a livello burocratico, entrare nel mondo della coltivazione di canapa industriale? Quali sono stati gli step legali?

  La stanza di essiccazione
Luca: Gli step legali in realtà non sono tantissimi. Noi abbiamo acquistato i semi da Assocanapa, dal sito abbiamo scaricato un paio di moduli che sono due moduli semplicissimi. Vanno entrambi ai Carabinieri o al comando di Polizia del comune dove è situato il campo: uno è l'iscrizione/associazione ad Assocanapa per una questione di tutela e di scopo, perché così sei legato ai principi dell'associazione, l'altro è un documento un po' più complesso in cui tu dichiari ai carabinieri quale particella – che è poi la frazione fondamentale del catasto – sarà destinata alla coltivazione di canapa a scopo industriale, quindi senza THC. È sempre meglio specificare che la canapa prodotta ha un contenuto di THC pari a 0, onde evitare poi problemi. Basta la fotocopia della targhetta che c'è di solito sui sacchi di semi.

SSIT: Stando alle tabelle ministeriali, la canapa ad uso industriale non dovrebbe avere più dello 0,2% di THC. È mai venuto qualcuno a controllare che il tuo prodotto non fosse effettivamente “drogante”?

No da me non è venuto nessuno ma so che ci sono controlli campione in cui vengono analizzate circa 50 cime prese a caso nel campo. Ma solitamente i controlli servono a capire che il coltivatore non nasconda altro all'interno, tipo una piantagione nella piantagione. So che è capitato ma dal mio punto di vista non ha molto senso logico perché vai a sputtanare dei semi: è impossibile che le femmine non vengano impollinate. Il THC ala fine c'è fin quando non viene impollinato il fiore, se comincia a far seme i livelli di THC si abbattono fortemente, si sa. Noi alla fine abbiamo raccolto circa il 45% di quello che abbiamo piantato, non era un campo molto grande ma la seconda parte abbiamo comunque deciso di tenerla li, per vedere cosa succedeva. Parliamo della fase successiva alla fioritura perché l'infiorescenza era la parte che cercavamo.

SSIT: Solitamente, quando si parla di canapa industriale, si pensa immediatamente al settore tessile e alle fibre della pianta. Si pensa più all'estrazione che non al prodotto “vivo”. A cosa è servita quella che hai coltivato?

  Una bella cima di Futura 75, la varietà utilizzata da Luca
La canapa industriale alla fine è una cannabis sativa, la famiglia è la stessa. Certo di solito si utilizza il fusto ma anche il fiore, che magari è già impollinato ma i semi al suo interno non sono ancora del tutto sviluppati.

SSIT: Quindi, fammi capire, quando tu consegni il materiale ad Assocanapa – o a qualsiasi altro consorzio cui si decide di appoggiarsi – gli dai la pianta quasi integra che poi loro in seguito lavorano, oppure gli consegni solo una parte, come appunto le infiorescenze?

Io adesso ti parlo della mia esperienza e ad Assocanapa ho consegnato solo infiorescenze e la parte che è stata utilizzata era poi quella perché è stata destinata per produrre tisane. C'è poi da dire che qui in Emilia non c'è tutta questa filiera per la canapa tessile, Assocanapa invece ha una filiera ottima con macchine interessantissime. Ecco non è che voglio fare uno spot per Assocanapa ma devo dire che fanno un lavoro decisamente competente ed interessante. Alla fine credo che organizzati così, in Italia, ci sia solo Assocanapa. All'inizio in realtà pensavamo di appoggiarci ad un'altra realtà, più vicina al nostro territorio, che però non voglio menzionare. Noi l'avevamo raccolta per questo primo “socio” che voleva destinarla alla distillazione. Abbiamo perciò usato un metodo in cui si divideva il fiore dalla bacchetta, ovvero con guanto si parte dalla base dalla cima e si “sfoglia” il fiore che poi viene messo in un sacco, in questo modo abbiamo raccolto circa 200 kilogrammi di prodotto secco.

