La storia incredibile di Fabrizio Pellegrini, epilogo
Siamo all'ultima puntata della storia di Fabrizio Pellegrini, musicista chietino, affetto da sindrome fibromialgica. Fabrizio si trasferisce a Roma perché sa che, rispetto alla provincia, in città sarà più semplice conseguire cannabis da fumare per attenuare i suoi dolori vertebrali. Ma la vita per un malato è sempre in salita e la situazione si complica anche per lui..
Siamo all'ultima puntata della storia di Fabrizio Pellegrini, musicista chietino, affetto da sindrome fibromialgica. Fabrizio si trasferisce a Roma perché sa che, rispetto alla provincia, in città sarà più semplice conseguire cannabis da fumare per attenuare i suoi dolori vertebrali. Ma la vita per un malato è sempre in salita e la situazione si complica anche per lui..
Siamo all'ultima puntata della storia di Fabrizio Pellegrini, musicista chietino, affetto da sindrome fibromialgica. Fabrizio si trasferisce a Roma perché sa che, rispetto alla provincia, in città sarà più semplice conseguire cannabis da fumare per attenuare i suoi dolori vertebrali. Ma la vita per un malato è sempre in salita e la situazione si complica anche per lui..
Seduti al tavolo di un bar, l'ultima volta che ho incontrato Fabrizio queste sono state le sue parole: “due settimane fa sono stato in un centro di accoglienza comunale sulla Tiburtina, dove mi sono ammalato. Abbandonato a me stesso. Mentre le sentenze dei tribunali vietano quello che la sanità autorizza. Invece di assistermi mi trattano come un pericoloso delinquente. E' infame. I centri di accoglienza sono sempre occupati”.
SSIT: Come malato che ne pensi del tuo diritto alla salute in quest'Italia di tecnici?
Se tutto potesse ricondursi alla legge non si sarebbe allo sfacelo attuale (Ndr. la canapa è prescrivibile su un semplice ricettario da un qualsiasi medico): ci sono tante tutele, tante garanzie, che in realtà nel mio caso rappresentano solo un calderone di parole. Le realtà soggettive, dei singoli cittadini, toccano il dramma per davvero, anzi alcune, sfiorano la tragedia e questo è inammissibile.
SSIT: Perché non importi il BEDROCAN dall'Olanda come ti permetterebbe la legge?
Perché è a carico del paziente e per questo motivo la mia ultima richiesta risale all'ottobre del 2010, data in cui l'ASL di Chieti mi comunicò che sarei stato io a dovermi sobbarcare la spesa. Ad oggi la mia richiesta è tutt'ora valida, datata 27 settembre 2010, ma il problema economico rimane.
SSIT: Il mercato nero non è altrettanto caro?
Se hai la fortuna di conoscere qualcuno che è capace a coltivare, puoi trovare un buon prodotto a circa 20 euro al grammo. Allo stesso tempo, importarla per vie ufficiali, ti può costare da un minimo di 8 euro al grammo con un acquisto di 90 grammi, per un totale di 720 euro, fino a 16 euro al grammo con un acquisto di 30 grammi, per un totale di 480 euro. Tutto sommato per garantirmi una soddisfacente continuità terapeutica mi tocca scegliere il canale illecito.
SSIT: Quanto dovresti guadagnare per garantirti il tuo farmaco con i canali legali?
Sarebbero 720/800 euro per essere coperto 3 mesi. Bisogna poi considerare la dose media giornaliera di ciascun paziente. Per me, ad esempio, sarebbero fra 1 e 2 grammi assunti costantemente tutti i giorni, ma ci possono essere momenti in cui il mio fabbisogno può essere maggiore, come ad esempio all'inizio della terapia, periodo in cui il corpo deve arrivare a un livello ottimale. L'ingresso del principio attivo del THC nel sangue, infatti, ha un'azione antalgica immediata, ma la funzione staminale di ricostruzione dei tessuti danneggiati-infiammati prende più tempo e più dosaggio.
