Fullgas! - Riposa in pace Franco
La comunità cannabica mondiale piange uno dei protagonisti più significativi degli ultimi 15 anni. Purtroppo ad inizio 2017 è venuto a mancare Franco Loja, conosciuto dalle masse come l’head breeder di Greenhouse seeds o l’inventore dei documentari Strain Hunters, ucciso dallo stesso male per cui cercava una cura a base di CBD. Mentre era in Congo a sviluppare genotipi di Landrace, sativa africana da utilizzare terapeuticamente, ha contratto la malaria che in pochi giorni l’ha sfinito e portato via dall’affetto dei suoi cari. Ma la comunità cannabica italiana è ancora più triste perché Franco era italiano ed era un baluardo dell’italianità nel mondo: sono centinaia di migliaia gli italiani che possono affermare di averlo conosciuto e di averci fumato assieme perché, oltre che essere un gran manager di una multinazionale, era anche un gran uomo: nella sua originalità era sempre coi piedi per terra, sempre a suo agio in qualsiasi contesto, sempre disponibile a scambiare due chiacchiere con chi lo riconosceva per strada. Io ho avuto il privilegio (perché credo sia stato uno degli incontri migliori nella mia vita) di conoscerlo intimamente e vorrei avere cento pagine per poter riportare tutti gli aneddoti che ricordo: meglio di mille parole possono aiutare a comprendere la grandezza del vuoto che ha lasciato.
Franco nacque in Italia nel 1976, ma della sua vita da giovane vi sono poche notizie perché per tutti è diventato “Franco” da manager di Greenhouse. Effettivamente si dedicava al suo lavoro con passione e dedizione: cominciò come dealer al coffee shop ad Amsterdam e fece carriera nella ditta passando ad essere un grower e poi un manager. In 15 anni è passato da essere un dealer appassionato d’erba a gestire un intero ramo aziendale dedito al breeding ed alla vendita di sementi senza mai perder la testa, ricordandosi da dove veniva e chi erano i suoi amici. Sono tantissimi infatti coloro che ricordano una canna fumata con Franco, un grande uomo con una passione vera per la cannabis. In un mondo come quello cannabico, diviso tra tolleranza e criminalità, i rapporti sono spesso grigi, le persone non si espongono e tutto è coperto da un alone di riservatezza. Franco invece riusciva ad esser sempre lui, sempre col sorriso e belle parole per tutti, fosse la domenica mattina della Cannabis Cup o una notte a caso infrasettimanale, era sempre disponibile per chiunque, un cannone in compagnia offerto dalla casa, due foto e via come ripeteva sempre: Fullgas! A cento all’ora verso la prossima meta. Da manager responsabile di una seedbank ci ha regalato preziose genetiche, tra tutte ricordiamo la Super Lemon Haze che non ha certo bisogno di descrizione, ed ha potuto sviluppare le sue idee per il mondo cannabico. Ad esempio i documentari Strain Hunters sono una sua idea, sviluppata in collaborazione con Arjan il proprietario e presidente di Greenhouse. Addirittura Vice è andata in Colombia con la troupe di Strain Hunters per filmare e riportare la loro missione di salvaguardia delle varietà autoctone. L’indubbia utilità dei loro documentari, spesso molto criticati, è parte della grande macchina Greenhouse che, nonostante tutto, ha mantenuto per anni la cannabis libera come sua missione ed ha contribuito enormemente alla diffusione della cultura cannabica.
Ovviamente un meccanismo così grosso non è esente da critiche, alcune più sincere ed altre palesemente dettate dall’invidia: nonostante tutto, l’opera di normalizzazione della cannabis compiuta da Franco e dai suoi colleghi rimane secondo me il più grande lascito di cui oggi possiamo godere. Anche mia zia ha visto il documentario di Vice su Strain Hunter Colombia ed è stata in un coffee shop olandese, non appartiene alla comunità cannabica ma la zia Rosina di sicuro voterebbe sì alla legalizzazione.
Franco è stato un gran lavoratore, ha sempre dedicato i suoi sforzi ai suoi figli. Ha avuto grandi possibilità e le ha sapute sfruttare credendoci quando ancora non vi erano certezze. Le sue scommesse sono risultate previsioni veritiere su un futuro cannabico che ha contribuito a creare, regalandoci genetiche e normalizzando il mondo della cannabis. Sapeva valutare un’erba annusandola ed era diplomatico nelle sue osservazioni con i growers perché rispettava anche il più modesto appassionato. Franco era anche uno scrittore cannabico, un giornalista ed un attivista antiproibizionista: scriveva articoli, rilasciava interviste, teneva conferenze e quando richiesto anche consulenze sulla sua passione. Franco era anche un uomo, non si sentiva migliore di nessuno perché era fratello di tutti e semplicemente era un grande uomo. Con una marcia in più riusciva a lavorare 24 ore al giorno, seguire la sua famiglia e aveva ancora tempo e voglia di rilassarsi fumandone una di Cheese, tirando in mezzo chiunque volesse parlargli, e con chiunque intendo veramente chiunque!
Mancherà a tutta la comunità cannabica mondiale un gran protagonista e mancherà a chi non ha potuto conoscerlo di persona, perché a noi già manca l’uragano di energia, passione, umanità e professionalità che era il grande Franco.
di CBG
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