SSIT: Prima mi dicevi che hai raccolto circa il 45% di quello che hai seminato. Ci dai un po' di numeri sulla coltivazione?

Allora noi abbiamo piantato circa 4000 metri quadri di canapa, poco più che una cosiddetta “biolca” (N.d.A. La “biolca” è un'antica forma di misurazione agraria usata quasi esclusivamente in Emilia e nella bassa padana e corrisponde alla superficie di terreno che un aratro trainato da due buoi è in grado di lavorare nel giro di una giornata. Solitamente una “biolca” in pianura è molto più vasta di una “biolca” in collina, per questo, in ogni provincia la biolca ha diversi corrispettivi). Da li abbiamo tirato fuori 200 kili circa di fiore secco che però in realtà sarebbero molti di più perché una volta essiccata la canapa perde circa il 40% del suo peso, spannometricamente... Alla fine una bella quantità per un “raccolto zero”. Perché devi sapere che noi siamo partiti a fare questa cosa senza sapere praticamente niente. Non sapevamo quanto ci avrebbe messo a fiorire. Cioè no, aspetta, non è che siamo andati proprio allo sbaraglio ma di certo non avevamo tutto il bagaglio di conoscenze necessario. Questo socio che avrebbe dovuto aiutarci in realtà non ci ha seguito per niente e perciò io e mio padre abbiamo deciso di far fare alla natura il suo corso. Per farti capire, a luglio torno dopo 10 giorni di vacanza e mi trovo il campo quasi completamente fiorito, ben prima di quello che noi ci aspettavamo.

SSIT: Come tempi stiamo parlando di quest'estate, giusto?

  La piantagione di canapa all'apice dello sviluppo
Si, noi abbiamo seminato il 24 di maggio e al 25 di luglio le infiorescenze erano già tantissime. Bisognava correre e nella fretta ci è morto un quarto del seminato a causa di problemi di irrigazione, ovvero il canale d'irrigazione per il campo a vigna, straripando, ha “affogato” le radici nel campo a canapa. Meglio che sia successo quest'anno, ci ha fatto capire un po' di cose.

SSIT: Quello che hai tirato su adesso quindi è stato il tuo primissimo raccolto di canapa?

Esatto, io lavoro i campi da un po' ma non avevo mai coltivato canapa. Neanche quella da fumare. Io non ho cultura per quanto riguarda la coltivazione di marijuana, cioè la fumo per carità, ma non mi sono mai messo a coltivarmela. Cioè, aspetta, la pianta mi è sempre interessata tantissimo ma, vuoi anche la legge, non ho mai rischiato. Il mio obiettivo, con questa coltivazione zero, era di riuscire a vedere finalmente sotto la luce del sole il processo di sviluppo botanico. Dato il fatto che comunque la specie è la stessa, ho detto sono interessato ad una perché dai, alla fine interessa a tutti i giovani. L'inizio della cosa è stata che un amico comune, tale “Luca il giardiniere”, mentre stavo decidendo cosa piantare i campi per la prossima stagione mi ha suggerito di piantare la canapa. Per farti capire, io ho sempre lavorato solo con vigne, mais e frumento. Lui ci ha fatto conoscere le associazioni che si occupavano di far “consorzio” e lui mi ha dato i semi. Ho poi capito che la cosa era valida quando mio padre, che ha 75 anni, ha deciso di darmi una mano nei campi. Per tutti questi “veci”, gente dell'altro secolo, questa pianta in realtà è un tuffo nel passato: la maggior parte ha foga di rivederla nei campi. Il campo che abbiamo piantato era assolutamente “sgamo” ma tu non hai idea di quanti – soprattutto anziani – sono venuti a vedere il coltivo, non ti dico quanti tour ho dovuto far fare perché questi volevano rivedere i fiori di canapa.

SSIT: C'è stata curiosità anche da parte dei più giovani?