SSIT: Mentre adesso?
Adesso è un altalena, un giorno trovi qualcosa e un giorno nulla, un giorno trovi e due nulla, un giorno trovi e cinque nulla, una settimana trovi e un mese nulla. Al momento sono in astinenza da 2 settimane e vado avanti con l'artiglio del diavolo (Harpagophytum procumbens) che contiene alcaloidi, guaranà, caffé e tanto peperoncino. Non posso uscire e sto chiuso in casa da mia mamma, disteso sul pavimento, così tengo irrorate le radici nervose che sono sempre compresse, mi alzo solo per fare da mangiare. E' l'unica cosa che può tenere a bada il dolore. Vedo un po' fino a che punto resisto, poi non so cosa succederà.
SSIT: Cosa rappresenta per te questa altalena?
Uno stress del mio sistema immunitario e una diminuzione della mia dignità esistenziale. La mia è una storia emblematica del paradosso fra la realtà di facciata e quella concreta. Sono anni che vado avanti, se mi fossi deciso ad emigrare prima, dove l'accesso alla canapa medica è più facilitato, adesso avrei guadagnato molto terreno. Sto seriamente pensando di andare in Spagna perché se devo aspettare che il Governo dei tecnici valuti nel concreto come risolvere l'accesso al mio medicinale sto fresco.
SSIT: Cosa rappresenta per te la legge regionale in Toscana che rende concretamente operativo il DM della Turco del 2007?
Un piccolo passo da una delle regioni matrici di cultura. Una piccola parte del paese, erede di cultura e di un pensiero civile, almeno ha dimostrato di esistere.
Fabrizio continua a lottare per un miglioramento delle sue condizioni di vita, in un paese dove la società civile ha il dovere di tenere sempre desta l'attenzione sui percorsi spesso tragici che questi malati di serie B incontrano giorno dopo giorno. Nel frattempo, primo, la canapa medica per via legale non è propriamente gratuita in tutte le ASL di Italia; secondo le leggi regionali spesso non prevedono tutte le patologie che dalla canapa potrebbero trarre beneficio; terzo, è più facile trovare un giudice che si sostituisca a un medico, come nel caso di Fabrizio, che trovare un medico che ti prescriva la canapa. Che fare allora? Se sei malato in questi casi l'autocoltivazione può essere un metodo piuttosto sicuro per una continuità terapeutica di qualità. Cosa manca? Informazione adeguata, uno stato che produce la canapa e ne sperimenta le migliori qualità per usi medici, una legge che decriminalizza la coltivazione e permette a chi ne ha bisogno di coltivare, se riesce a ottenere una qualità che lo soddisfa, un sistema di associazioni di coltivatori che possono coltivare per i malati non autosufficienti o che non hanno l'esperienza sufficiente per coltivare canapa di qualità. Come si fa in Canada insomma.
Il capo del DPA Serpelloni etichetta una riflessione in questi termini come un ritorno al medioevo: “Farmaci e terapie controllate devono essere date gratuitamente ai malati, non piante e prodotti vegetali non controllati e autoprescritti o autodosati”. Anche la Corte di Appello de L'Aquila, che ha condannato Fabrizio (in nome del popolo italiano) si esprime in maniera non dissimile:“ Comunque, l'imputato, se ne avesse avuto bisogno, doveva seguire le direttive mediche e curarsi con i farmaci che gli consigliavano i sanitari e non ricorrere a cure fai da te, con sostanze proibite, di cui non è affatto provata la portata terapeutica (dosi, ecc).”
Purtroppo il medioevo c'è nella nostra Italia ed è l'oscurantismo moralizzante che ci tiene sotto una campana di vetro nociva e reazionaria. Una campana che ci vieta di comprendere come gli altri stati affrontano la medesima questione di salute pubblica. E poi è così medievale il restituire al paziente il potere sul come curarsi? Carlos Rafael Esposito non ne è per niente convinto.