Medical cannabis, regione per regione
Piccolo vademecum normativo sulla marijuana medica in Italia
Piccolo vademecum normativo sulla marijuana medica in Italia
Nell'anno appena trascorso i livelli di consumo di cannabis più elevati tra i giovani adulti (15-34 anni) sono stati registrati, per quanto attiene ai Paesi occidentali, proprio in Italia (20,3%). I dati emersi dalla ultima Relazione annuale al Parlamento sull'uso delle sostanze stupefacenti confermano la dimensione del fenomeno dell'uso di cannabinoidi registrando come il 22,4% del campione di oltre 12 mila soggetti tra 15 e 64 anni, abbia assunto cannabis almeno una volta nella vita. In questo scenario si moltiplicano a livello regionale le istanze normative e legislative per ampliare la disponibilità di approvvigionamento di farmaci o preparati a base di marijuana.
Queste richieste di intervento legislativo sono tese a revocare le limitazioni della prescrizione dei farmaci per il trattamento del dolore severo, previsti dall'allegato III-bis del testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza (D.P.R. n.309 del 1990 e successive modificazioni).
Infatti, grazie all'allora Ministro della Salute Livia Turco, i medicinali a base di cannabinoidi - con il decreto ministeriale del 18 aprile 2007 - sono stati inseriti nella Tabella II, sezione B delle sostanze stupefacenti e psicotrope con due farmaci derivati dalla cannabis, il Delta-9-tetraidrocannabinolo ed il Trans-delta-9-tetraidrocannabinolo (Dronabinol). Questo passaggio ha fatto sì che i derivati della cannabis potessero essere utilizzati nella terapia farmacologica (terapia del dolore, sclerosi multipla) e insieme ha creato le basi normative per autorizzarli all'immissione in commercio nel mercato italiano.
Si ricorda però - purtroppo - che allo stato attuale non ancora sono presenti nel mercato nazionale medicinali a base di Delta-9-tetraidrocannabinolo, di Trans-delta-9-tetraidrocannabinolo (Dronabinol) e di Nabilone autorizzati all'immissione in commercio e quindi non sono reperibili nelle farmacie aperte al pubblico. I medici che ritengono di dover sottoporre i propri pazienti a terapia farmacologica con derivati della cannabis devono infatti richiederne l'importazione dall'estero all'Ufficio Centrale Stupefacenti del Ministero della Salute.
Le elaborazioni normative che alcune Regioni stanno portando avanti rappresentano un passo ulteriore, e logico, alle disposizioni dell'ex ministro Livia Turco, volte a rendere applicabili le prescrizioni anche ai casi di dolore non correlato a patologie neoplastiche o degenerative; e a consentire che la prescrizione dei farmaci per il trattamento del dolore venga effettuata nell'ambito della disciplina del Servizio sanitario nazionale, mediante utilizzazione del normale ricettario, anziché del ricettario speciale. Ma andiamo a vedere nel dettaglio.
La Regione Toscana è stata la prima in Italia, con la deliberazione della Giunta regionale n. 1052/2002, a impartire specifiche direttive alle sue Aziende USL, stabilendo che, "in caso di richiesta, da parte di assistiti residenti nella Regione Toscana che si rivolgono alle predette aziende U.S.L. per la messa in atto delle procedure di cui al decreto 11 febbraio 1997 (...) di erogazione di medicinali non registrati in Italia" esse "devono provvedere all'erogazione stessa facendosi direttamente carico, nei limiti di importo indicati nella predetta delibera, delle spese per l'acquisto di detti medicinali e di tutti gli oneri connessi" Lo scorso 29 settembre è stata poi discussa la proposta di legge regionale del consigliere Enzo Brogi (PD) per inserire i farmaci cannabinoidi nell'elenco delle cure rimborsate dal Servizio Sanitario. La proposta è però ancora in discussione.
Sulla scorta della Toscana, la Regione Puglia con la delibera n. 308 del 9 febbraio 2010, ha prima disciplinato le modalità di accesso alla somministrazione dei farmaci cannabinoidi, ponendo il loro acquisto a carico delle aziende USL ed ora, tramite i consiglieri di SeL, è arrivata a proporre una legge regionale composta da 10 articoli, con cui si vuole completare il percorso normativo e rendere possibile il ricorso extra ospedaliero per le preparazioni galeniche a base di marijuana; mantenendo i costi sempre a carico del Servizio Sanitario. Il testo stato scritto in collaborazione con le associazioni "Pazienti impazienti cannabis", "Luca Coscioni" e "Cannabis terapeutica" ed è stato poi depositato, con gli stessi dentici termini, anche in Lombardia, Veneto, Liguria e Piemonte.
Anche la Regione Emilia Romagna si è mossa in questo senso e nel marzo dello scorso anno ha presentato una proposta, firmata dai consiglieri regionali dell'Idv, intitolata "Modalità di erogazione dei farmaci e delle preparazioni galeniche a base di cannabinoidi per finalità terapeutiche". Il documento si sviluppa in 7 articoli e stabilisce che i derivati della cannabis, anche sotto forma di preparati galenici magistrali, possano essere prescritti sia dal medico specialista dell'AUSL, sia dal medico di medicina generale, restando, in ogni caso, a carico del servizio sanitario regionale. Solo nel caso in cui i medicinali vengano prescritti da medico privato, la spesa derivante sarebbe a carico del paziente.
Nella Regione Abruzzo un progetto di legge per facilitare l'accesso alla marijuana per fini terapeutici è stato presentato in consiglio regionale nel febbraio 2011, dal consigliere di Rifondazione comunista Acerbo. Il progetto di legge prevede questo al suo articolo 1: "I derivati della Cannabis, sotto forma di specialità medicinali o di preparati galenici magistrali, possono essere prescritti sia dal medico specialista del Servizio sanitario regionale (Ssr) che dal medico di medicina generale restando a carico del Ssr."
Infine, nella Regione Lazio alcuni consiglieri della Federazione della Sinistra, Ivano Peduzzi e Fabio Nobile, hanno presentato una legge per permettere l'uso di sostanze cannabinoidi nella terapia del dolore e di fine vita e prevedere il rimborso totale dei farmaci. Nella relazione presentata alla giunta regionale lo scorso maggio si può infatti leggere: "La legge n.38 del 2010, pur individuando le linee generali per garantire l'accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore, non contempla il rimborso dei medicinali derivati dalla cannabis da parte del servizio sanitario. Noi vogliamo - continuano i consiglieri - che sia garantito, realmente, il diritto a non soffrire, ponendo a carico del servizio sanitario regionale l'acquisto dei farmaci cannabinoidi".
Tolte la Toscana e la Puglia, le proposte elencate fin qui sono ancora in fase di discussione e fanno parte di una campagna nazionale portata avanti dalle associazioni antiproibizioniste, affinchè in tutte le Regioni italiane si abbia una disciplina omogenea in materia.