Certo! Alla fine si fa un gran parlare di quanto coltivare canapa sia una roba iper-vantaggiosa. Ma io tirerei un po' il freno a mano. Io ci provo a investir qualcosa. Il risultato totale dell'operazione è stato, a livello d'esperienza, altamente pagato. A livello monetario devo ancora vedere un euro ma confido che arriveranno.

SSIT: Riesci a fare un calcolo approssimativo del tuo investimento? Quali sono stati i costi per coltivare una biolca a canapa?

Non si parla di grandi cifre. Noi abbiamo un'azienda agricola che non è grandissima. Allora tieni conto che in campo eravamo 4/5 persone ma solo per la raccolta perché una volta seminata la canapa è venuta su da sola, senza bisogno di nulla. Cioè semina e raccolto, fine. C'è stata qualche volta in cui giravo a controllare e strappavo qualche erbaccia ma proprio per sport. Tranne quel lavoro li, non c'è stato niente altro: niente irrigazione, niente antiparassitari. La lavorazione del terreno mi pare sia stata sui 200 euro di terzista. I semi anche li ho comprati, per 20 kili di semi ho speso sui 180 euro circa. A questo punto si può dire che le spese sono chiuse fino al raccolto che, se si fa a mano come l'abbiamo fatto noi, è la spesa più onerosa. Il grosso è mettere in regola i collaboratori che costano sui 105 euro l'uno al giorno, per 8 ore lavorative. Che non è poco. Per raccogliere ci abbiamo messo 9 giorni e, contando che io e mio padre non ci siamo dati lo stipendio, direi che per i due dipendenti sono partiti un 2000 euro. Alla fine, direi che per tutta l'operazione sono stati spesi circa 2500 euro.

SSIT: Insomma non è che servano i miliardi per iniziare una coltivazione di canapa a livello industriale. O mi sbaglio?

Guarda, questo argomento è focale. In realtà io odio parlare di economia e soldi ma ti dirò lo stesso la mia opinione. Allora, io sconsiglio vivamente alle persone che non hanno esperienza in agricoltura di farsi grandi viaggi... Conosco un sacco di gente che ha fatto riunioni su riunioni per prendere un pezzo di campo e fare una cosa come quella che abbiamo fatto noi, ovvero affittare campi e fare questa lavorazione. Io sconsiglio di buttarsi, la via migliore è cercare qualche amico o conoscente contadino che abbia un pezzo di terra da destinare a una nuova coltura. Noi ad esempio siamo principalmente produttori di mais, frumento e vite e la canapa non è che abbia contribuito più di tanto al bilancio, perché in realtà costa tutto molto poco. Dedicare un pezzettino di campo alla canapa è fattibile quantomeno come esperimento. Anche perché, come ti dicevo prima, c'è una sorta di curiosità su questa cosa, anche da parte dei vecchi che sono poi quelli che hanno il terreno. Quindi io consiglio di andare dagli anziani, parlargli della canapa togliendo ogni riferimento alla droga. Gli anziani tra un po' manco lo sanno cos'è la droga ma hanno tantissimo interesse nella pianta. Anche perché, se ci pensi, in Italia la stragrande maggioranza dei prodotti agricoli sono prodotti alimentari, si produce maggiormente per il cibo. Gli anziani, molto anziani, ancora si ricordano dei campi di quando erano bambini e allora se te gli parli di canapa l'interesse scatta subito.

SSIT: Com'è andata la raccolta?

Abbiamo cominciato a raccoglierla nella seconda metà di agosto e l'abbiamo seminata il 24 di maggio. Noi abbiamo fatto la raccolta in modo che i fiori venissero poi selezionati per fare delle tisane. Quindi abbiamo tolto il fiore direttamente in campo, essiccandolo e poi fornendolo in sacchi di rafia. Una volta arrivata ad Assocanapa dovrebbe essere stata poi ulteriormente selezionata a mano, perché alla fine la tisana è un prodotto che “vedi”.

