Il caso Cinquini

Soft Secrets
17 Sep 2013

Si moltiplicano gli appelli per la liberazione del medico arrestato


Si moltiplicano gli appelli per la liberazione del medico arrestato

Al premio Satira Politica lanciato un appello per la sua liberazione.

È in carcere dal luglio scorso in attesa del processo fissato il 26 settembre dopo l'arresto da parte dei carabinieri per produzione, coltivazione e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, il medico 50enne di Pietrasanta Fabrizio Cinquini, che da anni si batte per la diffusione e l'ampliamento dell'uso terapeutico della cannabis.

In occasione della consegna dei premi di Satira Politica a Forte dei Marmi è stato fatto un appello, come ha riportato Il Tirreno del 16 settembre, per la sua liberazione: «Cinquini libero» hanno chiesto i fratelli Emmanuel e Fabrizio Vegliona, che sono stati fra i premiati per la loro satira sul web.

NEL SUO GIARDINO 277 PIANTE DI CANAPA. Cinquini ha fatto uno sciopero della fame nel carcere di San Giorgio a Lucca, poi è stato trasferito all'ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo Fiorentino e da qui di nuovo nel penitenziario lucchese. Due mesi fa i carabinieri avevano nel giardino della sua abitazione 277 piante di canapa, ma in precedenza il medico aveva avuto altre disavventure con la giustizia per le sue convinzioni sull'uso terapeutico della cannabis, non consentito dalla legge.


«LEGGE PRONTA, MANCA IL REGOLAMENTO». Il consigliere regionale Mauro Romanelli, del Gruppo misto, ha affermato in merito alla vicenda: «A un anno dall'approvazione della legge toscana sulla cannabis terapeutica ancora manca il relativo regolamento di attuazione. La Giunta regionale ha promesso che entro fine settembre il regolamento dovrebbe essere discusso.


Sarebbe un segnale politico importante, anche nei confronti del dottor Cinquini, per dire che le istituzioni non criminalizzano e sono aperte all'uso terapeutico della cannabis e la coltivazione a uso medico personale», e ha aggiunto che «una persona andrebbe giudicata se ha fatto del male e non viceversa, e per capire il buon operato di Cinquini basterebbe chiedere ai suoi pazienti se hanno ottenuto dei benefici come loro stessi dicono».


Già nei giorni scorsi Romanelli aveva inviato una nota in cui sottolineava il suo «senso di amarezza per il fatto che un medico, che per lo zelo e la passione nello svolgere la sua missione, ovvero di fare qualsiasi cosa a favore del paziente, trovi successo e riconoscimento fuori confine, e qui addirittura viene ricompensato con la galera e con l'accertamento in psichiatria criminale».
Lunedì, 16 Settembre 2013

 

Fonte: Lettera43

 

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