Il flop dell’Intergruppo

Soft Secrets
28 Sep 2017
Lo scorso 26 luglio è stato ufficialmente celebrato il funerale del disegno di legge dell’Intergruppo parlamentare. Non ce l’hanno fatta nemmeno con lo stralcio delle norme sull’autocoltivazione. Partito Democratico, Lega, Forza Italia e Nuovo Centro Destra hanno deciso – insieme – di affossare definitivamente la proposta di legge per la legalizzazione della cannabis in Italia. La notizia non ci coglie purtroppo di sorpresa. Già sulla scorsa copertina avevamo indicato come il testo, allora al vaglio delle commissioni riunite Giustizia e Affari Sociali, sarebbe stato pesantemente ridimensionato, soprattutto da parte di quegli oltre 100 deputati PD che inizialmente avevano sottoscritto la proposta di Benedetto Della Vedova. Quello che, stando all’agenda parlamentare, sarà votato ai primi di settembre è infatti un disegno di legge esclusivamente circoscritto all’uso medico, limitato e molto lontano dalla discussione pubblica di questi anni e dalle esperienze concrete ormai diffuse e collaudate nel mondo. Il flop dell’Intergruppo Di legalizzazione, quella stessa che dava il nome allo stesso Intergruppo, non si è quindi voluto minimamente discutere: dopo l’opposizione di 2000 emendamenti e lo stallo di un anno nelle Commissioni riunite, il meglio che la politica italiana è stata in grado di fare sul tema cannabis è stato un semplice aggiornamento della legge sull’utilizzo medico, approvata 10 anni fa. Potrete trovare il dettaglio del testo a pagina 10. A pesare fortemente sull’esito di questo iter parlamentare durato 3 anni, pare siano state le imminenti elezioni politiche. Il 2018 è l’anno in cui si sceglierà il nuovo governo e, tra le fila dei governanti in carica, il mantra rimane quello delle “questioni di maggiore priorità”. Per chi ancora nutrisse dubbi, è chiaro che per il PD la regolamentazione della cannabis non è chiaramente una di queste. Poco importa che legalizzare non sia un capriccio ma un’urgenza: per fronteggiare la criminalità organizzata, per svuotare carceri sovraffollate da poveri diavoli colpevoli solo di aver coltivato qualche pianta, per sbloccare una giustizia forzatamente costretta ad occuparsi di un problema che essa stessa ha definito risolvibile facilmente con la legalizzazione dell’uso ludico. Archiviata dunque la parentesi bipartisan dell’Intergruppo, sul tavolo rimane la proposta dei Radicali e di alcune associazioni antiproibizioniste per una legge di iniziativa popolare. Più di 70.000 firme sono già state raccolte e, data la natura del testo, la proposta probabilmente sopravvivrà alla fine dell’attuale legislatura. Le chances che una legge di iniziativa popolare venga effettivamente discussa sono però storicamente poche e con l’affossamento del ddl dell’Intergruppo, la sensazione è che l’Italia abbia sprecato l’unico vero colpo che aveva in canna per regolamentare l’uso e la produzione di cannabis. Si è preferito sparare a salve, ignorando una grossa fetta della società civile e lasciando nell’illegalità una pianta che il mondo ha cominciato a riscoprire ma che nel nostro paese, per puro pregiudizio e forse anche per freddo calcolo, si preferisce far rimanere proibita. di Giovanna Dark
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