SSIT: Puoi spiegarti meglio?

Guarda ti faccio l'esempio della frutta scartata. Quando raccogli frutta solo una parte viene destinata alla vendita diretta, quella un po' più bruttina esteticamente la utilizzano per fare i succhi di frutta. Io l'ho vista quella scartata e la mangerei volentierissimo ma per la frutta da presentare al pubblico c'è per forza un'altra selezione.

SSIT: E per quanto riguarda la semina? Che tecnica avete usato?

Guarda noi l'abbiamo piantata come piantiamo il frumento, ovvero interlinea molto fine e piante ovunque, alla fine sembrava una giungla. Il prossimo anno però abbiamo intenzione di piantarla a filari, come facciamo per il mais e la vigna, per avere intanto un lavoro manuale più agile perché ci sono dei passaggi predefiniti. Poi cerchiamo anche una certa regolarità nel campo, è meglio quando la coltura è ben definita perchè col sistema “giungla” è impossibile che le piante vengano più o meno tutte uguali: c'è quella più bassa, quella più alta, ce n'è ovunque praticamente. È rabbiosissima! Averla più ordinata fa sicuro comodo quando devi lavorarci dentro. Poi il prossimo anno pensiamo di raccogliere la cima intera, essiccarla a filo e al buio, in un ambiente deumidificato – perché la pianura padana è la pianura padana... Insomma la vogliamo fare come di solito si fa la marijuana. Fermo restando che quella che piantiamo noi non ha praticamente THC.

SSIT: Grandi piani per il prossimo anno, quindi.

Ma no, niente di speciale. Vogliamo solo provare a seminare un pochino prima e a raccogliere tramite meccanizzazione – adesso vedremo di ingegnaci nel cosiddetto “inverno contadino” – per poi fare un'ulteriore selezione a mano delle cime. Sicuramente verrà qualcosa di migliore.

SSIT: Ho scordato di chiederti che varietà avete piantato. Classica Carmagnola?

No, abbiamo utilizzato la Futura75. Una pianta di origine francese, fortemente aromatica e profumata. Non sono uno “sniffologo” ma ti posso dire che l'odore non era così diverso dalla marijuana. Ah, un inciso che vorrei riportassi: mai mangiare una cima di canapa fresca a secco. Non provatelo mai! Perché ha un gusto estremamente amaro, forte, in più gratta la gola – picconate alla gola – e ti da un senso di nausea persistente. Se qualcuno riuscirà a deglutirla passerà un paio d'ore molto brutte. Garantito.

SSIT: Altri preziosi consigli da dare ai nostri lettori?

Mah guarda, posso solo dire a chi ci vuol provare che serve pazienza, ti parlo anche di anni. In agricoltura tutto è regolato dal tempo dell'anno – che è una cosa molto romantica a mio modesto parere – e per capire come finisce una cosa ci si mette una stagione, perché non è che semini, raccogli ed è finita li. Devi aspettare l'inverno per le lavorazioni della terra. Io credo che per ogni coltura bisogni dedicarci almeno un piano quinquennale cazzo! In agricoltura per imparare a fare una cosa ci vuole il suo tempo: in passato ci volevano generazioni, adesso che c'è più comunicazione magari è più veloce ma ci vuole comunque il suo tempo.

SSIT: Qual'è secondo te il segreto per avere una canapa industriale di qualità?

Alla fine secondo me è il terreno che fa la vera differenza ma attenzione, parlo del terreno naturale non quello trattato. Per farti capire, io ho visto la mia pianta, la Futura75, in 4 campi diversi, tutti nella pianura padana: quella piantata a Modena era diversa da quella mia di San Biagio di Correggio, che è diversa da quella vista a Mantova, che è ancora diversa da quella vista a Reggio Emilia.

SSIT: Tu hai optato per una soluzione naturale, 100% bio?

