Fate 31!

Exitable
22 Sep 2015

Siamo arrivati finalmente ad uno spartiacque. In Parlamento abbiamo deputati e senatori che propongono la legalizzazione della canapa e non è finalmente un sogno, è solo il loro lavoro: comprendere quello che la società domanda ed eseguire, mettendoci al passo coi tempi che corrono. 


Siamo arrivati finalmente ad uno spartiacque. In Parlamento abbiamo deputati e senatori che propongono la legalizzazione della canapa e non è finalmente un sogno, è solo il loro lavoro: comprendere quello che la società domanda ed eseguire, mettendoci al passo coi tempi che corrono. 

Siamo arrivati finalmente ad uno spartiacque. In Parlamento abbiamo deputati e senatori che propongono la legalizzazione della canapa e non è finalmente un sogno, è solo il loro lavoro: comprendere quello che la società domanda ed eseguire, mettendoci al passo coi tempi che corrono.

Sono anni che su queste colonne spieghiamo il perché ed il percome di una situazione la cui ipocrisia non potrà più essere tollerata, il buon senso, il pragmatismo hanno il sopravvento quando si sceglie di stare al timone senza ascoltare le sirene, ma dirigendo la propria attenzione la dove le stelle dicono terra. E se Benedetto della Vedova si chiama Benedetto un motivo ci sarà a quanto pare.

Aver convogliato sul filar dell’estate un gruppo non trascurabile di politici interessati a regolare la distribuzione e produzione di canapa è meritevole, noi siamo sicuramente i primi sostenitori di un nuovo percorso legislativo che rimetta questa lodevole pianta al posto che gli spetta in seno al nostro amato paese. La canapa, tutti i nostri lettori lo sanno, è stata sino alla seconda guerra mondiale uno dei principali prodotti dell’agricoltura nostrana, che durante innumerevoli secoli ha approfittato delle sue qualità per ottenere prodotti artigianali finiti di altissimi qualità. Adesso è il momento che torni al suo posto.

Di seguito un breve riassunto degli aspetti più interessanti e alcune riflessioni per migliorare la proposta, una proposta di legge, comunque coraggiosa, che prevede innanzitutto tre livelli di produzione: l’autoproduzione sino a 5 piante (ovviamente vietata la vendita del raccolto) in seguito alla comunicazione dell’inizio attività all’Ufficio regionale dei Monopoli competente per territorio. I dati trasmessi saranno inseriti tra i “dati sensibili” del Codice Privacy (opinioni politiche, tendenze sessuali, stato di salute…), e non potranno essere né acquisiti, né diffusi per finalità diverse da quelle previste dalla procedura di comunicazione. Oltre alla produzione a casa propria, si parla di Cannabis Social club, sul modello spagnolo, di produzione condivisa e di distribuzione all’interno di un circuito chiuso con un numero di soci massimo di 50 persone limite, che circoscrive l’attività di produzione a cifre reali e che sembra aver compreso le difficoltà di “approvvigionamento parallelo” che molti CSC spagnoli devono affrontare quando i loro iscritti diventano svariate centinaia. Infine, vendita al dettaglio in negozi dedicati forniti di licenza del Monopolio, della quale si possono munire anche privati e non solo enti statali.

Questi tre livelli di produzione non elimineranno magicamente il mercato nero, che continuerà ad avere interesse nella distribuzione di cannabis (posso già immaginare ad un prezzo più basso) ma certamente eroderanno un bacino di utenza che sino ad oggi è stato gestito in totale esclusività dagli attori interessati a questo commercio e porterà i consumatori a scegliere se preferire spendere meno per un prodotto illegale o spendere un po' di più per un prodotto legale. La differenza, già lo sappiamo, sarà nella qualità dello stesso, ma lasciare la possibilità a chi vuole di continuare a sostenere le piazze di spaccio, non è in nessuna maniera comparabile a lasciare a queste ultime il monopolio della vendita come succede oggi. Diciamo che i puntini sono sulla lettera giusta e il mercato si abituerà velocemente alla novità.

Un altro aspetto fondamentale, senza il quale non credo di poter sostenere un qualunque percorso di legalizzazione, è quello riservato alla prevenzione: nella proposta il 5% del totale annuo dei ricavi saranno destinati al finanziamento dei progetti del Fondo nazionale di intervento per la lotta alla droga, insieme ai proventi delle sanzioni amministrative che saranno destinati interamente ad interventi informativi, educativi, preventivi, curativi e riabilitativi, realizzati dalle istituzioni scolastiche e sanitarie e rivolti a consumatori di droghe e tossicodipendenti. Io, per non sbagliare, suggerirei di innalzare la percentuale destinata alla prevenzione al 10% e di istituire una regia centrale con ramificazioni locali a livello di Provveditorato allo studio dove si possano favorire le iniziative culturali più meritevoli che si inseriscono in questo solco, quello di preparare i cittadini di domani, ancora minorenni, alla legalizzazione di oggi.

In ultimo una nota dolente che credo giusto rimarcare per rendere la legge davvero frutto di un nuovo modo di intendere la relazione fra cittadino e consumo. Sono rammaricato del fatto che si preveda il divieto di consumare cannabis in luoghi pubblici. Che tipo di obbiettivo ha il legislatore? Forse è interdetto il consumo di alcol o tabacco di fronte a una scuola? Credo sia doveroso aggiustare il tiro su questo aspetto. Se decidiamo di legalizzare significa che siamo d’accordo di avere a che fare con una sostanza come minimo pericolosa come l’alcool e le sigarette, quindi che venga trattata alla loro stessa stregua.

Insomma noi a Soft Secrets abbiamo sempre fumato dovunque e ci sembrerebbe davvero paradossale ci venisse proibito proprio mentre la cannabis sarà restituita alla società italiana.

E
Exitable