Fine fioritura e post-raccolto
Estrazione
Estrazione
Siamo a settembre e la canapa è quasi a fine fioritura. Manca pochissimo e già bisogna avere ben in mente cosa fare dopo il taglio. Le operazioni post taglio sono cruciali per non compromettere mesi di sforzo e di attenzioni costanti. La miglior canapa lasciata essiccare al sole o in un ambiente fortemente odoroso può perdere il suo aroma improvvisamente. Vediamo come sfruttare appieno le infiorescenze cresciute e come non perdere nessun tricoma.
Innanzitutto va controllato il momento esatto di maturazione dei tricomi ghiandolari con l'ausilio di una lente: inizialmente saranno trasparenti per poi divenire opachi e poi ambrati in tarda maturazione. Il taglio andrebbe effettuato quando la metà dei tricomi sono opachi, se si vuole invece un prodotto dall'effetto meno mentale e più fisico sarà meglio aspettare una settimana in più affinché la maggioranza dei tricomi non saranno ambrati. L'ambratura è data dall'ossidazione dei cannabinoidi ad opera dell'ossigeno atmosferico.
Tagliata la pianta andranno rimosse le foglie, avendo cura di lasciare solo poche di esse a coprire le infiorescenze e a rallentarne l'asciugatura. Le foglie manterranno il giusto tenore di umidità attorno alle cime evitando improvvisi sbalzi di umidità che potrebbero portare all'essicagione eccessiva ed alla perdita di sapore ed aromi. Le piante tagliate andranno appese in un ambiente secco, buio e senza forti odori ad essiccare per circa 15 giorni.
Dopo due settimane le infiorescenze possono essere ripulite dalle foglie in eccesso e stipate in un contenitore di vetro, col tappo ancora aperto e ovviamente in un ambiente privo di forti odori e al riparo da fonti di luce. Una volta nel contenitore di vetro andranno attesi pochi giorni prima di poterle sigillare, nel caso vi siano residui di umidità pericolosi in quanto atti alla creazione di muffe.
Le infiorescenze ora secche possono essere degustate. Le foglie con tracce di resina non andranno gettate, anzi sono utili per incrementare la resa di estrazione. Le foglie e le cime piccole che non si desidera fumare, ma anche le cime grandi se non si adora fumare erba, sono la materia prima per le gustose estrazioni. Come in Marocco si possono battere a secco, su un setaccio che può essere una maglia di Ice-O-Lator ben tesa su una superficie liscia e pulita. Dopo due minuti di battitura si sarà radunata una polverina ambrata, composta da globi dei tricomi ghiandolari e piccoli residui vegetali.
Questa polverina è fumo in polvere che dopo una compattatura con le dita avrà l'aspetto dell'hashish di alta qualità, quindi un colore marrone e una tessitura cerosa morbida. Se si ha lavorato bene, il sapore del prodotto ottenuto, sarà un concentrato intenso del sapore dei fiori di partenza. Una decina di anni fa o poco più divenne famoso il fumo estratto in acqua, il così conosciuto Ice-O-Lator. Molti puristi si schierarono contro il passaggio in acqua, a causa della rimozione degli idrosoluti operata proprio dal passaggio in acqua. In realtà è un sistema meno invasivo della battitura a secco, perciò l' Ice-O-Lator è una lavorazione molto valida ed è stata rivalutata in questi anni.
Da entrambe le estrazioni si possono ottenere teste di tricomi interi che possono passare alla fase di ri-filtrazione. La ri-filtrazione è la tecnica che produce il Dry-Sift (o Dry-Sieve) cioè il fumo più puro in assoluto: solo globi di tricomi ghiandolari. Sostanzialmente si prende la polvere ottenuta e si passa attraverso un setaccio, in modo da lasciar cadere solo la frazione più piccola formata da gambi di tricomi ed altri inquinanti. Si raccoglie solo la parte che rimane sul setaccio e sarà il fumo più puro in assoluto.
Esistono anche delle estrazioni tramite solvente e sono comode per estrarre la quasi totalità dei tricomi: se non si conosce come operare le tecniche sopra descritte, esistono le estrazioni con solvente. Nonostante la pericolosità di lavorare con solventi pericolosi, in quanto infiammabili, si può estrarre la resina senza grandi conoscenze. L'unico inconveniente delle estrazioni con solvente è la difficoltà di pulire l'estrazione dai residui di solvente. I solventi utilizzati – a parte il già conosciuto alcool etilico – sono: metanolo, butano, cicloesano ed etere dimetilico. Nei grow shop vendono differenti apparecchiature per l'estrazione con solvente, ma soprattutto per purgarne fuori i residui.
Il materiale ottenuto ha un punto di solubilità bassissimo, fonde a 30 gradi circa e alla temperatura corporea non è solido. Un trucco per maneggiare queste estrazioni è di metterle in freezer prima di toccarle, così da poterle anche agevolmente staccare dal contenitore. Sospendete la fertilizzazione nelle ultime settimane e preparatevi ad essiccare ed estrarre prodotti di qualità notevolmente superiore a quella del mercato nero.
Spero di aver rischiarato le idee in attesa del raccolto, buona fine fioritura e ricordatevi che siete solo a metà dell'opera!