Aspetta, per poter dire che una cosa è 100% biologica ci vuole una certificazione che io non ho però posso assicurarti che non ho utilizzato sostanze chimiche. Il terreno che abbiamo usato era un paio d'anni che non riceveva diserbante, il concime utilizzato era naturale (liquame e letame). In più ti devo dire che quello che abbiamo messo a canapa è sempre stato un terreno un po' sfigato, un fazzoletto di terra in un angolino, un po' dimenticato. Il che alla fine è stato un bene perché non era ben visibile dalla strada.

SSIT: Allora il rischio che anche le piantagioni di canapa industriale subiscano furti non è una leggenda metropolitana! Ti hanno portato via qualcosa?

Si, sono stato avvertito di questo rischio ma non ho avuto nessun fenomeno di questo genere. Nessun problema. Però si, la pianta è la stessa e magari uno può essere facilmente tratto in inganno ma fidati che appena prova a fumarsela capisce che son due robe ben diverse. Hai presente quando fumi dell'erba coi semi? Chi la prova di sicuro non torna per prenderne altra!

SSIT: Come sono state invece le interazioni con le forze dell'ordine?

Guarda io non voglio essere controcorrente ma devo dire che mi sono trovato benissimo perché c'è stato un disinteresse totale! Almeno fino a quando la raccolta è stata ultimata. Premesso che sradicare della canapa è una delle robe più toste al mondo perché è come tirare via un'ancora piantata nel cemento – la canapa è rabbiosissima, solo per i fiori ho consumato due paia di guanti in 9 giorni e ho avuto non so quante ferite –, insomma una volta che l'abbiamo “erpicata” (NdA. Lo sradicamento dei campi tramite l'erpice, una macchina agricola, ricevo due telefonate da un numero che non conosco. Richiamo ed erano i Carabinieri che mi fanno «Zini la chiamavamo per quel materiale – ricordo che hanno usato esattamente questa espressione – sono venuti a controllarle il campo quelli dell'Arpa?». Io ho risposto che non era venuto nessuno e che il campo era stato tirato via proprio quel giorno. Quello che credo fosse il maresciallo ha detto solo «Va bene, volevo solo informarmi. Arrivederci». Basta. Questa è stata a mia interazione con le forze dell'ordine. Una pacchia insomma.

SSIT: Domandone finale: è davvero redditizio coltivare canapa industriale?

  Luca e la sua compagna Carlotta con il primo kilogrammo di raccolto
Guarda io ne ho sentite tante di persone che pensavano di mettersi in proprio e venderla da privati. Io sono più “agricolo” e credo che la strada del consorzio sia la migliore: io produco, tu ritiri. Io faccio l'agricoltore, non mi piace vendere le cose. Se mi dici cosa vuoi e come lo vuoi io te lo tiro su ma poi si arrangiano quelli che la commissionano. A me piace star nei campi: faccio la vigna ma non mi prendo la responsabilità di fare anche la cantina. Questa cosa vale anche per la canapa. Tutti vogliono provarci da soli. Io dico “bravissimi”, di certo sono più coraggiosi di me. Io però credo nella parte consorziale, mi piace la filiera. Per risponderti posso dirti che la canapa è redditizia una vota che hai il metodo e lo padroneggi. Alla fine bisogna scendere in campo, non come Berlusconi, ma bisogna scendere dal trattore e toccare la terra. Non dico che bisogna far così per sempre ma almeno un po' di osservazione è necessaria. Alla fine fare i conti sulla scrivania non serve a niente, i conti vengono sempre sbagliati perché non sono realistici, non vengono prese in considerazione tante cose, tipo le ore passate ad osservare: quello è tempo che per gli altri non vale niente ma per te che coltivi vale oro. In campagna il monte ore lavorativo è enorme rispetto al lavoro da scrivania, se uno pensa che questo si possa evitare facendolo fare ad altre persone si sbaglia di grosso perché l'osservazione, il tatto, l'olfatto sono fondamentali. E non c'è niente di più redditizio che farsi una cultura.  
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