Martire del proibizionismo

Cosa ci insegna la tragedia del ragazzo suicida a Lavagna
Morire a 16 anni per nemmeno 10 grammi di fumo. Questa non è la classica storia di malavita, né un caso di cronaca nera: quella del ragazzo di Lavagna è una parabola proibizionista, con attori e trama degni di una tragedia greca. La notizia ci è piombata addosso mentre stavamo ultimando le bozze dello scorso numero. Ne abbiamo fatto cenno nell’editoriale ma la vicenda di Carlo – ironico nome di fantasia appiccicato dalla stampa al sedicenne morto suicida – merita sicuramente più parole, approfondimento e soprattutto riflessione. Affinché quello che sia successo, non capiti mai più. Carlo è un ragazzo come moltissimi altri suoi coetanei: il calcio, i voti a scuola non propriamente eccelsi, una famiglia unita e amorevole. Lo scorso 13 febbraio, come purtroppo è accaduto a tanti altri suoi coetanei, Carlo riceve la visita della Finanza nella sua scuola: cani che annusano tra i banchi e sbirri che frugano negli zaini. Carlo, il cui vero nome è Giovanni, non sa che a chiamarli è stata sua madre e che sarà proprio lui uno tra quelli che i finanzieri beccheranno con qualcosa addosso.

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Soft Secrets